Flexing like Timothy Weah
Non solo un buon attaccante ma il nuovo modello di calciatore professionista
08 Gennaio 2019
Per capire e apprezzare al massimo il valore tecnico di Timothy Weah è importante conoscere il background da cui deriva il giovane classe 2000. Tim ha già mostrato un ottimo potenziale per crescere e distaccarsi dall’etichetta che si porta dietro da una vita: “Ah, ma è il figlio del grande Weah! Ecco perchè si trova già ad alti livelli.” In verità, in un’intervista rilasciata la scorsa estate ha affermato di essere contento del suo cognome, perchè
“Molte persone, molti giocatori sono spaventati perché pensano che io sia un giocatore feroce, a causa del cognome che è sulla mia schiena.“
Timothy Weah, elevandosi come una delle icone dei millennials nel calcio moderno, rappresenta un nuovo modello di calciatore professionista. Se fino a dieci anni fa la narrazione preferita per un calciatore era quella del riscatto sociale - i brasiliani partiti dalle favelas e arrivati fino al tetto del mondo - oggi il mondo e i calciatori sono cambiati. Tim rappresenta un esempio iperbolico di come anche un figlio di papà del calcio è riuscito a togliersi le etichette ed è riuscito a conquistare follower e ammirazione non solo per le sue gesta sportive ma per la naturalezza con cui a 18 anni affronta uno shooting su Hypebeast o una sessione di registrazione.
Tim Weah è nato a New York e non ha mai avuto problemi economici o personali. La madre e la sorella lo hanno accudito e svezzato personalmente con programmi d’allenamento specializzati. Metodi rigorosi, schematici che confermano l’etica precisa della famiglia Weah: seguire le orme vincenti di George. A Timothy gli va stretto essere “imbrigliato” nelle etichette, vuole far parlare soltanto il suo talento e le esperienze sul campo. Senza alcun aiuto. Il calcio di strada è stata una parte quasi assente nel suo background, non ha vissuto in maniera precaria tanto da far del calcio la sua unica via di fuga. Certo, è la sua passione senza dubbio, ma potrebbe fare altro sicuramente. L’ombra del padre è onnipresente, e prendere sempre più le distanze da ciò, è la grande sfida di Tim Weah ma solo se parliamo del campo. Papà Weah nel frattempo è diventato Presidente della Liberia nel 2017, suo Paese d’origine, con tutti i problemi e i cambiamenti che ne conseguono.
Ma la distanza di origini e storia non cambiano la sostanza del giocatore e dell'uomo. Prendiamo ad esempio i suoi compagni di squadra al PSG Yacine Adli e Moussa Diaby. Entrambi arrivano dalle banlieue francesi e hanno dovuto fare una scalata per emanciparsi dai rispettivi quartieri periferici. Il primo è originario di Hautes-Bruyère, un quartiere di Villejuif, piccolo comune a sud di Parigi, e seguendo la sua storia in questo documentario realizzato da Yard è semplice capire quanto sia stato importante crescere sul cemento tra mille difficoltà. La zona è piena di ragazzi senza una meta precisa di vita, si arrangiano alla giornata, e cadere in tentazione è molto facile. Yacine sottolinea l’importanza di essere nato lì, e proprio per questo non può mollare. Essere continuamente affamato, sempre pronto a mostrare il suo talento.
“Bisogna essere sempre al 100% della forma, allenarsi duramente ed avere i riflessi pronti per cogliere il proprio momento. Devi essere forte mentalmente, tecnicamente e fisicamente.”
Gli stessi valori sono fondamentali anche per Moussa Diaby, ragazzo di origini maliane, che ha dovuto scalciare per ritagliarsi un posto importante. I primi anni al PSG, lontano da famiglia e affetti, sono stati duri e solo con la mentalità "play hard, work hard" non si è abbandonato a sè stesso. Sin da piccolo, il suo carisma è stato di grande esempio per i suoi compagni. L’esperienza al Crotone lo ha aiutato notevolmente nella sua crescita personale ed ora è stabilmente presente nella rosa parigina.
L’ombra del padre George si sta dissolvendo pian piano, e anche le voci negative sul conto di Tim stanno scomparendo sempre più. Il sogno di Weah è chiaro a tutti: “Voglio essere il più grande giocatore statunitense di sempre”. L’impronta familiare è nota a tutti, ma in pochi sanno di quanto sia stato importante farlo crescere secondo i valori del lavoro e dell’umiltà. Muovendo i primi passi in un Paese come gli Stati Uniti, e una metropoli come New York, dove la cultura calcistica solo da pochi anni è entrata nell’immaginario collettivo, ma da sempre ci sono le grandi menti artistiche, giocatori di pallacanestro e grandi musicisti, la mentalità di Timothy si è formata sempre seguendo degli ideali del self-made man: emergere per il reale talento, non per la fama del padre. E John Hackworth, coach della Nazionale U-17, ha notato subito il carisma e l’ambiente in cui si è formato:
"Tim viene da una famiglia che ha instillato molti valori e molta etica in lui fin dalla giovane età. La cosa che mi ha sempre colpito quando ero con Tim è che non voleva che il suo cognome fosse quello che lo ha portato in un evento o che cosa ha fatto parlare la gente di lui. Voleva parlare del suo nome di battesimo, Tim. È un po’ diverso perché è facile approfittare delle opportunità grazie al tuo nome. Voleva dimostrare a se stesso e che stava guadagnando ogni opportunità che ha ottenuto."
Ma non c'è solamente il calcio nella vita di Tim Weah, che cura molto le sue grandi passioni: la musica e la moda. Da buon newyorkese qual è, la cultura hip-hop e jazz scorre nelle sue vene, Notorious B.I.G. e Tupac sono i riferimenti a cui tiene maggiormente, soprattutto quando deve rappare su qualche base prodotta dai suoi amici deejay. Si, Weah canta anche con il nome d’arte di X-Rated appena ha un momento libero. Per Weah, la musica è qualcosa in più di un semplice passatempo e la antepone subito dopo il calcio assieme alla moda. Sarà che è cresciuto negli USA, sarà che gioca nella squadra più hype del pianeta, ma Timothy ama molto il lifestyle a tutto tondo: l’aspetto esteriore è il primo impatto, lo inquadri subito. Qualcosa in più sulla sua vita la percepiamo da Instagram, ovviamente: ha pubblicato poco più di 25 post, in cui si racconta attraverso i suoi reali interessi. Il calcio, la moda, la musica. E un particolare balza agli occhi: moltre foto da lui postate sono in bianco e nero. I social sono solo il mezzo per aprirsi al mondo, far capire a tutti chi è davvero Timothy Weah. Il punto più importante è essere perennemente focalizzati sui propri obiettivi e Tim ha fatto di questa attitudine il suo punto di forza per crescere e migliorarsi.
Da residente a Parigi, una delle capitali del lusso, si ritrova a grande agio nella cultura modaiola contemporanea, influenzata dallo streetstyle più fresco dai vari Off-White (Virgil Abloh è il suo designer preferito), Fear Of God, Dior, Gucci, LV e Balenciaga. E questo sua sensibilità figlia di questo tempo non può passare inosservata, soprattutto quando ti ritrovi in uno spogliatoio dai grandi nomi, è essenziale presentarsi sempre al meglio e quindi all’altezza dei propri compagni. Ovviamente, Neymar è uno dei più patiti per il settore, assieme a Rabiot e Kimpembe, e Weah non manca di sottolinearlo.
"Parigi mi ha già dato così tante opportunità oltre al calcio. Qui posso fare musica, essere interessato alla moda ed essere un atleta allo stesso tempo. Vivere a Parigi mi permette di fare tutto ciò che amo incontrare molte persone in molti campi diversi".
Le possibilità di essere al centro di qualcosa a cui tiene davvero sono alte: certo, il calcio è la sua priorità assoluta, ma di certo ha già capito che è importante diversificare i propri interessi. Chissà, fra qualche tempo potremmo vederlo sfilare su una passerella o uscire fuori con un album musicale. Tim lo ha mostrato a tutti: il calcio non è la sua unica strada. Il suo mondo, come la sua anima, è variopinta e pronta a nuove sfide. Il suo estro è completamente riversato in ciò che gli accende la fiamma dentro sè, tutto il resto non conta. Nulla è mai sicuro nella vita, e Tim lo ha capito. L’educazione dei suoi genitori, originari di Paesi molto umili come Jamaica e Liberia, lo ha fatto crescere senza troppi vizi e smanie di vanità. Solo duro lavoro e rispetto per poter sempre imparare. Il futuro è nelle sue mani e nella sua testa.