Nessuno si aspettava il West Ham
Come la squadra di Moyes è in semifinale di Europa League e sta continuando a fare grandi cose in Premier League
28 Aprile 2022
Alzi la mano chi non ha provato simpatia, almeno una volta, per il West Ham. Pur senza avere il blasone del Manchester United o del Liverpool, né il fascino dell’Arsenal o del Chelsea, gli Hammers, direttamente dall’East London, sono diventati una delle squadre di calcio più hype della scena pop. C’entra il cinema, sicuramente, con il film Hooligans - Green Street Hornets (un cult del rapporto fra schermo e pallone), ma anche una narrazione enfatizzata dal mondo degli tifosi inglesi più caldi. Non a caso, fra i libri più apprezzati sul calcio c’è quello scritto dall’ex tifoso del West Ham, Cass Pennant, "Congratulazioni, hai appena incontrato la I.F.C." (la firm di tifosi del West Ham).
Ma da un paio di stagioni il West Ham non è più soltanto una questione di iconologia sportiva o di merchandising. E’ anche calcio, puro e vero. Dai campi della Premier League a quelli dell’Europa League gli Hammers, grazie a un progetto di lungo corso, hanno trovato stabilità e programmazione sotto la guida del tecnico ex-United e Everton David Moyes. Lo scozzese ha preso la vecchia guardia delle ultime difficili stagioni e ci ha appiccicato giocatori dal profilo ambizioso costruendo un modello che segna tanto (56 gol, come il Manchester United) e non subisce poco (43 reti). Ma da Guardiola a Klopp fino ai commentatori televisivi Uk come Jagielka e Jamie Redknapp, tutti hanno esaltato la rivoluzione portata avanti da Moyes che, ovviamente, non poteva non passare anche da un programma ben preciso.
La ricostruzione della squadra, iniziata quando nel 2016 è transitata dal vecchio Boleyn Ground all’Olympic Stadium, nel nord di Londra, è stata un sinonimo di internazionalizzazione. Il West Ham ha scelto di abbandonare, come è sta accadendo al Tottenham e all’Everton, l’idea di club tradizionale e fortemente legato alla sua fan base com’è stato finora. Si è espanso con tecnici nuovi e ambiziosi - Bilic, che aveva già portato la squadra in Europa, e Pellegrini, ex tecnico del City ed ora sulla panchina del Real Betis - e trascurando le critiche arrivate dei tifosi è arrivata a costruire un club internazionale. Un risultato ottenuto non avendo certo a disposizione le finanze del Tottenham o della nuova proprietà araba del Newcastle, ma il West Ham ha costruito una squadra che, per rosa e per la solidità mostrata in campo, può collocarsi sotto le big six inglesi. Al momento infatti è al settimo posto, appena sotto il Manchester United, e in semifinale di Europa League contro l’Eintracht Francoforte.
La riduzione del gap nei confronti delle grandi della Premier è stata testimoniata dai risultati di questa stagione. Il West Ham ha battuto sia il Chelsea che il Liverpool, quest’ultimo ad Anfield con un 3-2 già eletto dai tifosi come partita dell’anno. In Europa League, nessuno - nemmeno gli esperti del The Guardian - si sarebbero attesi un West Ham ad un passo dalla finale di Europa League, la prima internazionale di questo millennio. Ad esclusione di una sconfitta ai gironi contro la Dinamo Zagabria (a qualificazione già avvenuta) e dell’1-0 subito a Siviglia ai sedicesimi, la squadra di Moyes non ha mai perso in Europa in questa stagione. Superando gli spagnoli e il Lione a domicilio, affrontano i tedeschi non più con l’allure di cenerentola, ma come un piccolo panzer tremendamente insidioso nelle palle inattive (“set piece monster” l’ha definito Sky Uk) e fortissimo nei contropiedi.
Questo perché il core della rivoluzione del West Ham e di Moyes passa dal campo. Oltre ai volti nuovi, che con l'allenatore scozzese hanno trovato una definizione di primo piano, come Lanzini e Ogbonna, i rinforzi arrivati in questo biennio hanno contribuito a rendere gli Hammers una squadra finalmente tecnica. Areola, Zouma, Soucek, Pabo Fornals e soprattutto Declan Rice, centrocampista e vicecapitano da anni ritenuto la next big thing del calcio inglese, e che ora ha raggiunto finalmente il livello che gli addetti ai lavori gli avevano prospettato. A proposito di born and raised in UK, anche Jarrod Bowen, prelevato dall’Hull City, è stato una sorta di rookie a 25 anni. Ha segnato due volte contro il Lione e anche in Premier è rapidamente diventato uno dei giocatori più importanti per Moyes. Uno di quei giocatori che sta cambiando la propria carriera grazie alle sue grandi prestazioni e che, come tanti, sta vivendo il miglior periodo della propria vita. D’altronde, tutti, al West Ham, hanno vissuto una piccola rivoluzione e quella della squadra è arrivata di conseguenza.