Come si crea lo stile di un giocatore NBA? - Part 1
Lo abbiamo chiesto agli stylist di due campioni NBA come Kyle Kuzma e Danny Green
30 Aprile 2021
Dopo la mega rissa di Detroit del novembre 2004 passata alla storia come The Malice at The Palace, il compianto commissionar David Stern decise di introdurre il dress code "business casual", un regolamento formale che vietava ai giocatori di indossare "capi spesso associati alla cultura hip-hop e in particolare canotte, jeans, cappelli, do-rag, magliette, grandi gioielli, sneaker e timber boots in stile Timberland" per cercare di tenere sotto controllo l'esuberanza anche stilistica di alcuni giocatori.
In quegli anni la moda gangsta rap era una delle principali fonti di ispirazione per i giocatori NBA e per evitare che il connubio sfociasse di nuovo in atti di violenza in campo, la lega decise di intervenire con norme che regolamentassero anche l'abbigliamento fuori dal campo dei giocatori. Dopo più di 15 anni quelle regole stilistiche sono solo formalmente ancora in vigore, perché la realtà è molto diversa. La trasformazione del tunnel in una passerella è ormai completata e la "sfilata" delle stelle prima delle gare è diventata un appuntamento fisso per tutti: tifosi, addetti ai lavori, brand e anche per la stessa National Basketball Association.
Sono tanti i giocatori NBA che oggi raccolgono l'eredità del pensiero iversoniano "I want to look in the mirror and say I did it in my way" e l'attenzione che anche i media rivolgono alla componente moda della Lega la dice lunga sul trend che si è sviluppato negli ultimi 10 anni.
Fermarsi alle foto che ogni notte arrivano dall'altra parte dell'oceano equivale a considerare solo la punta dell'iceberg. Abbiamo deciso di parlarne con chi è alla base dei percorsi creativi ed estetici, con quattro stylist che curano l'immagine di diversi giocatori NBA.
La prima parte è dedicata a Kyle Kuzma, Danny Green e ai loro rispettivi stylist: Toreno Winn e London Wilmot.
Kyle Kuzma
Alla quarta stagione NBA lo stile di Kyle Kuzma è inversamente proporzionale all'andamento dei suoi numeri in campo, con il primo che acquista valore con il passare del tempo e con i secondi che stanno subendo un calo fisiologico dopo l'arrivo di LeBron James e Anthony Davis. Ma in questa stagione è uno dei giocatori della new wave che meglio interpreta il tunnel dello Staples Center, un trend che per Toreno Winn ha pochi ma ben rintracciabili padri fondatori:
"Se torniamo indietro, pochi giocatori concepivano già in questo modo il tunnel: Dennis Rodman, Allen Iverson, Magic, MJ e pochi altri, mentre ora nessuno vuole essere beccato con un outfit fuori posto".
Alla base degli outfit che indossa Kuz c’è un "flow pazzo ma sincronizzato" tra il giocatore dei Lakers e il suo stylist, ma anche un costante aggiornamento, uno scambio di visioni - "a volte ci alziamo alle 2 del mattino, ci inviamo screenshot, link di pezzi e inspo che ci piacciono" ci ha raccontato Winn - che permettono a Toreno di rendere unico lo stile di Kyle. È proprio la singolarità delle scelte dei due a rendere così iconica e riconoscibile l'estetica di Kuzma, il cui manifesto ideologico è riassunto perfettamente nell'attitudine di "andare di proposito a sinistra quando tutti gli altri vogliono andare a destra". Dove uno sguardo superficiale si ferma alla mirror jacket di Walter Van Beirendonck, Kuzma e Toreno aggiungono quel pezzo del puzzle che dà ancora più valore alle scelte stilistiche del campione NBA 2020.
L'attitude fashion di Kuzma è legata anche a motivi di cuore, con Winnie Harlow che mette ordine nel caos che in campo e fuori spesso crea Kyle. C’è chi, invece, il caos lo utilizza come ispirazione, come base di partenza per creare abbinamenti che trasmettono la personalità di Kuzma:
"Lavoro nel caos, ma solo per mettere armonia e creare match che funzionino bene. È una sfida per me stesso, perché cerco sempre di superare quello che ho appena fatto. Sono fatto così, sia dal punto di vista creativo che mentale".
Danny Green
Da un Laker campione NBA nella bolla di Orlando ad un altro, anche se ora distante dai colori giallo-viola. Il veterano Danny Green, ora giocatore dei Philadelphia 76ers, ha uno stile molto diverso rispetto al #0 di LA, con un’idea di moda che London Wilmot declina a suo modo ma cercando di far trasparire lo stile dell’ex Spurs. La NBA ai tempi della stagione da rookie del
"New Jersey Gangsta" - A.D. 2009 - sembra un altro mondo se confrontato con quello che oggi viviamo, anche se "l'NBA è sempre stata una parte della cultura della moda, solo che non sempre viene riconosciuta" come giustamente ricorda Wilmot.
Green, a differenza di Kuz, ha vissuto la fase di transizione che ha portato un giocatore NBA da un puro ruolo di "atleta" a "nuovo modello della passerella". Nelle 12 stagioni da pro, il 3 volte campione NBA con 3 diverse squadre (Spurs, Raptors e Lakers) è passato dal dress code di Stern a quella che London definisce saggiamente l'era del "look good, feel good, play good".
Se da un lato Toreno Winn paragona il processo creativo e di selezione del look un costante scambio di opinioni, London Wilmot ci dà l'immagine del viaggio e del percorso che una stylist deve intraprendere per tirar fuori la personalità e lo stile che è già in ogni giocatore.
Oltre ad essere un giocatore dei Sixers, Danny Green è uno dei volti principali della divisione "basketball" di Roc Nation Sports insieme a Kyrie Irving. Lo scorso agosto, prima di gara 2 della serie contro i Trail Blazers, Green è arrivato al campo indossando la nuova maglia PUMA del Milan, con tanto di #21 di Zlatan Ibrahimovic. Una mossa strategica - che si ripeterà anche un mese più tardi con la terza maglia del club milanese - frutto della collaborazione tra i Rossoneri e l'agenzia di Jay-Z e che ha riaperto il trend delle maglie da calcio tra i giocatori NBA aperto da James Harden (Arsenal) qualche anno prima e portato nella bolla anche grazie a LeBron James (Liverpool). Quando abbiamo spiegato a Wilmot l'hype che ha generato la notizia di un giocatore NBA che veste la maglia da calcio di una squadra italiana, non si è sorpresa:
"Sono originaria del Regno Unito, quindi il calcio ha fatto parte della mia vita da quando ho memoria. È uno stile sempre attuale. Credo che sostenere altri sport in tutto il mondo stia cambiando il gioco e penso che il cameratismo sia importante. Mi piacerebbe vedere più ragazzi con maglie di squadre diverse dalla loro".
Capire lo stile NBA dall'interno aiuta a comprendere la vastità del fenomeno, l'importanza della passerella pre-partita e lo switch da atleti a modelli che rende oggi speciali tanti giocatori. Le testimonianze di due "attori non protagonisti" come Toreno Winn e London Wilmot mostrano un'altra faccia della medaglia, quella di chi lavora nell'ombra e vive il mondo della moda al 100%.
Qui, per gara 2, con altri due stylist NBA. Appuntamento a venerdì prossimo.