Fenomenologia dei Los Angeles Lakers
It's Hollywood, baby!
12 Ottobre 2018
Per raccontare i Los Angeles Lakers non basterebbe riempire tutti i testi della Biblioteca Reale Alessandrina che fu la più grande e ricca biblioteca del mondo antico, pare che i rotoli conservati all'epoca di Tolomeo II Filadefo, quando fu costruita, fossero circa 490.000. Dato che non ho nessuna intenzione di scrivere un'opera che faccia concorrenza a "Alla ricerca del tempo perduto" di Marcel Proust, solo per lunghezza si intende, mi limiterò a fare una veloce panoramica sul recente passato per poi affrontare il presente, dove i protagonisti sono: un Re, e una serie di personaggi al limite che rischiano di far saltare il banco in un senso o nell'altro.
Partiamo dalla proprietà, i Lakers sono l'unica squadra NBA ad avere i proprietari che nella vita fanno i proprietari dei Lakers. Gerald Hatten Buss, meglio conosciuto come Jerry imprenditore e giocatore di poker professionista, acquistò i Lakers nel 1979 piazzando nei ruoli principali del management i suoi figli, Johnny, Jim e Jeanie quest'ultima è diventata proprietaria e presidentessa della franchigia losangelina dopo la morte del padre nel 2003. Da quando ci sono i Buss al timone i Lakers hanno vinto ben 10 titoli ma questo non toglie che le storie, gli intrighi di palazzo e svariati golpe bianchi abbiano fatto tremare Los Angeles più del Big One, che per fortuna non è ancora arrivato e speriamo non arrivi mai. Io direi però di iniziare con l'arrivo nella città degli angeli del Maestro Zen, Phil Jackson (1999) che dopo un anno passato a riposare, meditare e spararsi i 190 Km/h sulla sua moto BMW e dopo aver vinto 6 titoli con i Bulls di Jordan E Pippen, decise che avrebbe provato a gestire due personalità ingombrati anzichenò che abitavano lo spogliatoio giallo/viola. Sto parlando del duo Kobe/Shaq che grazie a Jackson alla fine hanno portato a casa 3 titoli consecutivi.
A Los Angeles non c'è niente di normale, alle conferenze stampa i giornalisti accreditati sono sempre il doppio rispetto alle altre franchigie NBA, le radio e le TV locali parlano h24 di cosa hanno fatto i Lakers, di cosa fanno i Lakers e di cosa faranno i Lakers. Quindi immaginate per un attimo la quantità di materiale a disposizione dei suddetti giornalisti quando Shaquille O'Neal vestiva la 34 e andava in giro per i locali di Los Angeles col sombrero di visone e al seguito due giovani donzelle che non ricordavano per niente Suor Maria Claretta. Ma almeno c'era Kobe che almeno manteneva l'ambiente disteso in allenamento...certo. Rick Fox, uno che in NBA ha fatto storia racconta che durante gli allenamenti Kobe lo umiliava, un continuo di: "che cazzo ci fai in questa lega", "adesso ti faccio una finta a destra, entro a sinistra e ti schiaccio in faccia", indovinate se ci riusciva? Ovviamente si. E poi Bryant interrogava...nel bel mezzo di una situazione offensiva fermava tutto e chiedeva: "perché ci siamo mossi in questo modo?", poveri compagni, immaginate O'Neal. Ecco, solo uno come il Phil poteva reggere. Dopo l'epopea Kobe/Shaq e i 3 titoli il Maestro Zen lascia per poi ritornare nel 2005 e vincerne altri due in un contesto sempre al limite, per citare alcuni personaggi che rallegravano la baracca: Ron Artest (o Metta World Peace come preferite), Lamar Odom, Andrew Bynum, non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Dal 2011 in poi la franchigia sprofonda in un declino bello pesante. Non mi dilungo molto faccio solo un nome, Chris Paul. Voi direte, ma cosa c'entra? Ve lo spiego. Pochi giorni dopo la fine del lockout e prima dell'inizio della stagione i Lakers mettono in piedi una trade a tre con gli Houston Rockets e i New Orleans Hornets per portare a Los Angeles in maglia giallo/viola il playmaker All-Star Chris Paul, cedendo Lamar Odom a New Orleans e Pau Gasol a Houston, così da poterlo affiancare a Kobe per una coppia che avrebbe fatto saltare in aria parecchie difese NBA. Con la trade ormai conclusa e quando sembrava tutto fatto, il commissioner NBA David Stern, in qualità di amministratore della franchigia della Louisiana (la NBA rilevò nel corso del 2010 gli Hornets in attesa che arrivasse un compratore disposto a lasciare la squadra a New Orleans) rifiutò lo scambio citando non si sa quali "basketball reasons" (ah, per dovere di cronaca al posto di Paul i Lakers presero Ramon Sessions...), da lì in poi il nulla atomico. It's Hollywood, baby!
La decadenza si è trascinata fino ai giorni nostri, o meglio, fino a questa estate quando Magic Johnson, diventato intanto President of basketball operations convince LeBron James a vestire la maglia dei Lakers. Il Re proverà a riportare lustro ad una franchigia che non può permettersi di restare nell'oblio ancora per molto, problemi risolti direte voi. Ehm, no! Sapete chi sono i compagni di squadra di LeBron? Ve lo dico io. Oltre ai buoni prospetti Lonzo Ball, Brandon Ingram e Kyle Kuzma che sembrano buoni buoni ma ci vorrà tempo, sono stati affiancati al Re i seguenti elementi:
Javale McGee:
Michael Beasley:
Lance Stephenson:
Rajon Rondo:
LeBron ha dichiarato che questo gruppo può giocarsela con tutti, verissimo. Il problema infatti non è certo il talento ma la capacità dei suoi compagni di tenere alta la concentrazione per tutto il tempo necessario e qui i dubbi crescono vertiginosamente. La certezza però è una, ci divertiremo come pazzi!