Il fascino complesso della Formula 1
Un reportage fotografico dal paddock della nuova stagione della Formula 1
21 Marzo 2018
Filippo D'Asaro
Per entrare nel box della scuderia Renault nel paddock di Montmelò - il circuito della Catalogna di Formula 1 - bisogna attraversare un corridoio stretto, con una cinquantina di cuffie professionali appese alla parete.
Già dai primi passi gli odori di gomma e olio entrano nelle narici, all’inizio non è piacevole ma bastano cinque minuti per abituarsi. Il box di un team di Formula 1 è molto meno grande di come sia lecito immaginarsi: c’è spazio solo per due monoposto parcheggiate, una schiera di monitor nel mezzo, colonne di gomme accatastate in maniera ordinata e una quindicina tra meccanici e personale che si aggira in maniera frenetica ma ordinata nel box. Sugli schermi dei monitor passano dati e grafici dalle forme incomprensibili simili a quelli delle azioni in borsa.
Sono i giorni dei test pre-campionato della Formula 1 2018, che prenderà il via il prossimo weekend in Australia. I test sono uno dei momenti più importanti della stagione, poiché le scuderie cercano di raccogliere e analizzare la maggior quantità di dati possibili: è un processo molto complicato, che coinvolge persone molto qualificate e tecnologie all'avanguardia e in molti imputano a questo distacco con la realtà la perdità di popolarità della Formula 1 degli ultimi anni. Noi di nss sports siamo ospiti di Le Coq Sportif all'interno del box del Team Renault per farci spiegare come viene creata una monoposto e qual'è il lavoro di un team nel 2018: invece di essere spaventati dalla complessità tecnologica, ne siamo rimasti affascinati.
Dal fondo del box Renault cerco di scrutare le linee zigzagate sui tre schermi nel mezzo del garage, due meccanici stanno discutendo indicando un picco tra i dati. La mia attenzione viene immediatamente disturbata dal fortissimo ruggito metallico del motore della nuova RS18 guidata da Carlos Sainz Jr. che rientra al box. Il tempo di portare la macchina dentro il garage e chiudere con dei paraventi la visuale da occhi indiscreti, e i meccanici si producono in un balletto di movimenti precisi e delicati che in meno di cinque minuti smonta la macchina e la collega ad una sorta di cordone ombelicale di cavi neri.
La RS18 rimane lì, nelle sue forme sinuosamente aerodinamiche e nella sua complessa bellezza tecnologica mentre attraverso il cordone vengono esportati i dati che la macchina ha raccolto nel giro appena concluso, operando come una memoria esterna. Quegli stessi dati saranno analizzati da un ingegnere in chissà quale parte del mondo attraverso un complesso programma di software progettato in un altro continente. In quei numeri e in quelle linee c’è la Formula 1 2018.
La tecnologia, gli umani e la Formula 1
Come esseri umani ci spaventa ciò che non conosciamo e non riusciamo a capire. Il recente declino di popolarità negli ultimi anni della Formula 1 ha molto a che fare con il complesso rapporto che abbiamo con la tecnologia. Nella Formula 1 dell’era Schumacher e quella precedente, la percezione che il pubblico aveva delle due componenti principali dello sport - la macchina e il pilota - era sbilanciata verso la bravura del pilota. La tecnologia non era ancora così sviluppata e la narrazione mediatica si concentrava esclusivamente sul lato umano dello sport.
Fu l'era patinata dei grandi piloti - da Senna, Prost, Mansell, Lauda fino a Micheal Schumacher - in cui il pubblico si appassionava alle storie personali, alle rivalità e all'emozione della pista. Poco spazio era dedicato alla narrazione tecnologica delle macchine, perché effettivamente erano meno determinanti di come lo sono ora.
Le cose sono cambiate nell'ultimo decennio per il vertiginoso progresso tecnologico che ha investito le monoposto della Formula 1, oscurando la narrazione dedicata ai piloti e al lato "umano". Ciò, unito ad una mala gestione del regolamento, ha allontanando il pubblico - in particolare quello giovane - dai circuiti e dallo sport. Una parte rilevante della colpa è giusto imputarla a Bernie Ecclestone - sultano del Circus per quasi 40 anni - il cui pubblico di riferimento era composto da “quelli con il Rolex, non i millennial”.
La stagione che sta per cominciare dovrebbe rappresentare l'anno zero della nuova Formula 1 dopo l'acquisto da parte della nuova proprietà americana (Liberty Media). Il management sta già rinnovando l'immagine stantia dello sport attraverso un rebrand del mondo Formula 1 - è stato presentato un nuovo logo, servizi di streaming e presenza sui social network - e un aggiornamento dei regolamenti per favorire la competitività tra le scuderie. Tuttavia, vendere uno sport come la Formula 1 contemporanea ancora come corsa fra piloti prima che tra macchine è riduttivo e a mio parere sbagliato. La Formula 1 non è solo uno spettacolo di intrattenimento, ma è l’avamposto più innovativo e sviluppato di un’industria stratosferica come quella automobilistica e ingegneristica.
“È più simile a un caccia dell’esercito rispetto alla tua macchina”
Questa è stata la frase con cui l’ufficio stampa della Renault ci ha introdotti alla descrizione tecnica della RS18, la macchina della nuova stagione su cui correranno Niko Hulkenberg e Carlos Sainz Jr. I materiali, la progettazione e l’aerodinamica sono gli stessi che vengono usati per la costruzione degli aerei da guerra e non per la macchina che guidi per andare a lavoro. In verità, proprio la somiglianza con le macchine di noi comuni mortali rendono le Formula 1 l’incubo ricorrente di ogni ingegnere aerospaziale: “immaginate di dover calcolare la portanza e i carichi di un aereo con quattro fastidiosi pezzi di gomma alle estremità che toccano costantemente il terreno, scomodo eh?”
Oggi una Formula 1 pesa per regolamento 734 kg ed è composta approssimativamente da 50mila componenti, ognuno - anche il più misero collettore - è progettato e realizzato singolarmente. Le forme sinuose e affusolate della scocca sono il risultato dei 2.5 petabyte di dati raccolti nella galleria del vento e delle 95 milioni di simulazioni virtuali di gara condotte all’anno, grazie alla partnership tra Renault e Microsoft. I motori - o meglio le power unit - delle Formula 1 2018 sono i più avanzati per efficienza termica vicina al 50%, mentre in precedenza i motori di F1 arrivavano al massimo al 30%. Poi ci sono le gomme: fornite da Pirelli, sono la fonte di dati più preziosa a disposizione dei team.
Snocciolando queste statistiche impressionanti è legittimo domandarsi quanto la differenza di tre decimi di secondo tra due monoposto dipenda dalla macchina o dal talento di un pilota. "Essendo onesti, conta molto di più la macchina, ed è normale che sia così" ci risponde il responsabile della Renault. Tuttavia, considerate per un secondo l’oggetto che meglio riassume la complessità sportiva della Formula 1, sia da un punto di vista umano che tecnologico: il volante delle monoposto. Rispetto al cerchio nero a cui siete abituati, il volante di una monoposto di F1 è un rettangolo di carbonio con:
- 8 leve sul retro
- 12 pulsanti
- 1 schermo
- 5 manopole centrali, di cui la principale con oltre 14 funzionalità
- 4 rotelline agli angoli
Il pilota usa tutte le funzionalità sul volante, nessuna è superflua, poiché al box è vietato fare qualunque modifica elettronica da remoto. Lo fa andando a 300 km/h, superando altre macchine, in una gara che può fargli perdere più di 3 kg di peso mentre il box gli parla nel casco. Ora, quando sosterrete nella prossima conversazione l’importanza della tecnologia nella Formula 1, pensate anche a quanti esseri umani sarebbero in grado di guidarla. Pochi, secondo i miei calcoli.
Il circo: quello visibile e invisibile
Una gara di Formula 1 condensa in un’ora e mezza un mondo fatto di migliaia di persone. Il cliché della punta dell’Iceberg e il paragone con la vita dei circensi funzionano, ma bisogna puntualizzare la magnitudo del circo dietro a quell’ora e mezza che noi passiamo sul divano. Il paddock interno del Montmelò è composto da una specie di viale creato dai motorhome e dai camion portati per da ogni team. Le scuderie più grandi portano su ogni circuito dei veri e propri palazzi: sono edifici componibili a più piani che ospitano gli uffici, l'area ristoro e i magazzini di ogni team. Sembrano dei container spaziali, che comunque non mancano di gusto e variazioni architettoniche: si va dalle più classiche forme bombate, agli spigoli neri del motorhome della Mercedes fino ai balconi prendisole della Red Bull.
Ogni scuderia porta nel paddock approssimativamente un centinaio di persone (60 tecnici, 40 di staff), a cui vanno aggiunti i tecnici della Pirelli, i commissari della Fia e i lavoratori del singolo circuito. Una città di quasi duemila persone che colonizza un circuito per una settimana l'anno. Questa piccola comunità è composta da persone diversissime tra loro che condividono un lavoro che nella maggior parte dei casi è pura passione e uno stile di vita unico: chi segue il team in ogni trasferta passa più o meno 300 giorni all’anno fuori di casa, il che mette la stessa definizione di casa in discussione.
Nonostante la competizione serrata arrivi fino allo spionaggio industriale (ogni team ha un fotografo incaricato di rubare dettagli dai box degli altri team), c’è una forte solidarietà e unione tra gli abitanti del paddock: in molti mangiano nelle mense rivali e prendono il caffè insieme. Il concetto di circo calza perfettamente quando la città deve muoversi da un circuito all’altro: ogni scuderia conta più o meno venti camion per le trasferte europee, mentre per quelle intercontinentali vengono riempite le pance di jumbo jet e i ponti delle navi con dei container specializzati.
Questo è il circo nascosto, ma ce n’è uno invisibile, quello delle fabbriche. Se considerate che a lavorare complessivamente sul telaio e il motore di una monoposto sono impiegate circa 1000 persone (senza contare le industrie di indotto), sembra sbagliato non includerle nella grande famiglia della Formula 1. Dai disegnatori cad agli operai sulle linee di produzione, ognuno merita un riconoscimento per uno spettacolo che si concretizza in una gara di mezzo pomeriggio. La Formula 1 è un universo vastissimo e complicato, che va dall'avanguardia ingegneristica fino alla logistica più impensabile, non spaventiamoci e subiamone il fascino anche noi.