C'è stato un calo miliardario nel merchandising sportivo italiano
Il 2020 ha registrato una perdita del 18%, e potrebbe non essere finita
13 Novembre 2020
In Italia, la vendita di articoli sportivi - intesa come la vendita di vestiti, scarpe e accessori per l'attività fisica di ogni tipo - ha registrato una perdita di 2,278 miliardi di euro nel fatturato rispetto alle cifre del 2019. Come spiega il Sole 24 Ore, infatti, l'anno scorso il bilancio di Assosport aveva annunciato un turn over di 12 miliardi e 690 milioni di euro, mentre per quest'anno i numeri dell'associazione denunciano un totale che oscilla fra i 10 e i 9 miliardi. Un calo drammatico che potrebbe però essere ancora peggiore: se infatti si stabilisse un nuovo lockdown entro la fine del 2020, dall'attuale -18% si potrebbe arrivare al -25%.
Assosport è l'Associazione Italiana fra Produttori di Articoli Sportivi che rappresenta i commercianti di questo settore, fra cui anche brand come adidas e Macron e in cui rientrano anche le vendite degli store dei club. I dati descrivono chiaramente la situazione del merchandising sportivo in Italia che in questi mesi, a causa del coronavirus, ha visto più volte la chiusura dei centri commerciali e dei negozi al dettaglio di articoli sportivi. Un problema che il digitale è riuscito solo in parte a ovviare, ma proprio l'online potrà essere fonte di ripresa in futuro. Infatti, la neopresidentessa di Assosport Anna Ferrino ha spiegato a Repubblica che "la trasformazione digitale è la chiave per ripartire". Il coronavirus ha impattato pesantemente nei conti sia delle società sportive che nei brand che operano come partner tecnici, costringendo la vendita online ad essere l'unica soluzione nel mercato di questo settore. Ad esempio, a fronte della crisi in corso, quest'estate la Roma è stata costretta a chiudere 9 AS Roma Store in giro per la Capitale.
Ma non c'è crisi ovunque. Un recente articolo di Vogue Business invece ha spiegato come, in realtà, alcuni brand sullo store Fanatic abbiano registrato un aumento delle vendite in alcuni casi fino al 30%. Un dato che spiega come in certi casi i brand siano riusciti ad attuare delle strategie differenti, arrivando addirittura a segnare dei guadagni - tramite un certo tipo di pubblicità o cercando di vendere un prodotto più come lifestyle che come item di gioco. Ma questo tratto commerciale dipende anche dalle varie economie nazionali, con alcune che hanno risentito molto più di altre della crisi da coronavirus, e i brand di conseguenza.