Moise Kean, patrimonio del calcio italiano
L'attaccante piemontese di origini ivoriane è il presente e il futuro del nostro calcio
16 Giugno 2019
Sette gol in poco più di 600 minuti giocati con la Juventus in stagione, uno Scudetto vinto da protagonista assoluto visto quello che ha fatto con la Juventus nel girone di ritorno, ed un Europeo Under 21 che sta per incominciare e che lo vede tra le stelle più attese sulla griglia di partenza: Moise Kean però alle aspettative c'è abituato ormai da anni, quando veniva continuamente dipinto come un predestinato e gli toccava sempre dimostrare che nessuno si stava sbagliando sul suo conto.
Tra le sue caratteristiche c'è sempre stata la precocità, bruciando le tappe e viaggiando ad una velocità differente rispetto ai suoi coetanei: succedeva ai tempi dell'oratorio ad Asti, è poi continuato ad accadere durante il suo percorso sportivo che l'ha portato alla Juventus, la squadra che come egli stesso ha spesso dichiarato, gli ha cambiato la vita. In squadra era sempre il più piccolo, 'colpa' sua che era già al livello dei compagni di 2-3 anni più grandi di lui. Avere il gol nel DNA gli ha permesso di scalare passo dopo passo le categorie sia in bianconero che in Nazionale, quella italiana, dove ha iniziato a circolare sin dall'Under 15 fino ad arrivare, a soli 18 anni, all'esordio e al successivo gol in quella Maggiore.
#Nazionale
— Nazionale Italiana (@Vivo_Azzurro) 23 marzo 2019
74'| #KEAN RADDOPPIAALLA PRIMA DA TITOLARE IL CLASSE 2000 NON PERDONA
Bellissimo il filtrante di #Immobile, freddo il 19enne attaccante che non da scampo a Hradecky. #VivoAzzurro #ItaliaFinlandia -
L'infanzia in provincia e le vicende familiari lo hanno fortificato e gli hanno permesso di costruirgli addosso una corazza che lo ha reso invulnerabile anche dagli insulti e dalle violenze subite a causa del colore della sua pelle, quel colore che rimanda alle sue origini ivoriane e per cui è stato perennemente paragonato, senza un reale motivo, a Mario Balotelli. Kean ha messo alle spalle il suo breve periodo da 'bad boy' ed è cresciuto con la Juventus, che ha saputo gestire al meglio la sua crescita e aspettare il momento giusto per lanciarlo. Dopo aver segnato il primo gol in Serie A, a Bologna nell'ultima gara della stagione 2016/2017, è arrivato il prestito di Verona dove ha messo in luce le sue skills da grande attaccante, in divenire. Quattro reti nonostante un anno condizionato da tanti infortuni fisici e dalle normali difficoltà di dover affrontare avversari più forti ed esperti gli hanno permesso di prendere la giusta confidenza con la Serie A, e di confermare partita dopo partita le voci sul suo conto.
Più che il bottino realizzativo e i miglioramenti sul campo di carattere puramente tecnico, l'impatto di Moise Kean sullo scenario calcistico italiano ha contribuito a cambiare per sempre le prospettive del nostro movimento, se non fosse altro che per la sua data di nascita, 28 febbraio 2000, che ci ha obbligato a spostare più in la i nostri orizzonti verso il futuro e a porre lo sguardo verso la nuova generazione che stava per sbocciare. Kean ha rotto gli schemi, ci ha consentito di mescolare il vecchio con il nuovo diventando il manifesto della nuova ondata di talento. L'hype non si è limitato all'Italia ma ha interessato anche l'Europa: oltre ad essere stato il primo calciatore nato nel 2000 ad aver segnato nei cinque massimi campionati europei, Kean è entrato di prepotenza nell'immaginario generale dopo il suo esordio europeo a soli 16 anni in un Siviglia-Juventus di Champions League nel 2017, facendo in modo di rendere ben presto la sua esplosione di dominio pubblico.
L'exploit di un giocatore così giovane non ha avuto soltanto conseguenze sul piano sportivo, ma ci ha anche permesso di capire cosa passa per la testa di un ragazzo più o meno minorenne, quelli che superficialmente vengono definiti millennials: la generazione multietnica dei social network e delle poche certezze. I suoi outfit e i suoi gusti musicali, le sue ispirazioni e i suoi modelli di vita, il rapporto con i soldi dichiarato in una recente intervista fatta per SoccerBible grazie ad adidas, ma anche temi mai così attuali come il razzismo in Italia nel 2019.
Se Kean è riuscito a zittire tutti coloro che lo hanno fischiato grazie alle sue reti (sei in sei partite tra marzo e aprile), il polverone che è scaturito dalla gara contro il Cagliari ha superato anche i confini nazionali diventando trend topic anche all'estero. Un tema di attualità scottante sul quale il giovane piemontese si è spesso dimostrato più maturo di quanto non dica la sua carta d'identità: non è un caso che proprio su una stories Instagram Kean ha lasciato uno dei messaggi più belli che abbiamo letto recentemente sul tema delle diseguaglianze sociali, che dice tantissimo del suo modo di pensare e di esprimersi:
"Amo la notte perché di notte tutti i colori sono uguali"
Di Kean ha recentemente si è interessato Players' Tribune, poi è tornato su SoccerBible ma questa volta in copertina, scelto per rappresentare il volti del calcio del futuro e relegando fuori dalla prima pagina Phil Foden e Diogo Dalot. Beh, questo ragazzo che ha già trovato il suo posto ambientandosi con disarmante facilità nella Nazionale di Mancini sarà al centro dell'attacco azzurro agli Europei, sebbene per lui l'Under 21 sia stato solo un breve passaggio del passato durato tre sole apparizioni. L'anno scorso Kean era riuscito a trascinare l'Under 19 fino ai supplementari della finale poi persa col Portogallo, adesso ci riproverà davanti al pubblico di casa, iniziando proprio dal 'Dall'Ara' di Bologna dove ha già segnato due volte e sperando di arrivare ad Udine, nello stadio in cui ha segnato il suo primo gol nell'Italia dei grandi, quella per cui vuole scrivere il futuro.