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L'importanza della decisione di Muntari

La nostra presa di posizione nella questione dei cori razzisti rivolti al ghanese

L'importanza della decisione di Muntari  La nostra presa di posizione nella questione dei cori razzisti rivolti al ghanese

Come è stato riportato dalla stragrande maggioranza delle testate giornalistiche nazionali ed internazionali, domenica scorsa a Cagliari, durante la partita di campionato tra Cagliari e Pescara, si è consumato l’ennesimo atto di inciviltà che vede coinvolti noi e i nostri concittadini. Partendo dal presupposto che tutti, o quasi, siamo venuti a conoscenza di quanto successo al Sant’Elia, diventa necessario riflettere su alcuni temi che ci riguardano direttamente e che purtroppo, nonostante gli anni passino e la civiltà avanzi – a quanto si dice -  restano i principali motivi di scontro nel mondo dello sport. In quest’ottica ha voluto fare sentire la propria voce anche l’ONU attraverso l'Alto Commissario per i diritti umani Zeid Ra'ad al-Hussein: quest’ultimo ha invitato la FIFA a prestare maggiore attenzione al persistente problema del razzismo negli stadi; proprio pochi giorni fa infatti, un altro episodio increscioso accaduto in Ucraina, ha visto i tifosi della Dinamo Kiev travestirsi da membri del Ku Klux Klan, facendo suonare nuovamente il campanello d’allarme.

Ricordandoci che solo pochi mesi fa siamo entrati nell’anno 2017, diventa indispensabile sia per le istituzioni sia per i cittadini di ogni paese, trovare un modo chiaro e deciso per emarginare tutti colori i quali pensano ancora che il colore della pelle sia una discriminante. La storia ci ha insegnato che proprio le discriminazioni razziali non hanno fatto altro che portare instabilità in un sistema sociale già iniquo: lo sport, inteso come mezzo di aggregazione e unione, ha creato cospicui esempi positivi di atleti, che nonostante la loro carnagione sono riusciti ad emergere, dimostrando al mondo che con la forza di volontà tutto è possibile.

Ma se è proprio lo sport a diventare il mezzo finale con cui sfogare la propria idiozia, cosa ci resta? E’ inutile nascondere che nonostante la società sia cambiata, le discriminazioni continuano ad esistere. Quello che più rammarica dell’episodio di domenica è che un giocatore, in questo caso Muntari, si è sentito offeso a tal punto da dover abbandonare il campo. Ha perso lui? Ha perso il Pescara? Ha perso il Cagliari? Ha perso l’arbitro? In realtà abbiamo perso tutti, e siamo allo stesso tempo tutti complici di questo ennesimo episodio di razzismo. Senza allontanarci troppo, è sufficiente pensare alla reazione avuta da diversi tifosi nei confronti di De Sciglio o di Nagatomo quando questi hanno sbagliato una giocata in campo.  Nonostante in questi due casi non c’entri il colore della pelle, qual è il diritto che ha un essere umano di insultare un altro essere umano per una semplice giocata sportiva o una prestazione negativa? Suggerimento: lo stipendio di uno sportivo non è da prendere in considerazione come discriminante.



È evidente che il fenomeno del razzismo non sia una tematica riguardante solamente il nostro paese bensì il mondo in generale: tuttavia si ha spesso la sensazione che, soprattutto nei nostri stadi, l’omertà di chi ti sta a fianco prevale sulla voglia di sconfiggere un fenomeno secolare. Ho sempre pensato che l’educazione nasca dal rispetto, perché è proprio dal rispetto verso gli altri che nasce la parità sociale e sportiva: senza di essa saremo, presto o tardi, tutti sconfitti.