La firma di Zeus sulla salvezza della Salernitana
Abbiamo intervistato Amilcare Elvo, il Designer Sport Performance dell'azienda campana per conoscere i segreti del miracolo granata
04 Giugno 2022
La salvezza tra l'improbabile e il miracoloso della Salernitana è stata una delle storie più belle da seguire in questo ultimo scorcio di campionato, con i campani che si sono resi protagonisti di una rincorsa folle fino alla festa finale, nonostante la sconfitta nell'ultima partita stagionale contro l'Udinese. Ad accompagnare i Pisciaiuoli sulle maglie granata ci ha pensato Zeus, lo sponsor tecnico che ormai da tre anni realizza le divise della squadra. Un sodalizio che rinforza il legame tra squadra e territorio, sempre più saldo dopo quest'ultima stagione insieme.
Abbiamo deciso di intervistare Amilcare Elvo, il Designer Sport Performance di Zeus, per sapere qualcosa in più di queste maglie che hanno fatto l'impresa.
Ciao Amilcare, come hai iniziato ad interessarti di abbigliamento tecnico e sportivo fino a creare Zeus?
Il marchio Zeus nasce aTorre Annunziata nel 1999 ed esporta il proprio prodotto in giro per il mondo in più di 50 Paesi, ed è attualmente sponsor tecnico di squadre di Calcio, Volley e Basket tra cui US Salernitana, Frosinone Calcio, FC Crotone, Callipo Calabria Volley, Federazione Camerunense e Federazione Ungherese di Volley ed in passato è stato fornitore e sponsor tecnico dell’Italia Hockey e di federazioni del calibro della RFEVB Spagna Volley.
Personalmente faccio questo lavoro si può dire fin da quando ero bambino, quando a scuola durante le più noiose ore di letteratura piuttosto che matematica, mi divertivo elaborando e rielaborando le maglie da calcio della Serie A dell’epoca, ed essendo il pieno degli anni 90 e 2000, c’era parecchio da divertirsi.
In quegli anni ricordiamo il primo modello Kombat di Kappa, piuttosto che la maglia Mizuno della Viola di Batistuta e le tanto adorate divise Lotto del mio Napoli, di cui sono tifoso sfegatato. Posseggo una collezione di più di 300 maglie da ogni parte del mondo, campionato norvegese compreso, e rigorosamente match worn.
Attualmente ricopro il ruolo di Designer Sport Performance per il marchio Zeus, dove insieme al mio team, ci occupiamo di progettare, sviluppare e presentare linee di abbigliamento sportivo per teamwear e licensed.
Com’è nata la collaborazione con la Salernitana?
La collaborazione con la Salernitana nasce dall’idea di creare un forte amalgama col territorio, essendo come sede di base a pochi km da Salerno, e allo stesso tempo di essere partner tecnico di una delle più grosse piazze del Sud. Questo sodalizio che va avanti ormai da 3 anni ci rende particolarmente fieri anche perché ha visto impegnate entrambe le parti in alcuni progetti davvero unici.
Per la nostra prima stagione abbiamo lavorato insieme al club a una intera collezione che tra Linea Gara e Merchandising prevedeva più di 150 articoli prodotti con il logo del Centenario granata ed ai quali la piazza ha risposto con grande entusiasmo. Contestualmente abbiamo lanciato una riproduzione in edizione limitata fatta di 1919 pezzi di una delle più storiche divise dei Granata, con il vecchio logo del Cavalluccio del maestro D’Alma e collo bicolore bianco/celeste con laccetti.
Da dove arriva il pattern in Jacquard che avete applicato nella prima, seconda e terza maglia dei Granata?
Il pattern jacquard è stato sviluppato per oltre 2 anni dalla nostra azienda che cerca sempre di essere all’avanguardia riguardo tessuti e materiali, sulla scia dei brand più famosi sul mercato. Dal nostro punto di vista cerchiamo sempre di produrre quanto di più tecnologico e attuale possibile per quanto riguarda le nostre squadre, che esigono sempre maggiore comfort e tecnica. Siamo soliti studiare i migliori prodotti della scena internazionale, facciamo tanta ma tanta ricerca insieme ai nostri partner del Far East, sfogliando e sbirciando tra decine di tessuti mixati tra di loro, piuttosto che testare centinaia di qualità diverse di badge, transfer e applicazioni per abbellimento del prodotto.
Nel caso del pattern in jacquard, quest’ultimo presenta una texture brandizzata che abbiamo portato su tutta la linea training e accessori, realizzata talvolta in stampa, altre volte in maglieria, adattandola alle linee guida generali della collezione, articolata su tre rami intersecati tra loro, che sono la linea granata con dettagli in avorio, la linea grigio/granata con dettagli in giallo, e la linea “Icon” in bianco e celeste.
Come si coniugano tutte le componenti (storiche, emotive ed estetiche) di una maglia in un unico grande progetto?
Mettere insieme i pezzi di un grande puzzle come una maglia da calcio non è semplice per cui c’è bisogno di uno studio molto lungo di base sul prodotto che si va a creare, partendo dalla storia del club che è una chiave sempre presente, cercare di cogliere quelli che sono i momenti più iconici del percorso di una squadra, e quelli che stanno più a cuore alla tifoseria.
Nel caso della Salernitana sono state fatte ricerche su quelle maglie che hanno caratterizzato i periodi d’oro del club, quelle che i tifosi custodiscono con più cura, cercando di trasportarle nell’epoca attuale, con materiali innovativi e fitting moderni che possano al meglio rappresentare la football culture senza intaccare quello che è un prodotto da performance tecnica. La Salernitana è un serbatoio di idee che ha bisogno di anni di lavoro e sponsorizzazioni per essere esaurito, ci sono innumerevoli storie e successi da raccontare ed ogni anno c’è sempre una nuova pagina da scrivere.
Quanto tempo richiede la contestualizzazione e la ricerca per ogni nuova maglia?
In genere per l’elaborazione di un progetto di collezione si parte circa 14 mesi prima della consegna, cercando di scremare tutti gli elementi storici, artistici e tecnici del club in questione, e portandoli nero su bianco buttando giù diverse idee da condividere con la società e lavorando sulle prime campionature.
Il lavoro è sempre certosino e nulla è lasciato al caso, ascoltando tutte le fonti in questione, dai produttori al club fino ad arrivare al cuore della tifoseria, analizzando contestualmente anche i dati di vendita della stagione precedente, e cercando di migliorare sempre di più il lavoro.
A Gennaio tutti davano la Salernitana retrocessa, come avete vissuto questa disperata ed incredibile rincorsa salvezza?
Inizialmente sembrava davvero un’impresa impossibile, soprattutto quando c’è stato il cambio di società tutto sembrava un grosso punto interrogativo fin quando è arrivato il Presidente Iervolino con dei grandi progetti per la piazza di Salerno che ritengo essere tranquillamente tra le prime d’Italia per il calore della gente.
Poi è arrivato il mister Davide Nicola, uno abituato alle grandi imprese, già artefice del miracolo Crotone, che all’epoca era già vestito Zeus, e lì abbiamo cominciato a sperare. Vittoria dopo vittoria, passo dopo passo è venuto fuori un grandissimo successo fatto di corsa, sudore e impegno, l’icona di quello che rappresenta lo sport, e per noi non poteva esserci di meglio che una testimonianza del genere.
Una maglia che ci ha particolarmente colpito è la quarta, a strisce biancoazzurre come l’Argentina. C’è un motivo particolare per cui avete scelto questo design?
La maglia “Icon” rilasciata quest’anno è il fiore all’occhiello della nostra collezione. Il template strisciato biancoazzurro è uno dei grandi classici della storia della Salernitana. Come tutti sappiamo, la Salernitana viene fondata nel 1919 ma la prima maglia di quella squadra in realtà non era granata, e neanche simile a questo colore. La divisa ufficiale infatti fino al 1922 era di colore bianco e azzurro a strisce, in pieno stile Argentina o Pescara. C’è chi ipotizza come alla base di questa scelta ci fosse il voler seguire moda del tempo. In quegli anni infatti era tendenza, per le squadre di città sul mare, di utilizzare questi colori con il bianco rappresentava il cielo, mentre il celeste il mare.
Questa maglia vuole essere un dolce omaggio alla storia del Cavalluccio, definita con inserti trasferiti a caldo di colore granata, completata con dettagli di colore blue mirage, dando un’anima maggiormente modaiola, da collezione, unica nel suo genere nonostante sia pescata dall’archivio storico.Completano la maglia le stampe di nomi e numeri di colore granata bordati di celeste “texturizzati” con effetto matte/shining che impreziosisce il capo dando un notevole effetto cromatico nelle riprese televisive. La divisa “Icon” è stata utilizzata solamente contro Juventus e Milan proprio a rappresentare “l’abito da sera” della collezione 2021/22 di Zeus e Salernitana, di cui sono particolarmente fiero.
Cos’è diventata la maglia da calcio e come si è evoluta secondo te l’estetica calcistica?
Nell’epoca attuale siamo di fronte a un totale cambio di direzione del prodotto maglia da calcio. Fino all’arrivo del modello Kombat di Kappa nel 2000, poteva considerarsi un prodotto da collezione per nicchie di grandissimi appassionati, ma che andava a perdersi accantonata negli angoli degli armadi. Con la maglia dell’Italia abbiamo cominciato a pensare alla divisa sportiva come un prodotto dalle elevatissime performance tecniche e tutti i brand hanno iniziato a sfidarsi tra di loro a colpi di tecnologia, dove a goderci siamo stati in tanti noi appassionati.
Nel corso di questi anni il prodotto ha cominciato a uscire dal campo per arrivare nelle strade, sulle passerelle e addosso ai più grandi artisti del panorama musicale mondiale dove la pietra miliare della svolta è sicuramente la collezione di Nike per la Nigeria dopo che Balenciaga aveva ufficialmente “avallato” la maglia da calcio come un pezzo streetwear. Da articolo esclusivamente tecnico oramai ci rendiamo conto che le home jersey piuttosto che le fourth in collaborazione con grandi stilisti sono il futuro di questo mondo, dove vedremo sempre di più marchi di moda sulla scena anziché multinazionali prettamente di sport performance.
I più grandi club mondiali, come il PSG ci insegna, sono sempre di più brand globali che variano dall’abbigliamento, ai viaggi, alla musica, snaturando quella che è la vera natura di una squadra di calcio, e mettendo i profitti e il branding davanti ai successi sportivi, cercando di accattivarsi il grande pubblico piuttosto che il cuore caldo della tifoseria.