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Perché Inter-Juventus è il Derby d’Italia

Come un nome coniato da Gianni Brera negli anni '60 descrive ancora la partita tra le due squadre più vincenti in Italia

Perché Inter-Juventus è il Derby d’Italia Come un nome coniato da Gianni Brera negli anni '60 descrive ancora la partita tra le due squadre più vincenti in Italia

Stasera si giocherà l’ennesima sfida tra Inter e Juventus, che sarà come sempre decisiva per l’assegnazione dello scudetto, e che verrà definita dai telecronisti il Derby d’Italia. Ma perché le partite tra i nerazzurri e i bianconeri vengono chiamate così? Ad inventarsi il fortunato epiteto è stato niente meno che Gianni Brera, il più grande giornalista sportivo italiano del secolo passato e straordinario creatore di soprannomi, da Rombo di Tuono per Gigi Riva a Il Cavaliere per Silvio Berlusconi. Ma nel 1967, quando dovette coniare un modo per definire la partita tra le due squadre più titolate dello Stivale se ne uscì fuori paragonando la rivalità a quella di una stracittadina che vede come campo di gioco l’intera nazione. Quasi un ossimoro, associare la claustrofobia tipica delle partite tra due squadre della stessa città con l'estensione dell'intero territorio nazionale, ma che calzava a pennello per definire l'importanza della sfida. Tanto che Brera non affidò mai alla sua penna l'invenzione di tal soprannome, ma in qualche modo la sua intuizione fu così centrata da entrare velocemente nel discorso pubblico.

D'altronde Inter e Juventus sono due delle società più antiche e vincenti della tradizione calcistica italiana, che si sono affrontate finora 243 partite nella gara più giocata in Italia. Una serie iniziata il 14 novembre 1909 con la vittoria per 2-0 dei bianconeri grazie alla doppietta di Ernesto Borel, e proseguita attraverso una serie di battaglie sul campo e fuori che hanno alimentato lo spirito di una rivalità che ancora oggi rimane palpabile. Se durante gli anni ‘30 Inter e Juventus si divisero i titoli nazionali, i primi del torneo a girone unico, fu nel dopoguerra che la temperatura si alzò tra i due club. In particolare quando nella stagione 1960/61 a causa di un incontrollato afflusso di pubblico, i tifosi entrarono nello stadio di Torino senza biglietto assiepandosi a bordo campo. La partita fu sospesa ed assegnata a tavolino ai nerazzurri, ma Umberto Agnelli, allora Presidente sia della FIGC che della Juventus fece ricorso e ottenne la possibilità di rigiocare la gara a fine campionato. In segno di protesta l’Inter, ormai tagliata fuori dalla lotta scudetto, scelse di scendere in campo con la primavera perdendo per 9 a 1 con la Juventus che vinse il titolo. Un caso che contribuì ad accendere ancora di più le polveri della sfida, che qualche anno più tardi venne appunto ribattezzata da Brera il “Derby d’Italia”, e che ancora oggi è definito dai tifosi nerazzurri uno dei peccati originali della rivalità tra le due curve. 

Una acrimonia che tornò ad accendersi negli anni ‘90 grazie ad un rinnovato slancio competitivo per entrambi i club grazie anche agli investimenti dei due presidenti. Da una parte gli Agnelli, dall’altra i Moratti, due delle famiglie più potenti del capitalismo italiano, da una parte Milano e dall’altra Torino, le due città principali del nord Italia. Una sfida che trovò il suo culmine durante la stagione 1997/98, con le due squadre impegnate in un testa a testa estenuante per la vetta della classifica. Fino ovviamente alla ancora infausta gara di Torino caratterizzata dall'intervento di Mark Iuliano su Ronaldo, che ancora oggi fa discutere. Specialmente dopo le sentenze di Calciopoli, che costrinsero la Juventus alla retrocessione ed a cedere il titolo all'Inter, oltre che sospendere per qualche anno il "Derby d'Italia". 


E ancora oggi la partita tra i nerazzurri e i bianconeri rimane un crocevia fondamentale per la lotta scudetto, con l'Inter reduce da sette punti in sette partite e la Juventus che spera di approfittare di ogni passo falso delle squadre in vetta. Sarà come sempre una sfida nervosa, fisica e adrenalinica, a conferma di come Gianni Brera, più di cinquant'anni fa, ci aveva indovinato ancora una volta.