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Dietro le quinte del documentario di Hector Bellerin

Intervista a Charles Hoare, il regista di 'Unseen Journey'

Dietro le quinte del documentario di Hector Bellerin Intervista a Charles Hoare, il regista di 'Unseen Journey'
Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
Fotografo
Joshua Johnson

Al 72' di Arsenal-Chelsea del 19 gennaio 2019, inseguendo un pallone, Hector Bellerin mette male la gamba e si rompe il legamento del crociato anteriore sinistro. Un evento sconvolgente per il terzino spagnolo, come lo sarebbe - e come è ogni volta - per qualsiasi calciatore. Il trauma è molto è grande, e vista la gravità dell'infortunio, Bellerin ha deciso di testimoniare la sua esperienza con un documentario, pubblicato in questi giorni su alcuni dei suoi canali social (YouTube e Facebook). Si chiama Unseen Journey, e racconta in nove episodi le tappe del recupero dell'infortunio del giocatore dell'Arsenal, dall'operazione a Barcellona al ritorno in campo a settembre 2019. 

Il documentario si concentra molto sul contesto psicologico che ha accompagnato Bellerin durante i mesi di convalescenza prima e recupero poi, per offrire una testimonianza di cosa si vive realmente quando, a rischio, c'è la passione di una vita. Lo ha spietato a nss sports anche Charles Hoare, regista inglese che ha diretto il documentario e che ha seguito (con la sua troupe) Bellerin in tutti i mesi dell'infortunio. 

Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
Ph: Joshua Johnson at HIFEN Studios
1) Negli ultimi anni abbiamo visto alcuni documentari (come All or Nothing su Prime Video o Sunderland Till I Die di Netflix) che hanno mostrato casi di lesioni. Quali sono i parametri per raccontare l'infortunio di un calciatore? Quanto è grave l'aspetto psicologico?    

Ci sono stati dei parametri di riferimento, ovviamente, controllando ogni parte importante della storia. Ad esempio, un giocatore si infortuna e di conseguenza si sente abbattuto, quindi lavori su come mostrare un lato più positivo e il racconto della riabilitazione, che in questi casi è un must. La prassi generale è che quando hai un infortunio inizi dall'intervento chirurgico e poi passi alla riabilitazione, al recupero, e alla fine al ritorno in campo. 

Queste sono le basi. Ho scoperto, facendo il documentario, che quella storia, per me, ormai era stata capita. Quindi è stato più cercare di trovare un modo per creare il giusto contesto, di aggirare le cose per renderlo più interessante per coloro che non sono appassionati di calcio. Ho sempre pensato: "Cosa avrebbe fatto guardare questo documentario a mia madre?". Volevamo mostrare qualcosa in cui tutti potessero essere impressionati, non solo quelli che tifano Arsenal o che seguono il calcio o Hector. Avevamo molti spunti interessanti, ma sapevamo di non voler fare un tipico film sul recupero degli infortuni; al contrario, volevamo mostrare la sua storia per far vedere come affrontare infortuni di questa natura.

L'aspetto psicologico era enorme e così difficile da mostrare. Siamo stati fortunati che Hector si sia aperto così tanto con noi, e questo, infatti, si vede nel documentario attraverso i momenti con la sua famiglia. Penso che l'aspetto psicologico sia una delle cose più difficili da catturare sul film, piuttosto che mostrare solo quanto il giocatore sia triste. Ci siamo detti: "Abbiamo un altro modo per mostrarlo?". Così abbiamo svolto alcune interviste con altri protagonisti, come quella che abbiamo girato con Jon Toral (difensore dell'Hull City, anche lui infortunato nello stesso periodo di Bellerin e operato nello stesso ospedale a Barcellona, ndr). Poi abbiamo voluto mostrare gli altri interessi della sua vita, che lo hanno tenuto occupato per tutta la ripresa, come nell'episodio 5, in cui si mostra la sua vita lontano dal campo. 

Era fondamentale per lui per attraversare questo momento, che è triste, è terribile, ma tanto è così che si supera. Raccontando questa spinta positiva che viene da Hector. Dal mio punto di vista, in termini di editing e creazione, penso che abbiamo ottenuto proprio quel suo lato grezzo, spontaneo. Non volevamo che fosse in alcun modo addolcito.
 
2) Oltre a essere uno dei migliori terzini del mondo, Hector Bellerin è diventato uno dei giocatori più seguiti per motivi extra-campo. Quanto lo influenza la sua personalità quando gioca o in generale quando fa il suo lavoro?
 
La sua personalità è quella di una persona molto normale, solo che ha molti interessi, soprattutto sul lato creativo, ma alla fine viene pagato per giocare a calcio. Vuole solo sperimentare cose diverse dal calcio, cosa che capisco perfettamente, ma alla fine, i due mondi non si scontrano. Quello che ho imparato da lui è che riesce a tenerli tutti e due separati, i suoi interessi lontano dal calcio. C'è una bella scena nell'episodio 5, quando parla del suo amore per il calcio, ed è la sua passione numero uno. 
 
Quello che la gente non si rende conto è che la sua personalità è stata di grande aiuto nel superare l'infortunio e mentre il suo "lavoro" si fermava. Nell'episodio 7 dice: "Non credo che a nessun altro al mondo, in nessun altro mestiere, venga detto di non poter fare il proprio lavoro". È molto raro che accada. Ma quando un calciatore si infortuna, gli viene detto "vai a stare a casa per riprenderti", il che deve essere molto scoraggiante, ma per fortuna, la sua personalità e i suoi interessi sono entrati in gioco quando ha avuto quel tempo libero.
 
 
3) L'Arsenal fino a poco tempo fa aveva serie difficoltà in Premier League, ma non sono una squadra molto diversa da quella che ha vinto la FA Cup cinque mesi fa. Tu che hai seguito la squadra nell'ultimo anno, cosa pensi che stia succedendo nello spogliatoio? 
 
Essendo un tifoso dell'Arsenal, avevo la mia base di tifosi dell'Arsenal a testa alta e conoscevo le frustrazioni che i tifosi stavano provando, ma ho il lusso di vedere entrambe le parti. Quando stiamo attraversando una brutta situazione, ho incontrato queste persone che potrebbero essere criticate, ma le ho anche viste sconvolte e ho assistito a quanto lavorano duramente per cambiare la situazione.
 
Penso che in qualsiasi posto di lavoro, quando si passa attraverso una brutta situazione, ci si confronta per capire come uscirne. Come ha detto Rob Holding quando lo abbiamo intervistato, avere quella leadership che Hector porta è vitale, e penso che ne stiamo vedendo i benefici. Penso che la gente pensi troppo a quello che succede in uno spogliatoio: sono tutti umani, qualunque cosa accada, ogni giocatore vuole solo il meglio per l'Arsenal. La prova è nella dedizione che ci mettevano mentre attraversavano il periodo negativo, mentre ora li vediamo giocare così bene. Per dire, abbiamo momenti all'HIFEN (la casa di produzione del documentario, ndr) in cui potremmo non essere scelti per un paio di lavori, ma come nel calcio, quello che conta è il modo in cui segui i tuoi principi. Alla fine la fortuna girerà anche dalla tua parte.