Come si parla di calcio su YouTube e Twitch?
Come streamer e youtuber stanno rivoluzionando la creazione e la fruizione dei contenuti calcistici sui social network
25 Marzo 2021
Streamer e youtuber stanno rivoluzionando il racconto calcistico portandolo in una dimensione più immediata, diretta e coinvolgente rispetto ai palinsesti televisivi mainstream. Il fenomeno è relativamente nuovo visto che YouTube è da anni la vetrina di personaggi che hanno (re)inventato il genere del video-commento alle partite in una piattaforma che, storicamente, ha sempre fatto fatica con il prodotto calcio a causa dell'impossibilità di trasmettere immediatamente gol e highlights delle partite, per di più spesso con una qualità audio e video molto bassa.
La novità sta in come e quanto questi video stiano cambiando le percezioni del ruolo dello youtuber in un calcio in cui, in assenza di un’interfaccia fisica, si è alla ricerca di quella virtuale con la quale rapportarsi e interagire, proprio come si farebbe al bar o allo stadio. Oggi chi si mette davanti alla videocamera del proprio smartphone è un vero e proprio content creator, in grado di fornire spunti di discussione sempre nuovi e di fidelizzare una cerchia più o meno ristretta di follower cui "vendere" un prodotto che nessun altro può offrire: la sua opinione, il suo modo di vivere una passione.
Quella che anima Antonio, Andrea e Mirko Fusco, tre ragazzi napoletani che il popolo del web conosce come Fius Gamer. Il loro canale YouTube, nato nel 2015, conta quasi un milione di iscritti e i video più cliccati sono le live reactions delle partite del Napoli, una sorta di genere narrativo a sé stante:
"Tutto è nato in maniera spontanea. Le nostre reazioni sarebbero le stesse anche a telecamere spente: ci siamo limitati a condividerle e ogni volta i tifosi si riconoscono nei nostri stati d’animo. Il calcio è sacro in Italia, e negli ultimi anni il punto di vista dei tifosi è diventato sempre più dominante e interessante, grazie anche alla libertà d’espressione concessa dai social media.Le reactions siano già un genere vivo e riconosciuto di un top trend come il calcio che non passerà mai di moda".
Non trash, come potrebbe apparire a una prima superficiale occhiata, ma una rappresentazione dell’essenza stessa del tifo in tutte le sue dinamiche. Un rito individuale e collettivo che la standardizzazione e la banalizzazione del dibattito ha proiettato in un'era in cui, sui social, i contenuti più cliccati non sono i video dei gol ma quelli degli youtuber. Che diventano interlocutori privilegiati, ascoltati, richiesti.
Diego Ligorio, tra gli youtuber interisti più noti e apprezzati - ha cominciato nel 2015 da una pagina Facebook: oggi ha un canale da quasi 23.000 iscritti e oltre 7 milioni di visualizzazioni ed è ormai ospite fisso nelle trasmissioni di Telelombardia e Antenna 3, due tra i network più importanti del Nord Italia quando si parla di calcio:
"La cosa che mi gratifica di più è che sono sempre stato cercato da altri e mai il contrario. Non credo ci siano segreti o strategie per arrivare in TV: io cerco di essere me stesso, dico la mia con il sorriso, entrando in punta di piedi in un mondo che non è mio e in cui, almeno all’inizio, i giornalisti - non tutti - ti guardavano un po’ così sapendo che eri uno youtuber".
Quando, però, le potenzialità del mezzo sono apparse chiare anche ai professionisti del settore sono stati in molti a fare marcia indietro: oggi sono sempre di più i giornalisti sportivi ad aver aperto un proprio canale - apprezzatissimo quello di Stefano Borghi, ex telecronista di Sportitalia oggi a DAZN - e ad essersi reinventati anche in questo ruolo, offrendo contenuti e approfondimenti "di campo", dedicati alla tattica o, comunque, a un approccio più analitico e meno istintivo.
Tra i canali più interessanti in questo senso c’è Alesia di Ivan Brocchieri. I suoi video dedicati alle transizioni del Liverpool o alle lectiones magistrales di Marcelo Bielsa sono un must watch per chiunque cerchi di capire qualcosa di più di ciò che accade sul terreno di gioco:
"Ho deciso di aprire il canale quando ho iniziato a interrogarmi su ciò che vedevo in campo, su cosa significasse 'giocare bene' o 'giocare male'. L’ispirazione è arrivata da canali come quello di Nouman e dei suoi omologhi sudamericani. Ho unito le mie passioni: l’approfondimento calcistico, il videomaking e la volontà di approfondire tematiche di cui oggi si parla in maniera superficiale".
In effetti l’idea del calcio come fenomeno popolare e culturale oggi si sostanzia nella necessità di formare una nuova generazione di tifosi più matura e consapevole nei giudizi e nelle analisi. E una nuova generazione di narratori:
"Credo che questi approfondimenti diventeranno sempre più rilevanti, soprattutto se le TV continueranno a perdere centralità. Il fatto che anche molti giornalisti si stiano spostando su altre piattaforme video è l’esempio perfetto di quella che sarà la comunicazione e la fruizione del prodotto calcio nel futuro, soprattutto se continueranno a emergere figure in grado di raccontare il calcio dall’interno perché nel calcio ci lavorano".
Come Jacopo Gornati, match analyst del Sion e tra i fondatori del canale Tacktickers su Twitch. L’intervista a Massimo Oddo è stata tra i contenuti più visti e cliccati di questo inizio 2021 oltre che una vera e propria dichiarazione d’intenti:
"Vogliamo proporci come alternativa a una comunicazione calcistica sempre più orientata al formato tabloid. Il nostro team è composto da due match analyst, tre allenatori, un web project manager che ci aiuta nella gestione dei social e una persona che si occupa di sviluppare contatti e promuovere il marchio. Ognuno di noi si porta dietro un bagaglio di esperienza che condivide sui social che presto prenderanno il sopravvento sulle tradizionali piattaforme, perché permettono un’interazione immediata tra creatore di contenuti e fruitore: cambiando la piattaforma, cambiano anche i contenuti e i linguaggi utilizzati per proporli".
Cercando di coniugare tradizione e innovazione, passione e competenza:
"Negli anni ho imparato molto su metodologie e filosofie di allenatori molto diversi tra loro, e questo mi ha permesso di aprire la mente a tante sfaccettature dello stesso sport, che è ciò che vorrei trasmettere a mia volta. Eppure anche noi siamo tifosi, ci lasciamo andare a qualche sfottò, ci arrabbiamo quando la nostra squadra perde e gioiamo quando vince. Il nostro compito è spiegare il motivo per cui ha perso o ha vinto. Il tifoso non deve conoscere per forza tutte le sfaccettature tattiche della propria squadra: il calcio è bello perché significa svago, divertimento ed emozioni. Poi, per i più curiosi, ci siamo noi".
Perché a cambiare non è solo il calcio ma anche chi, come e dove lo racconta.