L'essenza del numero 10
Oggi è il 45º compleanno di Zinedine Zidane, calciatore che ha incarnato le qualità del ruolo più affascinante del calcio
23 Giugno 2017
Si dice 10, ma si legge Zizou. Si dice fuoriclasse ma si legge Zidane. Perché Zinedine Zidane, in arte Zizou, è la rappresentazione più pura della classe calcistica: difficile utilizzare altri termini per descrivere uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Ci ha fatti innamorare con le sue veroniche, i suoi tocchi vellutati, i suoi assist impossibili e le giocate più inimmaginabili: per informazioni, chiedere a Butt, portiere del Bayer Leverkusen, diventato protagonista a sua insaputa di uno dei gol più belli della storia della Champions League.
Zidane giocatore
Ma Zidane ha rappresentato e continua a rappresentare molto altro: nato a Marsiglia, cresce calcisticamente nel Cannes prima, e nel Bordeaux poi, dove si trasferisce nel 1992. Con i Girondins de Bordeaux conquista il suo primo trofeo nel 1996, vincendo la Coppa Intertoto. Ma è in quello stesso anno che Zizou compie il passo decisivo verso ciò che è ora: la Juventus infatti, lo acquista per una cifra pari a 7,5 miliardi di lire, inserendolo in un organico che poteva già annoverare campioni del calibro di Del Piero, Conte e Vialli su tutti.
A 24 anni entra definitivamente a far parte del calcio che conta: nonostante il franco-algerino abbia sempre sofferto di talassemia benigna, una forma comune nel mediterraneo che comporta un affaticamento sovra-normale durante l’attività fisica, Zidane riesce a conquistare in poco tempo le grazie dei compagni e dei tifosi bianconeri. Il primo anno vince lo Scudetto, la Coppa Intercontinentale e la Supercoppa Europea: purtroppo per lui e la Juventus, perde la finale della Coppa Campioni contro il Borussia Dortmund.
A Torino diventa subito leader ed è proprio la sua anormalità a guidarlo verso la strada del successo. Durante gli anni in bianconero, Zizou stringe amicizia soprattutto con Montero e Davids: mentre col primo diventò famoso per le sue scorribande notturne sia a Torino che a Milano, con il secondo si divertiva a girare la città piemontese sfidando gente sconosciuta in un due contro due dal risultato scontato. Ed è stata proprio l’umanità di Zidane, nel bene e nel male, a renderlo uno dei personaggi sportivi più amati in tutto il mondo: negli anni, il francese ha commesso diversi errori, specialmente in campo, dove il suo agonismo eccessivo lo ha portato più volte a tradire la fiducia dei suoi compagni e dei suoi tifosi.
Nel 2001 si trasferisce al Real Madrid che, per strapparlo alla Juventus, sbora 150 miliardi di lire, rendendolo uno dei giocatori più pagati nella storia del calcio. A Madrid entra a far parte dei “Galacticos” con cui vince subito la Champions League battendo in finale il Bayer Leverkusen. A Madrid vincerà tutto, diventando uno dei giocatori più apprezzati sia dal Presidente Florentino Perez, sia dai tifosi dei blancos. Eppure, nonostante incarni l’essenza del numero 10, la vera stranezza di Zidane è che, al di là della nazionale francese, non indossò mai il 10, complici Del Piero prima e Figo poi: mentre a Torino scelse il numero 21, a Madrid decise di indossare il numero 5.
Zidane allenatore
Nel 2006 decide di appendere le scarpe al chiodo, chiudendo una meravigliosa carriera riuscendo nell’impresa di vincere tutto sia a livello individuale che di squadra: nel 1998 vince sia il Pallone d’Oro sia la Coppa del Mondo con la Francia; nel 2000 conquista l’Europeo battendo in finale proprio l’Italia.
Nel 2009, dopo essersi ritirato dalla scena calcistica per dedicarsi alla famiglia e allo studio, ottiene il patentino di allenatore: in quello stesso anno diventa, per volere di Perez, ambasciatore del Real Madrid. Ma è qualche anno più tardi che prende il via il percorso che lo ha portato negli ultimi due anni a vincere due Champions League ed una Liga: diventa prima il “secondo” di Carlo Ancelotti, conquistando con il Madrid la 'Decima' Champions League nella finale di Lisbona, e poi allenatore del Castilla, la squadra giovanile del Real Madrid. In seguito all’esonero di Rafa Benitez, Zizou si guadagna l’opportunità della vita: ad inizio 2016 gli viene affidata la prima squadra, con cui conquista subito la Champions League dimostrando ancora una volta tutte le sue conoscenze calcistiche. Entra di diritto nella storia, anche perché è il primo allenatore francese a conquistare l’ambito trofeo europeo.
Vien da se riconoscere l’unicità di un campione che negli anni è stato spesso al centro delle critiche a causa dei suoi comportamenti talvolta al di sopra delle righe: nonostante ciò è difficile, se non impossibile, trovare uno sportivo capace in così breve tempo, di lasciare un segno tanto indelebile quanto inaspettato nella storia del calcio. Perché chi nasce numero 10, non può fare altro che restare numero 10. Merci Zizou!