Il deepfake può cambiare per sempre l'estetica di FIFA?
Utilizzando questa tecnica basata sull'intelligenza artificiale il divario tra reale e digitale potrebbe ridursi ancora
06 Dicembre 2021
Nel fine settimana il visual artist Chris Umé ha rilasciato un video su i suoi canali nei quali ha provato ad usare la tecnica del deepfake ai volti dei calciatori. Una tecnica che ha già rivoluzionato in parte il mondo del cinema e che potrà cambiare anche il mondo del gaming sportivo, accorciando sempre più il divario tra reale e digitale. Il deepfake non è altro che una sintesi dell'immagine umana basata sull'intelligenza artificiale, usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali attraverso una tecnica di apprendimento automatico, conosciuta come rete antagonista generativa. Un meccanismo che nel futuro sarà sempre più facile e inquietante, e che modificherà in maniera radicale il modo in cui l’uomo arriva a percepire se stesso e la propria immagine. Una tecnica che apre ad infinte applicazioni, alcune delle quali terrificanti, a partire dalla creazione di fake news e truffe virtuali grazie alla manipolazione delle immagini, come successo ad Obama quando nel 2018 si è visto attribuire parole non sue in un breve video.
Nel gaming sportivo, diritti d'immagine permettendo, questa tecnologia potrebbe stravolgere tutte le certezze, modificando in maniera definitiva e permanente la loro l'estetica, consentendo sia a FIFA che a eFootball di smettere di inseguire la realtà. I due videogame FIFA ed eFootball in ogni loro release hanno sempre cercato di spiccare l'una sull'altra cambiando di anno in anno i loro motori grafici. Una lotta che ha avuto un primo punto di svolta quando EASports nel 2015 ha brevettato un sistema di rendering e illuminazione che teneva conto della fisicità e dei movimenti di ogni singolo giocatore, nell'ottica di replicare quanto più fedelmente possibile anche le loro gestualità oltre che i volti. Oggi invece tutto è cambiato, FIFA riesce ad acquisire i volti dei calciatori tramite la scannerizzazione delle foto per poi infine affidarle ai grafici che curano maniacalmente tutti i dettagli, ottimizzando successivamente ogni volto. Anche per eFootball l'acquisizione è la medesima, tanto che negli anni il videogame edito da Konami si è sempre contraddistinto per i suoi volti e le sue immagini ben curate spiccando anche sul rivale (quest'anno non è stato proprio così). Ma al di là dell'iniziale e giustificato stupore nel vedere il proprio giocatore preferito riprodotto in maniera così fedele da non distinguerlo più dalla dimensione reale, quanto il deepfake può migliorare il gaming sportivo?
FIFA 22, nonostante rimanga uno dei giochi più venduti al mondo, è stato ampiamente criticato dai suoi utenti per il gameplay, tradendo quelle aspettative di inizio anno alzate dall'introduzione dell'Hypermotion. Un avanzato algoritmo di machine learning in grado di raccogliere oltre 8,7 milioni di fotogrammi al secondo e avrebbe dovuto generare nuove animazioni per un realismo organico attraverso una serie praticamente infinita di interazioni in campo ma in realtà ha semplicemente appesantito un gioco già farraginoso. L'aggiunta di un altro algoritmo con il solo scopo di migliorare l'estetica quindi potrebbe non essere la soluzione migliore per un gioco che ogni anno prova confondere il reale e il virtuale ma che incappa ripetutamente in errori che di fatto peggiorano l'esperienza finale dell'utente. Anche se da una parte l'aggiunta nelle prossime edizioni del deepfake sarebbe un passo verso la restituzione più esatta possibile dell’esperienza del mondo reale ciò a cui il mondo del gaming sportivo ambisce fin dalla sua nascita, come testimoniano i suoi scintillanti spot dove FIFA cerca sempre più di entrare nel calcio reale.