L'evoluzione estetica dei talk show calcistici italiani
Quanto è cambiato il calcio in tv da Pressing degli anni Novanta al contemporaneo Sky Calcio Club?
24 Febbraio 2021
Prima di DAZN, di Sky Go e delle piattaforme OTT, c'è stato un tempo in cui il confronto sportivo, l'approfondimento e gli speciali erano un appuntamento fisso, temporaneo, necessariamente impostato. in pratica, quando i talk show calcistici erano un'istituzione. Dal primo programma televisivo sulla Rai - La Domenica Sportiva, nel 1953 -, fino all'avvento del video On Demand di Sky nel 2009, il calcio è stato trasmesso con degli appuntamenti settimanali fissi. Si è creato nei decenni un universo di studi televisivi, poltrone, collegamenti, battute, confronti accesi (tutti qua, su YouTube) e tanti volti iconici. E' iniziato con Enzo Tortora e passato per le giacche di Aldo Biscardi e dal pendolino di Maurizio Mosca, fino allo stile sobrio di Sandro Piccinini e al contemporaneo modello show man-social di Pier Luigi Pardo.
In trent'anni il modo di raccontare il calcio in tv è cambiato nel format e nelle grafiche. Gli studi, infatti, si sono evoluti con nuove composizioni e nuovi strumenti, e anche il design della comunicazione è cambiato: adesso il pubblico si è differenziato, ogni spettatore può scegliere cosa guardare e, in poche parole, ogni programma lavora per rivolgersi al suo personale spettatore medio. Questo a differenza del passato, quando la pay tv era ancora qualcosa di nicchia e la maggior parte degli utenti televisivi potevano guardare l'approfondimento calcistico tramite i pochi programmi che circolavano sulla televisione pubblica (non necessariamente solo sulle reti generaliste: si è parlato di calcio molto anche sulle emittenti locali). Il calcio in televisione ha creato un capitolo-nostalgia del rapporto fra la sport e i media, con programmi diventati iconici nelle scienze della comunicazione come 90 minuto, Il processo del Lunedì (poi Il processo di Biscardi), Dribbling, Sport Sprint, e ancora, su Mediaset, Pressing e Tiki Taka. Negli anni Duemila sono cresciute nuove realtà autonome come la rete Sportitalia e, con Sky, l'evoluzione si è completata con uno stile diverso, più internazionale e con dei format prestabiliti. Da quelle stanze gremite di pubblico ai touch screen di questo decennio, il calcio nella televisione italiana ha una storia grafica lunga più di cinquant'anni.
I loghi
I loghi dei programmi di oggi sono, per tecnologie di riferimento e contesti comunicativi, diversi. Quelli degli attuali programmi televisivi calcistici sono pensati per essere esposti e condivisi sui social network e per assumere qualsiasi dimensione. L'ottimizzazione grafica si è plasmata sui moderni canali di comunicazione e anche loro stessi, spesso, si integrano con format e hashtag tipici della comunicazione online. Il vecchio font di Pressing, programma che continua ad essere in onda rieditato nel 2018 dopo la chiusura nel Duemila, è profondamente televisivo. Ha colori sfumati e i tratti sottili, a rispecchiare un font type minimalista che ai tempi era molto progressista, quasi più elegante rispetto ai pomposi e appariscenti modelli di altri programmi della televisione generalista. L'estetica si è modificata nel corso dei Duemila con altri programmi come ControCampo, in cui la grafica più bold e appariscente voleva richiamare al tipo di programma che si stava per guardare - l'analisi, il dibattito, la bagarre dentro lo studio.
Tiki Taka, come Sky Calcio Serie A, ha utilizzato invece dei colori più vivi e un font quasi estivo; anch'esso sottolinea lo spirito allegro del programma, con la presenza di wags e personaggi divertenti che definiscono un contenuto informativo simpatico, scherzoso, acceso ma non pesante. I programmi di Sky, a differenza, hanno un approccio grafico nel logo che risponde a un format internazionale deciso dall'azienda; ad esempio, per lo studio condotto da Boban, il logo rispecchia i toni e il contenuto del programma. Mentre rimane più minimale e quasi esclusivo quello di Sky Calcio Club, a sottolineare l'idea di proporre uno show di analisi calcistica approfondita (con quasi tutti ex grandi calciatori) in seconda serata.
La sigla
Una volta la sigla era tutto. Su YouTube ci sono decine di playlist e raccolte che mostrano la nostalgia di certi programmi televisivi. Era il tratto identificativo del programma, il momento iconico, che adesso non se ne è andato: ha solo evoluto il proprio ruolo. Una volta si utilizzavano stacchetti e canzoni di successo, mentre adesso questo tema è cambiato, è maturato in qualcosa di più serio e istituzionale (tranne il caso di Tiki Taka). La sigla è più un momento introduttivo per attendere il discorso e il contenuto del programma, mentre in assenza di internet e con il programma della domenica o del lunedì come unica fonte di informazione sportiva, la sigla era una fase icastica del programma che richiamava tutti alla presenza e all'ascolto.
Lo studio
L'unico elemento che è sempre rimasto centrale nei programmi televisivi di calcio è il maxischermo, che dal suo ingresso (non in versione maxi) negli anni Sessanta è sempre stato mantenuto per i collegamenti e i servizi. Adesso è ancora più centrale per l'andamento della scaletta del programma, e adesso, ad avere molte attenzioni sono le postazioni social, con i touch screen e nuove figure professionali appositamente scelte per raccontare le reazioni e i commenti online.