3 consigli (non richiesti) alla Serie A per migliorare la propria estetica
Visto che ci sono problemi d'immagine ovunque, dai social al sito
01 Febbraio 2021
A guardare la Serie A da fuori, pare evidente che il campionato abbia due ritmi. Uno è quello forte, internazionale dei top club, con in testa Inter e Juventus, per cui brand e immagine sono evoluti al pari delle grandi società di altri campionati. Poi c'è quello più in difficoltà, arretrato, di altri club. Quello delle famose piccole - ma anche di società più importanti che, però, non stanno investendo nel giusto modo per il miglioramento del proprio brand -, in cui il campo è l'unico pensiero, l'unico obiettivo degli investimenti. Il divario si è fatto importante e a risentirne è, poi, anche l'intera qualità estetica del campionato.
La Serie A infatti ha un problema d'immagine abbastanza evidente, figlio di una serie di atteggiamenti mediatici poco innovativi e scadenti. In pratica, senza la necessaria accortezza che negli ultimi anni hanno reso fondamentale l'utilizzo dei social. Parliamo di bassa qualità dei principali canali di comunicazione della Serie A, in cui le strategie sono sempre quelle, e soprattutto - ed è la cosa più difficile da accettare - lontane dai progressisti e evoluti progetti delle altre principali leghe europee. Pensando che qualcuno, dalle parti di via Rossellini a Milano, chieda il nostro parere, abbiamo voluto illustrare i principali problemi intorno alla bassa qualità del campionato italiano.
Il logo
Per migliorarsi, dovrebbe iniziare dal primo tratto identificativo, il logo. L'evoluzione dello stemma del campionato è in discussione ogni anno, perché nelle recenti rielaborazioni (ben 3 dal 2016 ad oggi) nessuno è sembrato soddisfacente. In effetti, servirebbe qualcosa di più minimale e allo stesso tempo elegante, visto che quello attuale, nella forma, sembra un misto fra un carattere fascista e un monolite azzurro - mentre il campionato ha un heritage sportivo unico, pieno di classe, cosa che questo logo non trasmette. Ad esempio, lo stemma della Bundesliga, per quanto storico, nella sua rielaborazione del 2016 è molto comunicativo e impattante, nonché moderno. A proposito di innovazione, la Ligue 1 francese ha inserito il nuovo title sponsor nel suo logo, e da Ligue 1 Conforama è passata a Ligue 1 Uber Eats. E il nuovo marchio è molto interessante.
I social
Oltre al logo, anche nel digitale il tratto estetico è proprio quello che manca al nostro campionato. I profili Instagram, Facebook e Twitter della Serie A non sono interessanti. In particolare, Instagram (che è la piattaforma più densa di tratti estetici) è molto debole in confronto ai profili degli altri migliori campionati europei - consigliatissimo di seguire quello della Liga, sempre pieno di grafiche fantasiose e contest divertenti. Il profilo pubblica solo contenuti di campo e soprattutto senza particolari tocchi estetici, come se fosse una normale pagina di calcio. Al contrario, sui profili di altri campionati, l'interazione con i tifosi è molto più curata grazie a una comunicazione meno filtrata, più diretta.
Il sito
Nella Serie A, ovunque, sono poco attraenti i colori e i crest, dalle Instagram stories al sito web, l'ennesima pecca estetica del torneo. Il sito è confusionario (così come l'app), troppo scheletrico e, quindi, con tutti quelle tonalità alternate di blu e bianco, molto disturbante. Queste impostazioni poi incidono su tutta l'immagine digitale del torneo, che si espone anche sugli highlights del canale YouTube, sui banner pubblicitari a bordo campo e sulle patch nelle maglie. Un ottimo benchmark è il sito della Bundesliga. Sul sito del campionato tedesco - che è curato da Sky Sport -, oltre a realizzare approfondimenti e speciali sui singoli giocatori, ci sono delle rubriche in cui vengono analizzate le squadre, come fosse un magazine di calcio, con uno storytelling più affascinante grazie a contenuti (anche video) realizzati per i tifosi. In quello della Serie A, invece, sembra più una raccolta di comunicati stampa, non c'è la scioltezza di, appunto, quello tedesco.
La soluzione per questi problemi di natura estetica sarebbe quella di migliorare il workflow della gestione dell'immagine della Serie A. Al momento, quello che emerge dai punti sopra esposti, è che le cose sono pensate male, in ritardo, e soprattutto, con un'impostazione che, rispetto ai contenuti degli altri campionati, sembra datata. Adesso che il torneo è a livelli calcistici altissimi e la commerciabilità è nella top ten mondiale, è ancora più importante che la Serie A abbia dei colori più affascinanti, con un logo dal design più pulito e una comunicazione con un taglio più morbido e meno rigido. Bisognerebbe, insomma, che l'intera struttura estetica della Serie A diventi più giovanile, nel senso sia di trovare una forma di comunicazione che faccia avvicinare i giovani al brand Serie A, che una grafica in generale più attraente.
Per fare questo, però - e lo dimostra, fra le altre cose, la bassissima qualità dei vari promo del campionato - sono necessari investimenti. Bisogna capire l'importanza di spendere per la cura dell'immagine, perché, altrimenti, anche la commerciabilità all'estero del campionato viene sminuita.
Gli uffici della Lega Calcio sono a due passi dal distretto di Porta Nuova, dove hanno una sede italiana alcune delle aziende più importanti del mondo (come Amazon, Samsung, Google). Non sarebbe male uscire e fare un giro delle loro parti. Sarebbe utile per capire quanto design e estetica di un marchio sono importanti per la sua commercializzazione. E soprattutto, come si comunica nel 2020.