Storie di coppe
La genesi e la qualità del simbolo più epico dello sport
24 Aprile 2020
Alzare una coppa rappresenta il momento più glorioso in ogni sport. Che si tratti di Cannavaro a Berlino, di Michael Jordan sul parquet dello United Center o di Roger Federer sul manto erboso di Wimbledon, il momento della consegna del trofeo ha sempre un retrogusto epico, come se si entrasse effettivamente nella storia nell'attimo in cui si tocca il premio. Tutte le coppe raccontano una storia, fatta da grandi artigiani e da disavventure, da particolari design a dimensioni spropositate, fatta da uomini che hanno reso iconiche competizioni attraverso simboli.
FIFA WORLD CUP
È il sogno di ogni giocatore di calcio, fin da bambino: rappresentare la propria nazione e alzare la Coppa del Mondo. Lo disse, ad esempio, Diego Armando Maradona quando aveva poco più di 10 anni a Pipo Mancera, per tutti gli argentini il Señor Televisión. "Mis sueños son dos: mi primer sueño es jugar en el mundialy el segundo es salir campeón" racconta un bimbo capelluto a chi ha praticamente inventato la tv-verità in Argentina.
Quella coppa, però, ha un retrogusto nostrano. Viene introdotta nel 1971 ed è ideata dall'orafo e scultore italiano Silvio Gazzaniga, prodotta dall'azienda Bertoni Srl di Novate in provincia di Milano. Il maestro ha disegnato la coppa dell'Europa League, quella della Supercoppa Europea, le coppe per i mondiali di baseball, bob, volley e le medaglie per i mondiali di basket. Ma la coppa più importante resta quella che fu scelta tra le 53 opere che parteciparono al primo concorso. Il significato lo riporta lo stesso Gazzaniga: rappresenta la gioia e la grandezza dell'atleta nel momento della vittoria, con due atleti stilizzati che esultano mentre sorreggono il mondo, quello che governano dal punto di vista calcistico brandendo quel trofeo. Alta 36.8 cm con un diametro della base è di 13 cm, la coppa pesa 6175 g ed è in oro massiccio a 18 carati. Uno degli aspetti più particolari della coppa è la scadenza: sarà esattamente così fino al 2038, poi con ogni probabilità verrà rinnovata.
WIMBLEDON - THE GENTLEMEN'S SINGLES TROPHY
La storia che c'è dietro il trofeo consegnato al vincitore del torneo singolare maschile di Wimbledon è assurda tanto quanto le tradizioni rigide e le leggi ferree dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club. Il primo trofeo è datato 1887, sostituendo la precedente Field Cup e la Challenge Cup, entrambe vinte da William Renshaw. L'All England Club curava molto l'aspetto economico e spendere 100 ghinee (moneta britannica dal 1663 al 1817) ogni anno per acquistare un terzo trofeo era considerato eccessivo. Da quel momento in poi si decise che il nuovo trofeo non sarebbe mai diventato di proprietà del vincitore. Tuttora i campioni ricevono una replica per 3/4 del trofeo.
Il premio è in argento dorato, il trofeo è alto 45.7 cm con un diametro di 19 cm. Campeggia una scritta che recita "The All England Lawn Tennis Club Single Handed Championship of the World" accompagnata dal nome di tutti ci campioni che l'hanno alzata sull'erba più curata del mondo dai giardinieri più precisi del mondo. Nel 2009 terminò lo spazio utile per inserire i nomi e fu aggiunto un basamento sul quale continuare ad incidere (rigorosamente a mano dal polacco Roman Zoltowski in 18 minuti) i nomi dei vincitori. La cosa più stravagante è l'ananas posto sulla cima della coppa. Non c'è una spiegazione univoca per un dettaglio che non passa inosservato. Due le versioni più accreditate: la prima ha a che fare con una tradizione dei capitani della marina britannica, i quali erano soliti mettere un ananas sulla sommità dei loro cancelli per simboleggiare la presenza a casa e non in mare; la seconda riguarda lo status quo che rappresentava l'ananas nel XVII secolo, un cibo praticamente introvabile che simboleggiava ricchezza.
GIRO D'ITALIA - TROFEO SENZA FINE
Il Giro d'Italia è uno degli appuntamenti più avvincenti quando si parla di ciclismo, uno sport che non si limita a premiare il vincitore di un giro, ma che ha tantissimi altri premi da assegnare tappa dopo tappa. Possono essere consegnati sotto forma di maglia - che cambia colore a seconda del premio e del giro - ma il vero premio finale è il "Trofeo senza fine". Dal 1999 al vincitore viene consegnato il premio, composto da una barra di rame bombata, piegata a spirale, che si eleva dalla base in cerchi sempre più ampi, sui quali sono incisi i nomi di tutti i vincitori. Sembra quasi non finire mai la spirale e da lì la caratteristica del nome.
UEFA CHAMPIONS LEAGUE TROPHY
"Potrebbe non essere un capolavoro artistico, ma tutti nel calcio vogliono metterci le mani sopra". Il trofeo che alzano le migliori squadre d'Europa è l'oggetto più ambito, secondo alcuni anche più della Coppa del Mondo. La versione attuale da 73.5 cm e da 7.5 kg viene consegnata e donata dalla UEFA solo dopo la vittoria di 5 titoli europei, come stabilisce la norma del 1968/69 - poi cambiata nel 2008/09, con il trofeo originale che non si muove dal quartier generale. Real Madrid, Ajax, Bayern München, Milan, Liverpool e Barcellona hanno dunque la fortuna di avere un'autentica coppa nei loro musei. Gli altri vincitori possiedono, come succede in altri casi, una replica.
Quello che vediamo oggi non è il progetto iniziale, ma la quinta riedizione della coppa. A Jürg Stadelmann, noto gioielliere di Berna, fu commissionata la realizzazione nel 1967, dopo che l'UEFA regalò la coppa vinta al Milan. Jürg Stadelmann ricorda il primo incontro con Herr Bangerter, all'epoca segretario generale, che gli commissionò praticamente un puzzle: "Mio padre Hans ed io siamo andati insieme nell'ufficio di Herr Bangerter e abbiamo coperto l'intero piano con disegni. I commenti erano 'Ai bulgari piacerebbe il fondo' oppure 'agli spagnoli piacerebbe questo dettaglio' e ancora 'ma gli italiani preferirebbero così' e andò avanti con tutte le nazioni". La forma delle maniglie gli è valsa il soprannome di "grandi orecchie" in più lingue, tra cui francese ("la Coupe aux grandes oreilles"), spagnolo ("La Orejona") e cinese ("大 耳朵 杯").
NBA - THE LARRY O'BREIN TROPHY
Forse il trofeo sportivo più sottovalutato di tutti, soprattutto in termini di importanza e probabilmente perché consegnato nelle mani del proprietario della franchigia che vince i Playoff NBA e non direttamente nelle mani dei giocatori - che gradiscono di gran lunga l'anello celebrativo. Il premio è stato creato nel 1977 e i primi a vincerlo furono i Portland Trail Blazers di Bobby Gross, Bill Walton e Maurice Lucas. Rimpiazzò il Walter A. Brown Trophy e solo nel 1984 prese la denominazione attuale, in onore del commissioner Larry O'Brien.
Il trofeo da 61 cm di altezza e 6.57 kg di peso è un mix di oro 24 carati, argento Sterling e vermeil. La forma ricorda chiaramente un pallone che entra in un canestro e il suo valore si aggira attorno ai 13.500 dollari. La produzione della replica consegnata alla squadra vincitrice è affidata alla Tiffany & Co. Silver Shop.
THE ASHES URN
Molti degli sport che si conoscono oggi e che nel corso degli anni sono diventate delle religioni sono nati in Inghilterra. Il calcio è solo la punta dell'iceberg, ma 5 secoli prima del "the english game" fu inventato il cricket. Il cricket è infatti il secondo sport nazionale, dietro il calcio e subito prima del rugby. Essendo a tutti gli effetti uno sport antichissimo, conserva delle tradizioni che hanno radici secolari. Tra queste c'è "The Ashes", ovvero sia la competizione internazionale di cricket più antica della storia. La prima edizione risale al 1882 e da allora è stato rinviato solo a causa delle due guerre mondiali. Con la formula del Test Tricket, la nazionale inglese e quella australiana si sfidano per portare a casa un bizzarro trofeo.
Al vincitore viene consegnata "The Ashes Urn", letteralmente "l'urna delle ceneri". Il trofeo consiste in un'urna in terracotta di 10.5 cm che simbolicamente contiene le ceneri della squadra che esce sconfitta dalle sfide. Considerando le 335 sfide - contando anche i test match - l'Australia ha vinto 136 volte, mentre l'Inghilterra 108; 91 invece le volte in cui è finita in parità.
PARIGI-ROUBAIX - CUBO DI PAVÉ
Quando si pensa al ciclismo, si pensa subito alle classiche, ovvero sia le più importanti corse in linea di un giorno dell'UCI World Tour. E quando si pensa alle classiche, è praticamente impossibile non menzionare la Paris-Roubaix, la Regina delle classiche o la Corsa di Pasqua considerando il periodo in cui viene disputata (la seconda domenica di aprile). Il percorso varia a seconda dell'edizione, ma la distanza da percorrere non è mai inferiore ai 250 km.
Non c'è nulla di classico, però, nel premio che riceve il ciclista che taglia per primo il traguardo. Alla fine dell'estenuante corsa si riceve un cubo di pavé - simbolo del manto sul quale si sfidano i corridori - del peso di ben 15 chilogrammi. La storia che c'è dietro questo premio non è mai stata spiegata con grande chiarezza, ma pare che il premio che ricevevano all'inizio del Novecento i ciclisti fosse qualcosa di "insignificante". Anni dopo, uno dei vincitori sollevò la questione e si decise per il simbolico cubo, come se si consegnare un pezzo di storia della corsa.
CONMEBOL COPA LIBERTADORES TROPHY
Il trofeo più sentito e uno dei più pesanti. La Copa Libertadores pesa 10.25 kg ed è alta esattamente 99 cm. Ad idearla nel 1959 è stato un immigrato italiano, tale Alberto de Gásperi - con tanto di accento perché ormai si sentiva a tutti gli effetti un cittadino peruviano. La sua "Joyería Camusso" di Lima è tuttora considerato un luogo di culto per il calcio sudamericano.
La parte superiore della coppa è realizzata in argento sterling, escluso il giocatore rappresentato in alto e realizzato in bronzo rivestito d'argento. Il piedistallo è sicuramente la parte più discussa: costruito in legno multistrato, fu ideato per contenere solo 18 placchette con i nomi dei vincitori. Dopo svariati decenni, il piedistallo continua a crescere e ad allargarsi. Esattamente come la Champions League, solo dopo un certo numero di vittorie la coppa diventava di proprietà del club. Le prime squadre a riuscirci furono l'Estudiantes e l'Indipendiente.
STANLEY CUP
L'hockey sul ghiaccio è una religione in determinati paesi, soprattutto quelli più freddi. La Stanley Cup rappresenta il Santo Graal, il trofeo da alzare se si vuole entrare nella storia. I vincitori della National Hockey league (NHL) possono alzare la coppa di 89.54 cm per la bellezza di 15.5 kg. È anche una delle coppe più "sfortunate" considerando il numero di disavventure che ha vissuto.
Dalla volta in cui Walter Neubrand, custode della coppa, fu costretto a lasciarla nell'area merci dell'aeroporto di Vancouver per limiti sul peso dalla alla volta in cui Mark Messier degli Edmonton Oilers la portò in un locale di strip-tease della sua città di origine e permise che i tifosi bevessero dalla coppa, procurando vistose ammaccature.
CALCUTTA CUP
La genesi della competizione è simile a quella delle Ashes Series, traslata dal cricket al rugby a 15. Il trofeo viene assegnato alla vincente di una sfida tra Inghilterra e Scozia, due super potenze del rugby internazionale. Il nome deriva dal ricordo del club rugbistico indiano di Calcutta scioltosi nel 1878. La sfida sia in scena dal 1879 e l'Inghilterra è in vantaggio 71-40 sui cugini scozzesi, mentre 16 sono stati i pareggi.
Dal punto di vista estetico, la coppa è una delle più belle in circolazione. Alta 45 centimetri, il trofeo ha tre manici a forma di cobra e con un elefante bianco a sormontarne la parte superiore. Sul basamento in legno della coppa fu incisa una dedica: "La Calcutta Cup, offerta alla Rugby Football Union dal Calcutta Football Club quale trofeo internazionale da contendersi annualmente tra Inghilterra e Scozia — 1878".