Puma King: le scarpe ai piedi degli Dei
Da Pelè a Maradona, da Cruyff a Neymar: tutti i grandi calciatori hanno indossato le Puma King
14 Settembre 2020
Prima il restyling in collaborazione con Rhude e ora la firma e le immagini di Neymar Jr: le PUMA King sono tornate davvero. Il lavoro del brand tedesco - che ha investito più di mezzo miliardo negli ultimi 5 anni - è un perfetto equilibrio tra leggenda e innovazione, tra nuovi trend e tradizioni che non passano mai di moda. Le PUMA King, viste per la prima volta in assoluto ai piedi del #10 del PSG ieri sera in occasione della partita contro il Marsiglia, seguono esattamente lo stesso equilibrio, grazie ad uno stile che da Pelè a Neymar non cambia. La affascinante storia di una delle ultime icone estetiche del calcio si ripete ed è pronta a rivivere una nuova era.
Quando un oggetto, come un paio di scarpette da calcio, è veramente destinato a rimanere per sempre nell’iconologia dell’uomo, in questo caso quella sportiva, lo si capisce spesso dal fatto che attraversa le generazioni senza soluzione di continuità. Questa storia, infatti, comincia nel 1966, alla fine della Coppa del Mondo organizzata e vinta dall’Inghilterra, destinata a rimanere l’unica vittoria in un grande torneo internazionale degli inventori del calcio. Il capocannoniere di quell’edizione, infatti, non proviene né dall’isola britannica, né dalla Germania Ovest, seconda classificata di quell’edizione. Proviene da Maputo, capitale del Mozambico, ma è di passaporto lusitano e grazie ai suoi gol ha condotto il Portogallo ad un ottimo terzo posto. Si chiama Eusébio, ha segnato per 9 volte durante la competizione e negli anni successivi metterà a ferro e fuoco mezza Europa con il suo Benfica, vincendo sostanzialmente tutto. La Puma, suo sponsor tecnico in quel momento, decide di celebrare questo grande traguardo e nel 1968 - con un po’ di ritardo - fa uscire il primo paio di Puma King.
Da lì comincia una lunga lista di fenomeni, parola forse riduttiva per descrivere questi “Dei del Calcio”, che indosseranno le Puma King in momenti storici di questo sport, la cui leggenda è stata letteralmente scritta con queste scarpe. A indossarle nel 1970 è Edson Arantes do Nascimento, meglio noto come Pelé, che in quell’edizione della Coppa del Mondo inciderà per sempre il suo nome nell’Olimpo del calcio mondiale. Oltre a conquistarsi un titolo storico da parte del Sunday Times dopo la finale vinta 4-1 contro l’Italia - “Come si scrive Pelé? D-I-O” - O Rey fece anche quella che potrebbe essere la prima operazione di marketing di sempre. Prima del quarto di finale contro il Perù, infatti, il brasiliano fece aspettare tutti per qualche minuto poiché si stava allacciando le scarpe con molta cura. In molti pensarono che il gesto fosse voluto, visto che tutti gli occhi erano su di lui e sulle sue scarpette di cuoio. Probabilmente questo gesto gli fruttò un generoso compenso da parte di Puma.
Da lì in avanti, la lista di atleti innamorati delle King è lunga, così come i momenti che hanno definito la storia del calcio, in particolare della coppa del mondo. Perché dopo il Mondiale del ’66 e quello del ’70, anche la Coppa del Mondo del 1974 vede le scarpe della Puma come protagoniste. Dopo la disastrosa Olimpiade di Monaco del ’72, il mondiale viene assegnato alla Germania Ovest, in piena Guerra Fredda. Nonostante sia la squadra di casa ad alzare la coppa alla fine del torneo, questo Mondiale viene ricordato per una squadra che riscrisse il concetto stesso di calcio, l’Olanda. Negli Oranje, il cui gioco veniva non a caso chiamato “Calcio Totale”, giocava un ragazzo che stava facendo impazzire mezza Europa e che, con le sue Puma King ai piedi, segno l’unico gol dei suoi nella finale contro la Germania, Johan Cruyff. Altra curiosità legata al marketing: nonostante l’Olanda fosse sponsorizzata da adidas, Cruyff era talmente legato al marchio Puma che gioco tutto il Mondiale con una maglia personalizzata che aveva solo due stripes sulle maniche anziché tre.
Ma se pensate che queste scarpe non possano raggiungere apici di gloria ancora più alti, vi sbagliate. Perché finora le King sono state indossate dagli dei, ma per diventare leggenda hanno ancora bisogno del Dio con la D maiuscola, la D di Diego. Nel 1986, El Diez non solo vince il Mondiale, non solo vince la Scarpa d’Oro come miglior giocatore del torneo, ma segna anche due dei più famosi gol della storia del calcio. Uno è la “Mano de Dios”, il tocco di mano che beffa il portiere inglese e vendica il popolo argentino per il sangue versato nelle Falkland. Il secondo è stato chiamato il “Gol del Secolo” e questo la dice già lunga. Maradona scarta 6 giocatori, toccando il pallone 11 volte e insaccando il gol che spianerà la strada all’albiceleste per la vittoria del Mundial. Diego gioca ogni minuto di ogni partita di quel torneo, portando l’Argentina e sé stesso alla gloria imperitura. E lo fa con le Puma King ai piedi.
È letteralmente impossibile trovare, nella storia del calcio, un paio di scarpe leggendarie come queste. Certo, ci sono sicuramente modelli costruiti meglio, più pubblicizzati, più moderni. Scarpe indossate da calciatori che sono indubbiamente destinati a raggiungere i Maradona, i Cruyff, i Pelé e gli Eusebio nell’Olimpo del calcio. Ma nessun’altra scarpa è mai stata indossata da così tante leggende allo stesso tempo e difficilmente succederà di nuovo. Con il senno di poi, a Puma si può imputare un solo, vero errore, il nome. Perché questo ammasso di cuoio e leggenda meritava, anzi merita, di essere chiamato Puma God. La scarpa degli Dei.