Tutti i loghi dei calciatori, dal più brutto al più brutto
La domanda è: ne avevano davvero bisogno?
19 Ottobre 2021
Proprio settimana scorsa, Valerio Bassan, noto giornalista e consulente di prodotto e strategia digitale in un suo articolo parlava ed esaltava l'importanza del debranding.
"Nel mondo del design, il debranding è un approccio sottrattivo, che consiste anche nella scelta di forme più semplici, più definite, più piatte."
Nel corso dell'ultimi dieci anni moltissime aziende hanno optato per semplificare la propria identità grafica, il settore dell'automotive è un esempio perfetto, con Mini che nel 2015 è stata la prima in ordine di tempo sino a quello di qualche giorno fa di Volvo. Più che un trend ormai quello di adottare loghi più minimali è una vera e propria necessità per distinguere il meglio possibile il logo soprattutto in formato digitale. Uscendo per un attimo dal mondo dei motori nel 2019 anche Mastercard ha eliminato il suo nome dal logo, per lasciare solo ed esclusivamente i due cerchi colorati. I calciatori hanno invece l'approccio opposto, i loro loghi si allontanano dalle forme più semplici, più definiti verso cui tutti i brand di oggi si dirigono, sposando forme complesse, intrecciate e in alcuni antiestetiche. Abbiamo notato che, nella folle corsa della brandizzazione degli atleti e nello specifico dei calciatori, per far si che diventino delle aziende in tutto e per tutto, i loghi che li rappresentano sono davvero brutti.
Creato per finalità ancora sconosciute o forse solo per trollare l'Inter, la M di Mauro avvolge al centro la I di Icardi intrecciandosi in uno sfondo bianco. Nonostante sia stato creato a gennaio del 2021 questo logo appare già vecchio, racchiuso inoltre in uno strano cerchio come fosse il logo di una squadra di calcio.
Il logo di Pogba si avvicina molto di più a quanto detto prima, rispetto agli altri è molto più semplice con le sole iniziali del giocatore e vicino a quelli creati nel settore dell'automotive. A non convincere del tutto è sicuramente il colore, pensato in un oro molto forte e la seconda "P" che si trasforma in una "L", altra iniziale del suo nome.
Uno degli ultimi in ordine di arrivo è quello di Neymar, arrivato in concomitanza della firma con il suo nuovo sponsor tecnico: PUMA. Rispetto a quello dei colleghi, qui per fortuna, anche il brasiliano ha optato per un approccio semplice e un carattere molto sottile. Anche qui le iniziali del nome la "N" e la "J" si intrecciano ma senza toccarsi, mentre la seconda "J" è capovolta. Nonostante alcuni di questi elementi lo rendano moderno e per certi versi molto più aggiornato rispetto a quelli dei colleghi, anche questo non comunica granché del personaggio in questione.
Quello che vedete qui ad esempio è il logo del numero 10 della Juventus, Paulo Dybala. Dovrebbe essere la raffigurazione della sua esultanza, la Dybalamask, che è anche diventato il suo brand. Nello specifico il logo rappresenta l'elmo di un guerriero (non ben definito) dell'antichità, una delle passioni della Joya fuori dal campo. Questa è la descrizione che venne fatta del simbolo all'epoca del lancio: «Una maschera da guerriero, ma indossata da un ragazzo cresciuto con i valori della provincia argentina. Un simbolo personale, ma anche di appartenenza. Un emblema di sfida, ma anche di pace. Una maschera di un supereroe, per lasciare il segno negli stadi e fuori».
Questo (a sinistra) invece è il logo del giocatore gallese del Real Madrid, Gareth Bale. Disegnato per incorporare la sua esultanza con le mani che formano un cuore e il suo numero, l'11. Sviluppato da una società con sede a Londra di nome Brane ha suscitato non poche critiche in rete. Molti utenti hanno sottolineato come il logo di Bale richiami in maniera non troppo velata quello dei Transformers precisamente degli Autobot, in più qualcuno ha definito il design del marchio del numero 11 gallese, "Batman che incontra adidas". Anche in questo caso, design rivedibile o quanto meno, guardando il logo non mi viene in mente ne l'11, ne un cuore fatto con le mani ne tantomeno Bale come calciatore.
Arrivato nel nostro campionato come il nuovo "crack" del calcio argentino, Lautaro Martinez, detto El Toro dal punto di vista di scelta e design del suo logo una cosa l'ha dimostrata, è uguale a quello della famosa catena di ristoranti napoletani Fratelli La Bufala. Non credo ci sia da aggiungere altro.
E poi c'è il logo del giocatore più forte del mondo (assieme a Cristiano Ronaldo), Lionel Messi. A metà strada tra la raffigurazione di una maschera e una doppia M che sinceramente non capisco dato che la M ce l'ha soltanto nel cognome. Anche in questo caso ho trovato una somiglianza con un altro logo estremamente conosciuto, quello di MAYBACH, azienda tedesca di automobili di lusso molto conosciuta soprattutto negli Stati Uniti. Il lancio del logo personale della pulce avvenne su facebook e queste furono le parole con le quali Messi accompagnò la presentazione: "Condivido con voi il mio logo personale che mi rappresenta come giocatore e come persona. Spero vi piaccia!" Grazie mille Leo, non ti offendere ma si poteva fare meglio.
Forse però il più brutto di tutti è quello del giocatore tedesco dell'Arsenal, Mesut Ozil. Il numero 10 non sta attraversando un bel periodo, pare che le troppe ore passate a giocare a Fortnite, gli abbiano procurato un brutto problema alla schiena, questo spiegherebbe il suo scarsissimo utilizzo in campo da parte del suo allenatore Unai Emery in questa stagione. Sul logo davvero non so cosa dire, guardatelo e giudicate voi perché io non ci riesco.
Per (s)fortuna molti altri calciatori non si sono lasciati scappare l'opportunità di ampliare il loro business creando un logo che rispecchiasse la loro personalità e il loro carattere. I calciatori ormai sono aziende e sono anche i primi testimonial di se stessi, qui potete ammirare i loghi di Cristiano Ronaldo, Kylian Mbappe, Marco Reus, Robert Lewandowski e last but not least Luciano Zauri.
Dopo aver passato in rassegna i più significativi proviamo a spiegare il perché di questi loghi oggettivamente brutti: la questione in realtà è molto semplice.
Come è evidente i loghi sono immediati, il bianco e il nero dominano e non comunicano niente del personaggio a cui appartengono questo perché non devono. Il loro fine ultimo è quello di risultare più "accessibili" possibile e quindi più semplici sono più fanno il loro lavoro e il fruitore ultimo non deve avere troppi stimoli visivi, troppi elementi ma al contrario la pulizia e la riconoscibilità (infatti la maggior parte dei loghi sono composti dalle iniziali dei giocatori) devono spiccare su tutto il resto.