Giocare a calcio con gli occhiali
La storia dellei lenti da vista nel calcio non inizia e finisce con Edgar Davids
26 Aprile 2019
Ci sono diversi riti che i giocatori compiono prima di entrare sul terreno da gioco: la musica, le preghiere, baciare l’erba o l’alzare lo sguardo al cielo. Ci sono poi altre regole, imposte dalla FIFA, che vietano di scendere in campo indossando collane e gioielli.
C’è un accessorio quasi impossibile da vedere sui campi anche se non effettivamente vietato dalla FIFA: gli occhiali, difficili vedere indossati a calciatori, arbitri e allenatori. Nella storia del calcio ci sono stati però alcuni giocatori che li hanno portati, rendendoli parte della narrazione storico-estetica di questo sport. Dai modelli non pensati per lo sport indossati alle Olimpiadi di Berlino del '36 a quelli di design disegnati da Nike per Edgar Davids, ergonomici e superleggeri, gli occhiali hanno determinato vittorie e aiutato grandi campioni come Kakà o Firmino a non abbandonare i grandi palchi.
Cosa dice la FIFA
L’equipaggiamento di base di un calciatore viene stabilito nella regola 4 della FIFA e comprende 5 capi separati: una maglietta, i pantaloncini, i calzettoni, i parastinchi e le scarpe. Per quanto riguarda le attrezzature aggiuntive, viene scritto:
“Un giocatore non deve usare attrezzature o indossare qualcosa che è pericoloso per se stesso o un altro giocatore.”
C’è poi un paragrafo specifico che recita: “La nuova tecnologia ha reso gli occhiali sportivi molto più sicuri, sia per i giocatori stessi che per gli altri giocatori. Gli arbitri dovrebbero mostrare tolleranza quando autorizzano il loro uso. Questo vale soprattutto per i giocatori più giovani”.
Viene quindi esplicitamente detto che la necessità di utilizzare gli occhiali non deve impedire ad un calciatore di giocare a calcio, con un'attenzione particolare verso i più giovani, per il semplice fatto che lievi problemi alla vista possono essere corretti solamente in età adulta. Lenti di plexiglass resistenti agli urti, montature in gomma protettiva, elastico per tenerli ben fissi al capo e, sopratutto, tecnologie anti appannaggio che permettono una vista sempre limpida, solo alcune delle soluzioni che i brand di ottica hanno adottato per migliorare le prestazioni degli atleti.
Sempre più moderni, rimangono comunque un accessorio ancora poco usato sui campi da calcio. Ma nella storia di questo sport ci sono stati diversi calciatori che li hanno resi protagonisti della propria silhouette.
Annibale Frossi
La storia calcistica di Annibale Frossi, iniziata ad Udine nei primi anni del Novecento, è di per se unica, ma rischiò di non decollare mai. In procinto di essere acquistato dal Padova, la madre chiamò i carabinieri per costringere il figlio ancora minorenne a tornare a casa per finire gli studi liceali, indirizzati verso una carriera medica, come il padre defunto poco tempo prima. Attaccante esterno dotato di ottimo scatto, Gianni Brera disse di lui:
“non aveva gran tocco di palla ed era scarso in acrobazia perché, miope, doveva giocare con gli occhiali”.
Annibale era infatti inseparabile dal suo paio di occhiali, con la tipica montatura arrotondata dell'epoca. Tuttavia questo aspetto già ai tempi bizzarro non gli impedì di segnare i gol decisivi che portarono la Nazionale italiana a vincere il primo ed unico oro olimpico, alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Passò quell’estate all’Inter, con la quale vinse anche due scudetti, per poi diventare, ironia della sorte, osservatore. A fine carriera, dopo la laurea in Legge, divenne allenatore ma verrà ricordato come il “Dottore Sottile”, per via degli occhiali e per la cura maniacale che hanno definito uno degli interpreti più insoliti del calcio in bianco e nero.
Finale Intercontinentale
Negli anni Sessanta un calciatore belga si era già reso protagonista nel calcio europeo indossando gli occhiali: Jef Jurion. L'ex centrocampista dell'Anderlecht, con il quale vinse 10 titoli nazionali, soffriva di miopia e per questo motivo era solito indossare gli occhiali anche in campo. Ed era così anche la sera del 26 settembre 1962 quando l’Anderlecht, dopo aver pareggiato per 3 a 3 al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid, riusì a passare la fase preliminare di Coppa dei Campioni vincendo 1 a 0 al ritorno proprio grazie ad un gol del belga, che compì un’impresa eliminando Di Stefano, Puskas, Gento e gli altri campioni blancos.
Qualche anno più tardi, nel 1970, per la Coppa Intercontinentale si affrontano Estudiantes e Feyenoord. Nella squadra olandese c'erano ben due giocatori che indossavano gli occhiali: Rinus Israel e Joop Van Daele. Fu proprio quest’ultimo, giovane difensore subentrato alla leggenda Coen Moulijn (ala sinistra che vanta il maggior numero di presenze con il Feyenoord, 607), a segnare il gol decisivo, che permise agli olandesi di alzare la Coppa. Durante l’esultanza per il gol segnato, i giocatori argentini gli strapparono gli occhiali, frantumandoli sul terreno da gioco e lamentandosi che non fosse regolare utilizzarli durante la partita. Un gesto unico al quale è stata dedicata anche la canzone “Het Brilletje van Van Daele” (Gli occhiali di Van Daele) e che rimarrà per sempre nella storia del club di Rotterdam.
Edgar Davids
Pensando agli occhiali nel mondo del calcio, quello dell'ex centrocampista è il primo nome che viene in mente ad ogni tifoso. Il Pitbull, così chiamato per la sua grinta, nascondeva dietro gli occhiali neri un talento unico, costruito dietro quell’oggetto che lo ha identificato e distinto per due decenni. Dopo aver già vinto una Champions League con l’Ajax, Davids sbarca in Italia indossando la maglia del Milan, l’anno successivo un grave infortunio mette in dubbio le sue qualità e il riscatto coincide con il passaggio alla Juventus, dove sembra tornare quello dei tempi migliori. Gioca da protagonista il mondiale del 98 con l’Olanda ma ben presto anche i risultati in maglia bianconera tornano ad essere deludenti, all’inizio della stagione 2000-2001 un glaucoma rischia di porre fine alla sua carriera, la cura terapeutica non funziona e così Davids è costretto ad operarsi. Per le stagioni successive, seppur guarito del tutto, Davids continuerà ad indossare gli occhiali in campo, che lo hanno reso uno dei simboli estetici degli anni 2000
"Li porto perché mi danno sicurezza, anche se forse non servono più"
Edgard Davids ha ribaltato un idea secondo la quale gli occhiali sono sintomo di debolezza, renderlo, oltre che facilmente riconoscibile in campo, uno dei giocatori più creativi grintosi e apprezzati della sua generazione, indubbiamente un'icona di questo sport.
Gli occhiali come cura
Dal successo calcistico e stilistico di Davids, ogni calciatore che oggi indossa gli occhiali viene identificato come “il nuovo Davids”. Nonostante il successo dell’olandese, l’occhiale non ha mai spopolato nel calcio, per ragioni di comodità e incolumità, sostituiti nella maggioranza dei casi dalle lenti a contatto. Da Kakà a John Terry, passando per Mario Balotelli, diversi giocatori hanno avuto durante la loro carriera problemi di miopia che li hanno portati sotto ai ferri chirurgici.
Per curare problemi più gravi, spesso le lenti a contatto non bastano, Ignazio Abate indossò gli occhiali in una amichevole contro il Lugano, dopo aver preso una forte pallonata, e lo stesso fece Roberto Firmino in allenamento per un breve periodo. Il difensore del West Ham Alex Song è costretto ad indossarli per un infezione, ma ha confessato di fare fatica a vedere bene gli avversari mentre indossa gli occhiali. É invece di parere opposto il difensore Andrew Farrel, dei New England Revolution in MLS, che recentemente dopo un distacco di retina causato da una pallonata è stato costretto ad indossare occhiali protettivi: “mia mamma dice che mi stanno bene, e comunque abbiamo solo due occhi e vanno protetti” ha dichiarato.
Anche il diciannovenne canterano dell’Atletico Madrid Javier Montero indossa occhiali protettivi mentre gioca. A causa di un distacco della retina ha necessità di proteggere i propri occhi, ma ciò non ha influito su di lui nè gli ha impedito di esordire proprio in questa stagione sia nella Liga che in Champions League.