Ultras Liberi: il font delle curve
Le lotte con la polizia e i graffiti, passando per la Lazio e LIBERATO
01 Luglio 2019
Il font Ultras Liberi ha una certa familiarità più o meno nella memoria di ciascuno di noi. Anche se non frequentate le curve degli stadi preparando striscioni contro la polizia, sicuramente lo avrete visto su qualche muro nella vostra città.
Quella di Ultras Liberi, o Fasciofont come è da molti conosciuto, non è solamente una storia grafica, ma come suggerito anche dal nome, un dettaglio della narrazione di un preciso momento storico italiano, che ha favorito la sopravvivenza di sottoculture e ideologie estremiste, tutt'ora diffure in larga maggioranza negli stadi.
Dalle manifestazioni studentesche questo carattere ha trovato sfogo nelle curve, in cui i messaggi lanciati suonano come spaccature e accuse categoriche, alle quali graficamente deve essere associato un catattere squadrato o bastone, come preferiscono chiamarlo i graphic designer. Lo stesso effetto non potrebbe essere suscitato da un font aggraziato o corsivo. Persino noi, scrivendo nelle chat e volendo mettere in risalto un concetto, utilizziamo il Caps Lock, proprio perchè la lettura non è solamente una pratica meccanica, ma soprattutto un fatto grafico, fotografico e percettivo.
Piuttosto fisiologico che siano state proprio le curve a raccogliere l'eredità di Fasciofont, essendo esse - con le dovute proporzioni - l'ultimo avamposto dei nuclei militanti e per natura aggressivi nati durante il ventennio fascista in Italia. Molte tifoserie hanno recuperato i simboli e i cori tipici di quegli anni, legando sempre di più il rapporto tra le idee di destra e il tifo organizzato. Secondo quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (Onms) del ministero dell’interno, dei 328 gruppi attivi, 151 sono orientati politicamente: 40 di estrema destra, 45 di destra, 33 di sinistra e 21 di sinistra radicale. Le tifoserie di destra tuttavia sono gruppi attivi, almeno politicamente, più delle tifoserie di sinistra, grazie a comunicazione online, slogan, incontri su temi di attualità. Per politicizzati però s’intende non solo l’esposizione di uno striscione o il canto di qualche coro. In alcune terre calcio e politica si intrecciano, i capi curva e i lanciacori stringono legami o fanno parte delle file di partiti e movimenti malavitosi.
Oltre alla Lazio, altre tifoserie più o meno dichiartamente schierate a destra sono quella dell'Hellas Verona, i Drughi Juventini, gli Irriducibili dell'Inter, i gruppi Boys e Giovinezza della Roma e persino gli Ultras del Milan, da ormai 25 anni passati da idee di sinistra ad altre più in linea con la recente storia societaria.
In un articolo scritto da Valerio Mattioli su Vice Ultras Liberi viene descritto come
"un carattere di impostazione geometrica, quei font cioè in cui la morfologia della lettera viene modificata da forme geometriche, modulari. Altri esempi della stessa famiglia sono l’Avantgarde e il Futura (quello di Supreme per intenderci ndr)”.
Nonostante il nome possa facilmente far pensare il contrario, la storia di questo carattere non inizia in curva a San Siro, all'Olimpico di Roma o all'Allianz Stadium, e non ha nemmeno un'origine legata a un'arte di primo piano. Se infatti il font Helvetica - quello del logo Jeep, The North Face, Nestlè e Microsoft - nasce dalla grande scuola tipografica svizzera, figlia del rigore geometrico della Bauhaus, Ultras Liberi ha un origine più popolare. Attraversando alcune variazioni nelle porporzioni e nella forma, Questo font ha conservato il suo aspetto popolare, per certi versi ancora calligrafico, legato al gesto e all'insieme di valori del quale è il medium fin dalle origini.
Prima del nome con il quale è conosciuto ora, registrato ufficialmente sulle principali piattaforme di font nel 2008 da un certo The Maccio, il carattere era noto come Fasciofont. Le sue radici infatti si rifacevano alla pubblicistica fascista e neofascista, tanto deprecabile quanto florida e originale dal punto di vista creativo.
Ultras Liberi ha delle differenze rispetto a Fasciofont, meno proporzionato e più bold, ma comunque legato a una frangia dell'estrema destra diffusa anche in Francia con il nome di Ordre Nouveau. Nasce proprio oltralpe e dal movimento giovanile militante Ordre Nouveau, nel quale collaborava per la comunicazione anche Jack Marchal, inventore di Ratto Nero, alter ego neofascista di Mickey Mouse.
L'ispirazione si rifà anche ai font psichedelici tipici delle serate disco anni '60, e da li si è evoluto in molte varianti. Le culture musicali di quegli anni si distaccavano dal conformismo sociale anche attraverso un approccio più libertino nei confronti dei sostanze alteranti come l'LSD, testimoniata da brani come Lucy In the Sky With Diamonds o da film cult come Easy Rider di Dannis Hopper. Il mondo distorto dalle allucinazioni ha creato correnti artistiche e tecniche pittoriche come quella del Tie Dye, infuenzando anche la tipografia, alterando e deformando le proporzioni di alcuni font. Da strumenti di propaganda divennero caratteri di una nuova attitudine giovanile, che rivendivava indipendenza rispetto alle generazioni precedenti che avevano portato come nel caso degli Stati Uniti, a conflitti come la Guerra in Vietnam.
Stilisticamente Ultras Liberi potrebbe derivare da caratteri nati molto prima degli anni '60, e in particolare da quelli raffinati dell'Art Deco, pensati con il puro scopo decorativo ispirandosi alla complessità delle forme naturali e spontanee.
È il Ratanegra di Marchal la base dal quale sono partiti i vari tipografi per reinterpretare il font, che ha continuato per molto tempo la sua vita come firma su manifesti e riviste di stampo neo-fascio-satirico.
Finito il periodo delle occupazioni studentesche consapevoli e dei sesantottini, Fasciofont ha perso via via il suo carattere politico, venendo utilizzato anche per manifestazioni comuniste o in Curve notoriamente schierate a sinistra, persino in contesti apolitici.
In questo momento storico in cui le tensioni politiche sono più rilassate, il font è ripreso e rielaborato rispetto alla tradizionale visione.
Una delle più riuscite riproposizioni negli ultimi anni è legata alla comunicazione e all'immagine di LIBERATO, che lo ha utilizzato per il suo merchandising e in quel famoso frame con il mare e il murales "L'anonimato" che descrive i tratti di un'identità sfuggevole. Il mistero che circonda Liberato ha caricato Ultras Liberi di nuovi significati, legati alla fenomenologia dell'artista, al rapporto con il paesaggio della città di Napoli e alla passione per la squadra azzurra, mai nascosta in molti dei video diretti da Francesco Lettieri.
Non si conosce con esattezza il momento il cui il font è stato utilizzato dai gruppi ultras italiani, le origini del tifo organizzato però ancora una volta nascono dal pensiero politico di destra, per primi infatti furono i tifosi laziali a creare nel 1932 la "Paranza Aquilotti", un'associazione organizzata e gerarchica. Notare una somiglianza tra il font degli striscioni da stadio e quello utilizzato sui monumenti di epoca mussoliniana può essere considerata l'inizio della nascita storica di Ultras Liberi.
I primi veri gruppi intesi in senso moderno nascono proprio alla fine degli anni '60, gli stessi di Ratanegra e Marchal, quando le vicende politiche e i cortei ispiravano la creatività delle curve. Non passò molto prima che gli ultras si accorsero del grande potenziale degli stadi in termini di visibilità, si potevano infatti far arrivare a una comunità di persone con interessi affini, messaggi diretti, regolati da un leitmotiv sia nel tono che nella forma. I supporter hanno iniziato ad esporre le proprie idee durante le partite e solo molti anni dopo si è arrivati a vietare l'affissione di scritte con riferimenti politici, che non hanno comunque abbandonato i muri delle case.
Uno studio sociolinguistico del 2010 condotto da Nicola Guerra, Valentina Imperi e Claudi Vardanega sugli striscioni espositi all'Artemio Franchi di Firenze ha contribuito a ribaltare il ruolo e l'impostazione sociologica data dai precedenti studi sugli intenti degli ultras.
L'analisi sulla curva Fiesole ha infatti rilevato molta più complessità comunicativa rispetto alle stereotipo promosso in larga parte dai media. Gli striscioni sono uno strumento incredibilmente efficace e diretto di condivisione di un'identità complessa, consolidata attraverso l'esposizione di segni territoriali, non più generici e puramente ideologici come avveniva nei cortei studenteschi. Il fenomeno Ultras e così gli striscioni non sono solamente un'espressione goliardica, una manifestazione di un disagio o un'avversione nei confronti delle istituzioni, ma una rivendicazione continua della propria identità, che nello stadio trova la sua cassa di risonanza. Questa teoria sarebbe giustificata anche dalle bandiere, che come vessilli medievali segnano il controllo e la presenza di un gruppo in quel preciso territorio.
Il mondo Ultras esplicita la sua presenza tramite la voce e la parola scritta, per attestare una territorialità che non a caso è più marcata in stadi minori, o in città in cui c'è una forte rivalità cittadina. Per questa ragione i più memorabili striscioni di sfottò negli ultimi anni sono comparsi a Roma, e meno a Torino o Milano, in cui le rivalità tra le tifoserie mantengono livelli piuttosto tranquilli.