Football charme: Le Ballon FC
Abbiamo intervistato il fondatore della lega più bella del mondo
28 Febbraio 2017
Non è facile riuscire a spiegare in maniera sintetica cos’è Le Ballon FC. Proprio per questo ci siamo affidati alle parole del suo fondatore, Jack Whelan, che ci ha raccontato tutto, ma proprio, tutto quello che dovete sapere sulla lega più bella del mondo. Un viaggio affascinante tra tradizione e modernismo.
Ciao Jack, prima di tutto grazie per la disponibilità. Vorrei cominciare con una semplice domanda, che in realtà è quella che nasconde più insidie: cos’è Le Ballon?
Le Ballon è prima di tutto la nostra interpretazione del calcio. Non è una “Cultura del Calcio Moderno”, qualsiasi cosa questo voglia significare. Non saprei davvero dirti cosa significhi, onestamente! Fondamentalmente noi siamo nati come un bar nel 2014, perché non c’era un posto dove poter guardare la Coppa del Mondo in Brasile. Parigi non è una città che ha il guardare la partita al pub nella sua indole – non come l’Inghilterra almeno. Abbiamo fondato il bar, e l’abbiamo costruito a nostra immagine Non l’abbiamo presa neanche troppo seriamente all’inizio, non volevamo ci fosse una atmosfera troppo “aggressiva” all’interno del pub. Con un po’ di fortuna il nostro progetto ha funzionato, si è evoluto e le persone hanno apprezzato. Avevamo un tocco e un design che trasmetteva passione e faceva capire alle persone che dall’altra parte c’era qualcuno che conosceva davvero il gioco. Per quelli invece più estranei, erano attratti dal tocco fashion, il party di lancio con Colette, gli show durante la fashion week eccetera. Questo significa che il pubblico era composto in buona parte da persone attente alla moda, alla mano e disposte ad imparare cose sul calcio. C’erano persone che cantavano, venivano tante ragazze, e addirittura persone che si fermavano fuori dal locale in macchina per guardare dentro attraverso lo schermo. Da lì Le Ballon è diventata una agenzia (NUTMAG) che lavora nel fashion e nello sport, una lega di calcio, una pop-up gallery di arte, una serie di serate e un brand. Sfortunatamente, l’unica cosa che non siamo più è un bar. Abbiamo dovuto venderlo perché non avevamo tempo e modo di mandarlo avanti. Credo quindi che la risposta più appropriata sia: Le Ballon è come il calcio dovrebbe essere. È non prendere tutto troppo sul serio, divertirti con i tuoi amici, goderti l’estetica del calcio, la musica, la cultura, le shirt. Le Ballon è amore per tutto quello che circonda il calcio. Tranne che per i rigori con l’esitazione, non riusciamo proprio a farceli piacere.
Quando avete cominciato a pensare di fondare una era e propria lega di calcio?
Abbiamo cominciato a pensare alla lega non appena abbiamo aperto il bar. Una volta conclusasi la Coppa del Mondo, abbiamo cominciato a rendere Le Ballon reale. Volevamo si giocasse il “pub football”, come succede in Inghilterra. Sfortunatamente gli altri club non erano interessati. Cosi ci siamo guardati intorno, a progetti simili al nostro intorno al mondo. Squadre come i Gastown FC, Chinatown Soccer Club, Nowhere FC, sono state di grande ispirazione, così come tornei come la Fantastic Cup di New York. Abbiamo pensato poi di avere una crew abbastanza grande tra i clienti abituali del bar. Avevano tutti delle vite interessanti, nel campo della moda, del fashion, dell’informazione, arte eccetera, e quindi che avevamo un grande potenziale creativo a disposizione. Abbiamo lavorato quindi a stretto contatto con i capitani per rivedere il formato della lega e sottoporre l’idea a pochi, selezionati, brand. Siamo stati bravi e fortunati ad entrare in contatto con un grande brand che ci ha permesso di mettere in pratica il progetto. Per delineare una timeline: il progetto è stato forse ideato nel 2014, abbiamo ricevuto no da chiunque nel 2014, modificato l’idea ad ottobre e giocato il primo match a Clairefontaine a gennaio del 2015. È successo tutto molto velocemente.
Quanto è importante l’estetica in Le Ballon? Tutte le squadre sembrano essere molto attente ai loro look e all’elemento “stile” del gioco…
Sì, l’estetica è molto importante per noi. Sapevamo che senza la giusta apparenza, senza giocare quella carta, non saremmo stati in grado di agganciare gli sponsor e un certo tipo di ambiente (tipo il vostro) non si sarebbe interessato a noi. Volevamo creare la miglior lega del mondo, non semplicemente quella di amatori che si sfidano ogni settimana alle porte di Parigi. Credo sinceramente che siamo riusciti nell’impresa, e gran parte del merito è di ogni singolo giocatore, che ci ha messo del proprio per riuscire a far parte del fashion-football-game. Anche i fotografi sono stati importanti per noi. Non volevamo utilizzare dei fotografi di calcio per le nostre partite, ma piuttosto fare affidamento su fotografi di moda, sport estremi, architettura e quindi comunicare una estetica completamente diversa. Molti di loro inizialmente non erano entusiasti dell’idea, ma una volta spiegato il progetto, dettogli che non avevano paletti e che erano di liberi di creare, hanno accetto e il risultato è stato favoloso. I kit invece cambiano ogni anni, e lasciamo essenzialmente i team liberi di decidere. Super-visioniamo tutto e li aiutiamo, ma non c’è limite o restrizione a quello che possono realizzare. Per loro è bello essere liberi, per noi è grandioso perché possiamo fare affidamento su persone estremamente creative.
Come si può entrare a far parte di Le Ballon?
Sfortunatamente LBFC è una lega chiusa. Non possiamo avere più di 8 squadre per problemi logistici. Tuttavia, se qualche multinazionale vuole farsi avanti, sarei contento di espandere il progetto! Venderei la mia anima perché accadesse (ride). Abbiamo avuto centinaia di richieste di adesioni alla lega, ma abbiamo dovuto declinarle. Quest’anno abbiamo un nuovo team, i Glory Hunters FC che hanno rimpiazzato i Paname Patriots. I Patriots hanno avuto un anno davvero pieno, hanno appena vinto il Super Bowl (ride).
In che condizione versa il calcio amatoriale a Parigi?
Il calcio amatoriale a Parigi è in ottima forma. Sfortunatamente non posso parlare per il resto del paese, ma la capitale è in buono stato. Gioco tre volte a settimana con un team del 17esimo arrondissement che è ben organizzato, professionale e pieno di qualità. L’unico problema è che i campi sono tutti fuori Parigi, e questo richiede un bel dispendio di tempo.
Il calcio sta vivendo uno dei suoi periodi di massima apertura alla moda. Perché secondo te sta succedendo?
Il fashion e il calcio sono diventanti intrinsecamente collegati, è vero. Lo sportswear si è diffuso in maniera capillare negli ultimi anni, quindi è stato naturale per il calcio seguire la scia. Le case di moda hanno cominciato a utilizzare codici estetici da sempre collegati all’atletica, fibre e tagli tecnici da un po’, quindi credo che lo sport continuerà ad espandersi in quel settore. Ci sono tuttavia degli aspetti della faccenda di cui non sono molto contento – come ad esempio le release di colori diversi ogni 12 secondi, anche se se c’è gente che le compra, perché non farlo?
Altro aspetto da considerare è che la musica più popolare in questi giorni, il grime, l’hip hop, nasce proprio in strada e ben si adatta allo streetwear e allo sportswear. E poi ci sono gli atleti, che si sono trasformati in veri e proprio brand, basti pensare a Paul Pogba. I ragazzini vogliono essere come lui, e adidas è bravissima a costruirgli tutto un immaginario attorno. È una mossa molto furba, ma che non mi piace poi troppo. Lo trovo sinistro e un poco sentimentale.
Siete stati a Clairefontaine, e posso solo immaginare l’emozione. Che esperienza è stata?
Sì, quella è stata una esperienza incredibile, specialmente durante la prima volta. Il primo incontro della prima stagione di LBFL si è svolto lì, nel tempio del calcio francese, casa della FFF e del CNF. È stato bellissimo. Ha anche rispecchiato molto la nostra visione, perché volevamo in tutti i modi cominciare con il botto, e quale modo migliore che trasportare più di 100 persone nel posto dei loro sogni? Considerando che non si può in alcun modo comprare o affittare uno spazio a CNF, devi solo essere invitato. Con l’aiuto di qualche contatto e della FFF abbiamo ottenuto quell’invito e siamo stati in grado di cambiarci nei loro spogliatoi e di portare tutta la nostra crew lì, giocare in un campo incredibile ed entrare nello “chateau” (un posto dove non si è ammessi se prima non si indossano integralmente i colori francesi). Tutti i giocatori di Le Ballon sembravano dei bambini al giorno di Natale, è stata una giornata indimenticabile.
Com’è cambiata la lega nelle ultime due stagioni?
La lega è cambiata molto. Ha partire dai kit: tutto ora è fatto su misura, le patch delle squadre sono disegnate con Avery Dennison nei minimi dettagli, una opportunità che siamo molto onorati di aver avuto. Quest’anno ProDirect Soccer realizzato 6 delle 8 uniformi delle squadre, in un processo che ha visto diversi materiali utilizzati. Gli altri due invece sono realizzati da Puma su apposta per Le Ballon, un qualcosa di incredibile. Pensare che normalmente producono 25mila shirt all’anno, e questa volta si sono dedicati a 25 completi solo per noi…
Abbiamo cambiato anche la nostra casa, che non è più nel centro di Parigi, al Paris Alesia, con il quale continuiamo ad avere un bel rapporto. Ora siamo nel nord-est della città, nella casa del calcio parigino dei Red Star FC e allo Stade Bauer. Lo stadio ha più di 100 anni di storia, e trasuda passione da ogni singolo centimetro. È bellissimo essere qui.
Il grande cambiamento tuttavia di questo anno è stata la mancanza di un equipment partner, che se dal lato economico un po’ ha pesato, dal punto di vista dei kit è stato sicuramente un vantaggio. Non siamo più una lega corporate, ma piuttosto una vera lega di calcio in cui le squadre possono scegliere il loro brand in abase al proprio DNA. Per concludere direi che quest’anno ha dimostrato come la lega può avere una vita propria, che i giocatori sono ancora super-appassionati e amano giocare tutti insieme. Non ci sono più “influencer” quanto piuttosto veri giocatori con veri desideri. Non vedo l’ora di cominciare.