L'importanza dei manga nel calcio giapponese
Le maglie della nazionale presentate sui principali spokon sono solo l'ultima conferma di un fenomeno globale
03 Settembre 2022
La Federazione calcistica giapponese e adidas hanno mostrato le maglie home & away con le quali la nazionale nipponica scenderà in campo durante il prossimo Mondiale di Qatar 2022. Due kit fortemente attesi e che il brand tedesco aveva deciso di teaserare in un modo piuttosto inusuale quanto riuscito, ovvero disegnandoli sulle copertine di due manga a sfondo calcistico molto seguiti in patria: Blue Lock e Giant Killing. Una scelta che chiude un cerchio, e conferisce ai manga sportivi, gli spokon, il ruolo fondamentale nella nascita e nell’evoluzione del calcio sull’isola giapponese.
Quando un giovane disegnatore di nome Yoichi Takahashi iniziò a creare un nuovo manga dopo esser stato folgorato dalla vittoria dell’Argentina al Mondiale casalingo del 1978, il calcio in Giappone era praticamente sconosciuto. Infatti nonostante fosse stato introdotto dagli inglesi alla fine dell’800, il sakka non aveva ancora sfondato nel Sol Levante, in un paese dove dominava il Sumo, il Baseball e iniziava ad imporsi la pallavolo. Ma nel 1981 con l’uscita di Captain Tsubasa, da noi Holly&Benji, il panorama sportivo in Giappone cambiò radicalmente.
Fino ad allora gli spokon avevano avuto un successo travolgente grazie ai lavori di Asaki Takamori ma gli sport trattati erano stati il baseball in Kyojin no Hoshi, la boxe in Ashita no Joe e il wrestling in L’Uomo Tigre. In essi lo sport era sempre visto come una metafora della vita, attraverso il quale il protagonista imparava le lezioni fondamentali alla propria crescita personale, fatta di disciplina, allenamento e sacrificio. In Captain Tsubasa lo sport invece diventa un infinito campo di gioco dove divertirsi con i compagni e sfidare gli avversari, con una leggerezza che descriveva in pieno il boom economico e sociale vissuto dal Giappone durante gli anni ‘80.
Divenne un fenomeno globale, importando anche in Italia quelle distorsioni e esagerazioni che ancora oggi lo rendono un’icona pop: dai campi da calcio che scendono lungo le colline alle catapulte infernali che generano palloni infuocati e partite che durano alcune settimane. Ma soprattutto Captain Tsubasa in Giappone spinse per la prima volta una generazione ad abbracciare il calcio dando così inizio a un movimento - si stima che dal 1981 al 1987 oltre 250mila ragazzi giapponesi si iscrissero a una scuola calcio - che portò nel giro di un decennio alla creazione della J-League nel 1992 e alla vittoria della Coppa d’Asia nello stesso anno.
Trent'anni e innumerevoli maglie di culto dopo, l'influenza dei manga nella cultura calcistica giapponese non accenna certo a diminuire, anzi ogni occasione è giusta per celebrarla. Come amava raccontare Hidetoshi Nakata, è stato proprio sfogliare Captain Tsubasa ad avergli fatto scegliere il calcio sopra il baseball, trasformandolo nella più lucente star calcistica dell'Estremo Oriente. Ma l'impatto dei manga non si è certo fermata ai confini insulari del Giappone, anzi ha condizionato un numero incalcolabile di calciatori in giro per il mondo. E la scelta di anticipare sulle copertine degli spokon più letti le maglie della nazionale conferma quanto i pubblici, anche a generazioni di distanza, rimangono ancora molto vicini.