Perché Ferrari non riesce a produrre video di qualità?
La scuderia di Maranello ha provato a replicare ''C'était un Rendez-vous'', deludendo le aspettative
16 Giugno 2020
Ferrari ha pubblicato un video di sei minuti intitolato ''Le Grand Rendez-Vous'', una versione moderna di ''C’était un Rendez-vous'', il cortometraggio del 1976 che vede un pilota sfrecciare per le strade di Parigi per arrivare in orario all'appuntamento con la propria ragazza.
Siccome non c'è stata alcuna possibilità che la Ferrari potesse ricreare quell'identica corsa, la soluzione è stata trovata nel circuito cittadino del Principato di Monaco, dove il pilota della Ferrari SF90 Stradale è la stella di Maranello Charles Leclerc.
Le critiche non si sono fatte aspettare: oltre ad essere tacciato come un ''cortometraggio senz'anima'' e ''con una trama travisata'', quello che ha dato più fastidio è che le riprese dalla telecamera montata sulla parte anteriore della ''rossa'' siano troppo fluide e stabilizzate, a differenza di quelle della versione originale - provenienti da una Mercedes - che avevano avuto successo proprio per le inquadrature poco cinematografiche.
In linea generale, nonostante Ferrari sia uno dei brand con l'heritage più cool al mondo - tanto da ispirare un parco divertimenti tematico - , con la possibilità di spaziare dal lusso fino allo sport, sfruttando la propria storia e la propria estetica mainstream, non sembra riuscire a sfruttare a pieno le proprie potenzialità: uno degli esempi più eclatanti sono le collezioni d'abbigliamento, sempre senza azzardi e per niente al passo dei tempi. Un altro esempio è il suddetto video, schernito su YouTube con commenti come ''Son senza parole, cosa hanno fumato prima di produrlo?'' oppure ''Il team marketing della Ferrari dovrebbe tornare all'università''; effettivamente non sembra esserci stato una pianificazione approfondita, né troppo impegno nello sviluppare un contenuto che, considerando anche i budget del brand Ferrari, avrebbe potuto essere nettamente migliore. Invece pare che i creativi della ''rossa'' si siano affidati completamente all'appeal del proprio driver e della propria macchina, senza provare ad aggiungere niente che potesse alzare la qualità del prodotto.
L'utilizzo della stabilizzazione del filmato in post-produzione è uno strumento solitamente utilizzato per nascondere le vibrazioni della telecamera, ma è proprio nel caso di video che riguardano motorsport e velocità che questa ''instabilità'' è un valore aggiunto per trasmettere una sensazione di guida spericolata. Per esempio, la casa di produzione che ha filmato il record di velocità della Bugatti Chiron - che ha raggiunto i 490 km/h - ha aggiunto degli effetti in post-produzione per dare maggior senso di ''agitazione'' in una clip che secondo i registi era ''senza vita''.
La cosa che stupisce ulteriormente è che il regista scelto da Ferrari per girare il cortometraggio è Claude Lelouch, lo stesso di ''C'était un Rendez-vous'', motivo per cui non si riesce a trovare un reale motivo di così tanta differenza tra i due risultati finali. L'unica vera somiglianza che accomuna i due filmati sono i suoni onnipresenti del rumore del motore e lo stridio costante degli pneumatici.
Non è la prima volta che il video del 1976 viene ripreso da una casa automobilistica: già tre anni fa Ford ne aveva prodotto uno, anch'esso girato a Parigi e anch'esso riempito di critiche a causa della diversità con l'originale, sebbene fosse una versione migliore rispetto a quello girato dalla scuderia di Maranello.
Nonostante ''Le Grand Rendez-vous'' si faccia notare per dettagli peggiori rispetto alla stabilizzazione del video - come il cameo del Principe Alberto o la percezione che sia tutto estremamente pianificato, vedi le strade vuote e i finti applausi al momento dell'arrivo della Ferrari davanti all'Hotel de Paris - il filmato non avrebbe ricevuto così tanti pareri negativi se solo fosse stata trasmessa un pò più di genuinità, un aspetto che invece è totalmente impersonificato proprio da uno dei personaggi del momento, Charles Leclerc.