Il grande salto di 'Ciccio' Caputo
Dalla B(ari) alla A: l'attaccante del Sassuolo è arrivato per restare
27 Settembre 2019
In occasione del secondo gol segnato lo scorso 22 settembre contro la SPAL, Francesco Caputo, detto “Ciccio”, ha tentato di scavalcare i cartelloni pubblicitari per andare ad esultare, ma ha messo male un piede ed è caduto nel vuoto, sparendo per un momento dall’inquadratura. Poi però è riapparso, luminoso, divertito, sorridente. Ed ha continuato ad festeggiare con i suoi tifosi.
Caputo segna e... vola #SassuoloSPAL #DAZN pic.twitter.com/n9nSewOEmV
— DAZN Italia (@DAZN_IT) September 22, 2019
Ecco: se c’è un episodio che può riassumere meglio la carriera di Caputo”, forse è proprio questo salto. Lui, a dire il vero, ne ha compiuto uno ben più lungo, partendo da lontano e arrivando fino alla Serie A. Però i momenti sono quelli: gioia, caduta, rinascita. Tre fasi fondamentali di una carriera importante esplosa tardi. Come si dice in questi casi, però, meglio tardi che mai.
Gioia (a metà)
Dopo anni di gavetta nel purgatorio nell'hinterland pugliese delle serie minori, il classe ‘87 viene acquistato dal Bari (allora in B) di Antonio Conte nell’estate del 2008. Una squadra attrezzata per raggiungere la massima serie, cosa che infatti puntualmente avviene: i Galletti conquistano la A, ma Caputo (con 10 gol in 27 presenze) non di guadagna la permanenza nella sua squadra. La gioia è solo a metà, quindi: “Ciccio” rimane in B e passa alla Salernitana, dove segna solo 6 gol e a fine stagione retrocede in Lega Pro. Paradossi, salti, cadute: la prima parte della carriera di Caputo è un’altalena di emozioni, una sorpresa continua.
L’attaccante al termine dell’annata 2009/2010 torna così alla base, e ci resta: con il Bari arriva anche ad esordire in Serie A a 23 anni (10 presenze in tutto) e trova la sua prima rete nel massimo campionato, il 28 novembre contro il Cesena. Altra gioia, ancora una volta e metà perché c’è sempre qualcosa che manca, che stona, che non torna. Caputo a gennaio del 2011 passa in prestito al Siena (dove ritrova Conte) in cadetteria, segna 3 gol e aiuta la squadra a conquistare la Serie A.
Eppure, sempre per il solito principio, “Ciccio” dopo che ha fatto un passo avanti ne fa un altro indietro: torna a Bari, torna nella sua città del cuore, dove ha l’occasione di diventare bandiera e di puntare (di nuovo) alla massima serie. Le cose, però, non vanno nuovamente per il verso giusto.
Caduta
In genere, quando le carriere degli attaccanti sono ormai all’apice, nel periodo massimo di esplosione quella di Caputo invece implode a causa di un'esplosione di altro tipo: lo scandalo calcioscommesse colpisce il suo Bari e lo vede coinvolto nelle inchieste. Lui si è sempre detto estraneo ai fatti, ma è stato costretto a saltare tutta la stagione 2013/2014 causa squalifica per omessa denuncia. Una frenata brusca, che sicuramente ha inciso in negativo sugli sviluppi della carriera di un giocatore che, comunque, poteva dedicarsi a tempo pieno all'attività imprenditoriale (lo sapevate che Caputo produce birra?) e invece decide di non mollare. E alla fine la giustizia gli dà ragione: nel 2016 arriva l’assoluzione, con Caputo che dice di essersi commosso quando ha letto la sentenza.
E se per la carriera di “Ciccio” non era ancora troppo tardi, qualcos’altro si era rotto irrimediabilmente: il rapporto con i tifosi del Bari è ormai rovinato da questa brutta storia, come afferma lo stesso Caputo:
"In attesa del giudizio, la gente pensa sempre che tu sia colpevole. Ho scontato un anno di squalifica per omessa denuncia, ma se mi permettete è un'altra storia rispetto a chi si mette i soldi in tasca. A mio avviso i tifosi hanno fatto confusione e per me l'ultimo anno a Bari non è stato facile”.
Così, nell’estate del 2015 si arriva alla rottura, scatenata da un fattore random, che stando alle parole di Caputo è stato solo la miccia:
“Se è difficile essere profeti in patria? Un po’ sì. Ho fatto tanti gol, ma dopo la squalifica la società era cambiata e quando mi offrirono la fascia di capitano alcuni tifosi ipotizzarono che l’avessi voluta io. Capii che il rapporto si era rovinato e chiesi la cessione”.
Rinascita
C’è un famoso detto che parla di cadute e dell’importanza di rialzarsi, e sembra che Caputo lo abbia imparato bene. Francesco, detto “Ciccio”, per lasciarsi alle spalle tutto questo non ha fatto altro che giocare, guardare il campo, anzi, la porta. E segnare. Dopo l’amaro addio al Bari, Caputo il 31 agosto del 2015 passa all’Entella: resta in Liguria per due stagioni, segnando 35 gol e affermandosi come uno dei migliori attaccanti della sua categoria. Per questo motivo l’Empoli di Andreazzoli (aiutato dal famoso “paracadute”) nell’estate del 2017 investe su di lui 3 milioni per puntare al ritorno in Serie A. Cosa che, puntualmente, avviene (sensazione di dejà-vu?): “Ciccio” segna la bellezza di 26 reti e si laurea capocannoniere della Serie B. E così, a 31 anni, l’attaccante di Altamura ha il suo secondo faccia a faccia con la massima serie. E non sbaglia.
Stagione di Serie A 2018/2019: eccolo, Caputo. Rispunta fuori dai cartelloni pubblicitari, è un po’ invecchiato rispetto a come lo avevamo lasciato, ma sembra anche più convinto dei propri mezzi. Non potrebbe essere altrimenti, dopo tutte quelle esperienze, dopo tutti quei gol. E continua a farne ancora tanti, nonostante il cambio di serie: 16 reti e 3 assist in Serie A con l’Empoli, 3420 minuti giocato su 3420 disponibili e una salvezza sfumata all’ultima giornata, dopo una stagione passata a ricevere i complimenti di tutti per il bel gioco espresso. Che, però, non è bastato alla squadra toscana per restare in A. Questa volta, però, per Caputo le cose sono andate diversamente.
Tra presente e futuro
E' la migliore versione di Caputo di sempre, e una stagione troppo buona per non meritarsi la riconferma nel campionato maggiore: Caputo nell’estate del 2019 non fa un passo indietro ma resta lì, saldamente al suo posto tra i nuovi bomber della Serie A, tra i nomi per i quali scatenare l’asta al fantacalcio. Il Sassuolo ci punta, spende 7,5 milioni per portare alla corte di De Zerbi uno dei migliori attaccanti di provincia in circolazione, il terminale offensivo perfetto per esaltare il modulo del giovane allenatore italiano. Lui, da parte sua, risponde subito presente: gol all’esordio contro il Torino, poi la doppietta contro la SPAL.
Arrivato all’età di 32 anni, Caputo sembra essere maturato definitivamente. È sbocciato tardi, come è successo ad altri grandi attaccanti prima di lui (Di Natale, Toni, Zampagna). E come loro sogna sempre una chiamata in Nazionale. Molto, se non tutto, dipenderà dalla stagione in corso. “Ciccio”, da parte sua, ci spera. E anno fa rispondeva così a chi gli chiedeva di una possibile convocazione:
“Ci vado a piedi, tanto Coverciano non è distante”.