Cosa c'è dietro alla nuova campagna di Paddy Power e Huddersfield Town?
Molti ci sono cascati, altri per fortuna no: la nuova maglia dei Terriers è un fake, ma nasconde una storia complessa
17 Luglio 2019
A pochi giorni dalla presentazione del nuovo logo, torniamo a parlare dell'Huddersfield Town: questa mattina la squadra inglese che è recentemente retrocessa dalla Premier League e che giocherà la prossima stagione in Championship ha svelato l'Home kit 2019/2020, tra lo stupore generale. Le immagini della nuova maglia hanno infatti subito fatto il giro del mondo: oltre alle tradizionali righe verticali bianche e blu, la divisa presenta una gigante banda trasversale in cui appare il nome del main sponsor, la nota compagnia di scommesse online Paddy Power.
Già già qualche giorno la società irlandese fa aveva rilasciato questo video molto simpatico in cui, in tutta sincerità, confessava la mancanza di spunti originali da utilizzare per una campagna pubblicitaria che riguardasse la squadra inglese.
Le dimensioni e ma soprattutto il perché dell'inserimento di una fascia così grande hanno insospettito molti (tifosi, semplici appassionati e addetti ai lavori), mentre qualcuno ha tranquillamente creduto che la maglia fosse davvero quella con cui l'Huddersfield giocherà il prossimo campionato. Niente di tutto ciò, visto che la divisa in questione non solo è un evidente fake, ma anche una notevole trovata di marketing. Un grandissimo indizio, d'altronde, era già stato dato indirettamente da Umbro, lo sponsor tecnico che né sul proprio sito né sui propri account aveva rilasciato annunci a riguardo. Ma l'episodio di oggi in realtà non equivale ad una semplice trovata per attirare l'attenzione, ma ci fa riflettere su alcune questioni mai così attuali.
In case you didn't notice: this is a prank by PP / Huddersfield to promote their new sponsorship. Expect the 'real' kit (same design, different sponsor patch) to be unveiled shortly.
— Footy Headlines (@Footy_Headlines) 17 luglio 2019
Muchachos, están trolleando. No es el kit oficial. pic.twitter.com/GOIkJxmlkf
— Lacasaca (@LaCasacaBlog) 17 luglio 2019
Quello tra i grandi colossi di scommesse online, quelli che spesso vengono racchiusi dal popolarissimo termine bookmakers, e i club anglosassoni è un rapporto che stagione dopo stagione si è fatto sempre più fitto. L'anno scorso, ad esempio, Sky Bet è stato lo sponsor dei tre campionati più importanti del calcio inglese e circa il 60% delle squadre di prima e seconda serie erano sponsorizzate da società di betting o casino online: il West Ham da Betway, l'Everton e l'Hull City da SportPesa, il Fulham da Dafabet, addirittura cinque club di Championship (Aston Villa, Derby County, Leeds United, Middlesbrough e Preston) da 32Red. Più che un normale rapporto, l'industria del gioco d'azzardo ha causato un serio problema sociale, visto che le elevatissime cifre degli introiti, tra le maggiori fonti di sostentamento del calcio british, hanno fatto schizzare alle stelle i numeri di persone afflitte da dipendenza dal gioco (se ne contano circa 430.000 secondo una stima della Gambling Commission). Insomma, un chiaro caso di 'cane che si morde la coda'. Quel che è certo è che tra i pochi provvedimenti presi negli ultimi anni c'è stato quello di vietare ai club di utilizzare loghi di bookmakers su magliette replica per bambini. Vista la situazione attuale, ecco un validissimo motivo per cui sembra praticamente impossibile che a Paddy Power possa essere permessa una mossa del genere.
Un secondo aspetto da considerare è quello legato alla regolamentazione della Football Association, che non permette che i badge degli sponsor possano prendere il sopravvento sulle maglie, nel disperato tentativo di mantenere le regole tradizionali: le misure sono indicate espressamente ed escludono categoricamente che possa essere presa in considerazione una banda come quella di Paddy Power, che renderebbe la maglia 100% illegale. Di verosimile c'è solo la possibilità che il club giochi in maniera legittima solamente l'amichevole contro il Rochdale, proprio perché un gara non ufficiale.
E' altrettanto vero che le maglie da gioco stanno prendendo una direzione ben precisa, sempre più distante dai canoni del gusto e della purezza e sempre più vicina ai richiami economici. Le maglie 'vergini' senza alcuno sponsor sono ormai un ricordo lontano, e al contrario negli ultimi anni c'è stata una ricerca costante di spazi liberi da poter vendere al miglior offerente, rendendo dunque la divisa da gioco un terreno per fare affari: dopo aver riempito anche il retro, sopra o sotto i numeri, molti grandi club (e tra questi, praticamente tutti i club di Premier League) hanno recentemente sperimentato gli sleeve sponsor, ovvero quelli da piazzare sulle maniche. Una trovata che ha scatenato un enorme giro di soldi (l'Arsenal ha addirittura stretto una rischiosa partnership con il governo del Rwanda), e alla quale molto probabilmente nessuno rinuncerà, nemmeno in Italia dove è stato recentemente regolamentato. Pertanto, se è vero che l'operazione dell'Huddersfield assomiglia molto a un disperato tentativo di vendersi al diavolo, anche per riscattare una stagione, la scorsa, davvero pessima da ogni punto di vista, non è affatto improbabile che nei prossimi anni vedremo sempre più spesso creazioni tipo il prototipo della maglia fake dell'Huddersfield, un po' come avevamo già immaginato in un vecchio articolo apparso sul nostro magazine riguardante la maglia del futuro, in cui sponsor oversize prenderanno sempre più la scena a discapito degli elementi tradizionali delle maglie.