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Perché la Serie A bannò l’esultanza di togliersi la maglia?

Durante l'ultima puntata di Muschio Selvaggio, Bobo Vieri sostiene che sia tutta colpa di Sweet Years

Perché la Serie A bannò l’esultanza di togliersi la maglia? Durante l'ultima puntata di Muschio Selvaggio, Bobo Vieri sostiene che sia tutta colpa di Sweet Years

Risale al 2003 l'ultimo momento in cui un calciatore dopo aver segnato un gol poteva levarsi la maglia senza essere sanzionato dall'arbitro. Dal 2004 in poi vige la ferrea regola, successivamente ripresa anche dalla UEFA, dove viene decretato che: "un calciatore che si toglie la maglia dopo aver segnato una rete, sarà sanzionato con un’ammonizione per comportamento antisportivo." La motivazione che sta alla base della regola è che secondo la Lega: togliersi la maglia dopo aver segnato una rete non è necessario, i calciatori devono tassativamente evitare tali eccessi nel celebrare una rete. Durante l'ultima puntata di Muschio Selvaggio, il podcast di Fedez e Luis Sal in cui era ospite Bobo Vieri, l'attaccante ha raccontato la storia del suo marchio, sostenendo che l'introduzione di questa regola sia da attribuire alla sua esultanza con la maglia Sweet Years. Come dichiarato da lui stesso, un mese e mezzo dopo quell'esultanza la Lega ha varato la regola, vietando espressamente a qualsiasi giocatore di togliere la maglia.

In un'epoca in cui i social media erano soltanto utopia, l'unico modo unico e diretto per farsi pubblicità e raggiungere una enorme fetta di pubblico era mostrare la maglia prima, durante o dopo la partita. Lo sanno bene Vieri e Maldini (due dei fondatori del marchio Sweet Years) che avevano messo appunto questa geniale tecnica di marketing. Certo, al difensore milanista non capitava così spesso di segnare come al collega, così Paolo Maldini era solito togliere la maglia a fine partita.

Nonostante il divieto sia in vigore dal 2004 i calciatori non hanno mai smesso di esultare levando la maglia. Ma non è necessario toglierla del tutto: anche chi se la mette semplicemente girata sulla testa, come faceva Ravanelli prenderà il giallo. Sembra impossibile mettere un freno all'adrenalina quando si segna un gol decisivo o all'ultimo minuto, i giocatori nel tempo, ormai capita molto di rado, hanno utilizzato il sottomaglia per sfottere gli avversari, come fece Totti nel derby in svariate occasioni o per protesta come Balotelli con la sua iconica "Why always me?", oppure per sottolineare le proprio origini o l'appartenenza come nel caso di Kakà.

Impossibile sapere se quel progetto, che risponde al nome Sweet Years nato nel 2003 con una semplice maglietta e un simbolo scontato ma efficace, diretto a una fascia di pubblico ben precisa e a quell'ideale modello celebrity-tronista-calciatore, un po' Hollywood e un po' Papeete Milano Marittima sia stata la reale motivazione di questa regola. Ma è anche che in quelli anni i brand dei calciatori dominavano la scena, sull'ondata del successo, Cristian Brocchi divenne socio, e successivamente insieme a Vieri fondarono Baci&Abbracci, per cui appare più o meno possibile che la Lega per impedire casi di pubblicità occulta abbia varato questa regola in modo da evitare situazioni simili.