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L'eleganza di Jorge Sampaoli

Tatuaggi a vista, magliette attillate e formazioni sbagliate

L'eleganza di Jorge Sampaoli Tatuaggi a vista, magliette attillate e formazioni sbagliate

"No escucho y sigo, porque mucho de lo que está prohibido me hace feliz"

Callejeros

Questa frase è uno dei tatuaggi che coprono il corpo di Jorge Luis Sampaoli Moya, allenatore dell'Argentina, o presunto tale, visto che a quanto pare che non sarà lui a decidere la formazione nello spareggio con la Nigeria per continuare il Mondiale 2018. Dopo la sconfitta con la Croazia per 3 a 0, Sampaoli è diventato il bersaglio della stampa internazionale, martire di una delle peggiori Nazionali argentine degli ultimi anni, nel Mondiale che deciderà la posizione della legacy di Messi nella storia del calcio.

L'Argentina delle prime due partite della Coppa del Mondo russa è probabilmente la più brutta vista ad un Mondiale. La difesa a quattro imposta da Sampaoli non sale mai, Mascherano e Biglia sono abbandonati in mezzo al campo, Messi ha una libertà eccessiva, mentre Agüero non riesce a garantire profondità. Le critiche tattiche si sono anche felicemente accompagnate agli sfottò per l'outfit con cui Sampaoli si è presentato nella gara con la Croazia: completo nero, maglietta attillata, tatuaggi a vista. Tim Sherwood - ex allenatore di dubbio talento del Tottenham - ha detto dall'alto del suo gillet e cravatta in diretta su Sky Sport inglese che Sampaoli «sembrava che stava andando a fare una rissa al pub». Il look è effettivamente molto simile a quello di un cinquantenne che non si è arreso alla sua età e continua a frequentare i privè delle discoteche ma, come spesso accade per gli allenatori, l'estetica di Sampaoli racconta qualcosa sul suo essere allenatore e in questo caso su quanto sia fuori posto sulla panchina dell'Albiceleste ad un Mondiale. 

Nel 2015, Fabrizio Gabrielli scrisse su Ultimo Uomo un bellissimo ritratto di Sampaoli, raccontando la sua personale ossessione per il gioco del calcio, da quando si fece notare a Los Molinos perché scalò un albero per comandare tatticamente la sua squadra. La sua carriera lo ha portato ad allenare in mezzo Sudamerica e a raccogliere importanti successi, tra cui la Coppa America conquistata con la Nazionale Cilena proprio contro l'Argentina. Il suo gioco è sempre stato estremamente riconoscibile: una squadra che si muove come un unico organismo, pressing alto e verticalizzazioni. Il suo maestro e musa è 'El Loco' Bielsa, archetipo degli allenatori che credono nell'utopia tattica di un calcio perfetto. A portarlo in Europa fu Monchi - un altro sognatore - al Siviglia, squadra perfetta per un allenatore sudamericano spiritato, con poca classe e tanta ossessione.

Anche per il look in panchina, Sampaoli si inserisce in quella grande tradizione di maestri disturbati che badano poco all'estetica personale e spesso scelgono la tuta come outfit da gara: Marcelo Bielsa (il suo maestro e profeta), Arrigo Sacchi, Zdenek Zeman e Maurizio Sarri. Ad accomunare questi allenatori sono l'ossessione per maniacale per il proprio lavoro, che nella maggior parte dei casi si misura nell'imposizione di un'architettura tattica precisa alla squadra. Come gli esseri umani dogmatici, tutti questi allenatori hanno bisogno di una valvola di sfogo alla propria follia: Zeman e Sarri hanno scelto la nicotina e le invettive, su Bielsa spero non ci si altro da aggiungere se non il suo soprannome: 'El Loco'. Sampaoli ha scelto i tatuaggi, un'armartura che gli cinge un corpo già corazzato di muscoli, che mal si accompagna a quello sguardo spiritato e triste.

 

La cosa soprendente è che Jorge Sampaoli si è appasionato ai tatutaggi durante la mezza età, quando si è trasferito in Chile ed ha allenato prima l'Universidad e poi la Nazionale. I motivi che spingono un uomo di 50 anni realizzato professionalmente ma con tanti rimpianti per i sacrifici fatti negli anni è piuttosto complicato. Potrebbe essere successo qualcosa di particolare nella sua vita personale che lo ha spinto a corazzarsi o semplicemente per coltivare l'anima sua stessa anima ribelle. Come gli allenatori sopracitati Sampaoli non è un uomo che accetta la realtà, ma piuttosto impone le sue idee sulla stessa. Con l'Argentina non è successo, la colpa potrebbe essere la sua, dei giocatori o più probabilmente della Federazione, la cui disorganizzazione è famosa. Ma sicuramente Sampaoli non troverrà la sua redenzione in patria, come Ernesto Che Guevara - un altro dei suoi tatuaggi - magari nel futuro la troverà lontano dall'Argentina. Lo disse lui stesso.

«Mi piacerebbe guidare un gruppo di giocatori tipo in Iran, in Iraq, nel Medio Oriente. Perché sono culture nelle quali la gente si immola per un ideale, sbagliato o meno. Quello che voglio dire è gente che dà la vita per una causa. Credo che se riesci ad arrivargli, a quei tipi, sarebbero capaci di fare di tutto pur di seguire il tuo messaggio».