Cosa significa diventare un’icona sportiva nelle Filippine
La storia di Jordan Clarkson e della fan base dei Jazz che ha invaso il paese
09 Aprile 2021
Jordan Clarkson è una delle più grandi rivelazioni di questa stagione NBA ed è uno dei principali esponenti della new wave di talenti legata al mondo della moda insieme a Shai, Tatum e Kuzma. La combo guard degli Utah Jazz sta vivendo la miglior stagione della sua carriera e, oltre ad essere lanciato verso il titolo di miglior sesto uomo dell’anno grazie ad una media di più di 17 punti a partita in uscita dalla panchina, è un serio candidato al premio di MFP: Most Fashionable Player.
L'evoluzione estetica di Jordan Clarkson - che dal 2018 ha deciso di trasformare il suo corpo in una perfetta tavola da disegno per le creazioni di Steve Levy - gli ha permesso di diventare un'icona di stile, emergendo tanto in campo quanto fuori dal parquet. Simbolo di un nuovo hype e di una moda che non è più controllata da soli brandi ma anche da personalità di spicco che influenzano i trend.
Jordan Clarkson va oltre il concetto di simbolo, lui che è diventato a tutti gli effetti un'icona nazionale. Il giocatore dei Jazz fa parte della terza generazione dei Filipino-Americans, persone nate negli Stati Uniti ma con discendenti filippini. Un po' com'è successo per Kyrie Irving, le origini di Clarkson sono rimaste nell’ombra durante gran parte della sua infanzia ma grazie a nonna Marcelina Tullao le Filippine sono tornate a far parte del DNA dell'ex Lakers e Cavaliers.
Essere l'icona - e portabandiera agli Asian Games del 2018 - di una nazione malata per la pallacanestro e il punto di riferimento di un mercato in enorme espansione è tutt'altro che semplice. Tutto viene ingigantito e ogni azione viene filtrata da un popolo che celebra e segue il proprio idolo come fosse loro un loro figlio. In un pezzo del New York Times, Scott Cacciola ha ricreato le tappe del percorso che hanno portato Clarkson a diventare l'eroe delle nuove e delle vecchie generazioni filippine. Il giornalista americano è partito dai dati di ascolto di questa stagione (le views delle partite dei Jazz in quell'angolo di mondo sono aumentate del 45% e il video della super partita contro i Nets è stato visto 1.2 milioni di volte solo nelle Filippine) per arrivare al viaggio del 2015, quello che ha riconciliato Jordan con le sue radici.
La fama del #00 di Utah coincide con il suo arrivo in NBA nel 2014, scelto da Washington ma girato subito ai Los Angeles Lakers. I giallo-viola sono la prima squadra nelle Filippine grazie alle numerose visite (almeno 6 quelle ufficiali con Nike) di Kobe Bryant, al quale è stato dedicato uno dei più incredibili playground del mondo. Kobe, i Lakers e la moda sono 3 punti fermi ad inizio carriera per Clarkson, che sembra avere una storia per ogni vicenda nonostante i soli 29 anni. Un giocatore di origini filippine che si dichiara eleggibile al draft è un evento significativo per la comunità e Gabe Norwood - uno dei padri fondatori del movimento cestistico filippino - una volta sentita la notizia spedisce un’edizione speciale delle Kobe al giovane talento di Missouri. Indosserà quelle scarpe durante tutti gli allenamenti pre-draft e alla fine impressionerà proprio i Lakers.
È dai Lakers che parte anche l'ultima storia che collega Clarkson alle Filippine. Paolo del Rosario è uno dei tanti ragazzi - oggi giornalista e conduttore televisivo - che si è appassionato al basket guardando la NBA di fine anni '90. Tutti impazzivano per i giallo-viola, mentre lui adorava l’asse Stockton-Malone. Della serie "estranei alle mode", tutti gli altri tifano Lakers mentre io sono dall'altra parte della barricata. Per anni del Rosario è stato l'unico tifoso dei Jazz nelle Filippine, ma da quando Clarkson è passato dai Cavs a Utah non è più così solo. L'intera nazione sembra essersi convertita, portando la franchigia di Salt Lake City in un mercato finora quasi inesistente.
Jordan Clarkson è stato in grado di creare, grazie al suo profondo legame con le Filippine, una fan base enorme che ha fatto crescere i Jazz fuori dai confini americani. Nikko Ramos, il corrispondente a Manila di SLAM, fa capire la porta dell’espansione quando dice che la NBA "potrebbe non essere pronta alla reazione online da questa parte del mondo nel caso in cui Clarkson non vincesse il premio di miglior sesto uomo".
Ma c'è un episodio che meglio di tutti riassume la potenza della basketball community filippina ed in particolar modo legata al proprio beniamino. Durante il periodo della bolla di Orlando, la NBA ha dato la possibilità ai giocatori di inserire al posto del nome un messaggio sociale nella lingua che preferivano. Oltre la versione inglese, sono stati scelti messaggi in sloveno, italiano, francese, bosniaco, portoghese, lettone e addirittura in creolo. Quando Jordan Clarkson ha deciso di inserire "Peace" e non "Kapayapaan" (pace in filippino), nelle Filippine ha regnato il caos. È diventato un argomento così di tendenza e così "spinoso" che Clarkson senior ha dovuto chiarire la questione su Instagram, dichiarando che "Jordan continua a rappresentare le sue radici filippine con orgoglio". Per calmare le acque, alcuni imprenditori di Manila hanno deciso di produrre una bootleg jersey dei Jazz con la parola "Kapayapaan" sul retro. Tra gli acquirenti, ovviamente, Paolo Del Rosario - che non più solo a tifare Jazz.