Andare al campetto è una delle cose più belle del mondo ma non soltanto perché "vai a giocare a basket" ma per tutta una serie di cose difficili da spiegare: la prima è la luce: quella che illumina un campetto alle tre di un sabato pomeriggio di fine aprile è pura poesia, solo chi la "vede" può capire. Il campetto è sinonimo di libertà, è popolare e democratico; non esistono differenze e tutti possono giocare l'uno contro l'altro: da chi non ha mai tenuto una palla a spicchi in mano a chi invece di basket ci vive e magari gioca in serie B, dall'under 18enne al 50enne che con la pancia e l'esperienza se non sei attento ti piazza 15 canestri di fila in faccia e tu non hai nemmeno capito come abbia fatto. Al campetto esistono regole non scritte che valgono a tutte le latitudini, i falli li chiama chi li subisce e non si protesta, non serve l'arbitro ci si autodisciplina, vale un solo principio: il rispetto. Spesso i campetti non hanno l'illuminazione e quando il sole cala inizia un altro sport: la pallacanestro cieca. È molto più difficile di quella canonica ovviamente, conta l'intuito e la memoria muscolare ma la cosa a cui bisogna stare più attenti è evitare di prendere una pallonata sul naso perché non abbiamo visto un passaggio, fa male, molto.
Dietro ogni playground si nascondono storie di uomini straordinari, di brutte figure e di rivalse epocali.
Come dicevamo all'inizio, è finalmente arrivato il bel tempo e le giornate sono lunghe quindi noi di nss sports abbiamo deciso di realizzare una mappa con i playground sparsi in giro per Milano così da aiutarvi nella scelta del vostro campetto preferito o di quello più vicino a casa.
Buon divertimento!