Guardiola e la felpa di Open Arms dimostrano che Lebron ha ragione
Una filosofia estetica che incontra perfettamente la risposta del King a Ibrahimovic
01 Marzo 2021
Anche sabato contro il West Ham, Guardiola ha mostrato la felpa di Open Arms. É la seconda volta nell'ultimo mese che la indossa e in generale è l'ennesima volta che si espone così pubblicamente in favore della ONG catalana. Che Guardiola sia inserito nel discorso politico è cosa nota - ha più volte esposto il simbolo della Catalogna, lui che è nato vicino Barcellona - così come lo è la sua passione per la moda e l'attenzione nella selezione degli outfit. Un motivo in più per capire quanto non sia stata una sua scelta quella di indossare - in Champions contro il Borussia Monchengadbach - il cappotto con il logo gigante del City sulla schiena. Si trattava, chiaramente, di una questione di marketing.
Perché Guardiola, come molti altri sportivi, conosce l'importanza della sua voce e sa che un suo gesto o anche solo una felpa indossata possono influenzare il pensiero di molti. Cioè, sa di essere in pieno quello in cui crede anche Lebron James e che ha detto in risposta a Zlatan Ibrahimovic. L'attaccante del Milan aveva detto, riferito a Lebron, che "non mi piace quando la gente che ha un certo tipo di status fa politica allo stesso tempo" - riferendosi alle iniziative del cestista sulla politica statunitense e sui temi dei 'black lives matter' - "Io gioco a calcio perché sono il migliore a giocare a calcio, non faccio il politico: fai quello in cui sei bravo, fai il tuo mestiere. E' il primo errore che fa chi diventa famoso" e Lerbon ha risposto:
Non starò mai zitto davanti alle ingiustizie. Mi interesso della mia gente, di ingiustizie sociali, razzismo e problematiche elettorali. Io sono parte della comunità. Sono consapevole che la mia voce sia molto potente e che rappresenti tante persone nel mondo, perciò continuerò ad occuparmi di argomenti come il razzismo e l’uguaglianza. Non sono proprio la persona da criticare: sono preparato e mi sono documentato. É strano che sia proprio lui a dire queste cose. Se non vado errato qualche anno fa parlò di razzismo in Svezia per via del suo cognome e delle sue origini"
L'estetica di Guardiola soddisfa una funzione che, nelle scienze della comunicazione, si chiama diamesia. Invece di fare appelli pubblici o partecipare a eventi, l'ex Bayern sceglie di comunicare attraverso la moda, utilizzando solo la sua immagine. Come quando scelse di indossare il nastro giallo in segno di vicinanza ai diplomatici catalani imprigionati durante le rivolte di Barcellona nell'ottobre 2017 (in quel caso, si prese una multa dalla Federazione inglese). La sua spontaneità nell'esposizione di un simbolo così importante e delicato (per lui) ha seguito le dichiarazioni personali e la partecipazioni a eventi in favore della causa catalana. Lui non aveva mai nascosto il suo pensiero politico ed esteticamente lo ha mostrato con disinvoltura durante un periodo complicato.
— Open Arms IT (@openarms_it) February 21, 2021
Per questo ha ragione Lebron James. Gli sportivi non possono fermarsi a essere tali, ma devono uscire dalla loro sfera di atleti per aiutare nella società. Il razzismo, la disabilità, la sostenibilità, i diritti civili, la prigionia, sono tutti temi per cui il sostegno degli sportivi potrebbe essere di grande impatto in certi casi. Guardiola fa di tutto per mostrare la sua vicinanza a Open Arms (pur senza mai esagerare) e l'interesse che i media stanno riportando circa la vicenda è una risposta positiva. Lui è la versione pratica della risposta di Lebron a Ibrahimovic