Perché i tifosi brasiliani non indossano più la maglia della Seleção
Quello che una volta era il simbolo di un paese è stato politicizzato dalla destra di Bolsonaro
28 Settembre 2022
Adottato per la prima volta nel 1952, per riunire un paese spaccato dal dramma del Maracanazo, ora il verdeoro che è diventato sinonimo della selezione nazionale brasiliana è diventato talmente divisivo che i tifosi si stanno rifiutando di indossare le maglie. Per molti infatti ora rappresentano un simbolo dell'estrema destra di Jair Bolsonaro, il presidente uscente ora che si avvicinano le elezioni nazionali previste per il 2 Ottobre e che vedono in forte vantaggio l'ex presidente Lula.
Inoltre tra poco più di un mese sarà anche tempo di Mondiali in Qatar, dove la nazionale di Tite arriva tra i favori del pronostico cavalcando una striscia aperta di sette vittorie e un’imbattibilità che dura da oltre un anno. L’intenzione quindi della federazione è quella di depoliticizzare la maglia verdeoro della Selecao per evitare ripercussioni proprio durante l’evento calcistico più atteso della stagione, ma nonostante gli sforzi non sarà un compito facile. Infatti la spaccatura tra le due fazioni politiche non accenna a sanarsi, complice anche l’appuntamento elettorale.
Ad agosto Nike, fornitore storico delle maglie per la selezione verdeoro, aveva sospeso il servizio di stampa dei nomi dei politici sulle spalle delle divise per evitare di creare ulteriore politicizzazione. Altri termini come “socialismo”, “comunismo” e “mito” sono stati vietati dall’azienda statunitense. In tal senso recentemente Nike ha lanciato la collezione di maglie della nazionale brasiliana con la campagna intitolata “Veste a Garra”, con protagonisti dello sport e idoli della cultura pop appartenenti a poli politici opposti. Negli ultimi giorni invece è stato proposto che gli scrutatori non possano vestire la maglia della nazionale durante le operazioni ai seggi per il pericolo che si possano creare situazioni di caos.
Il problema però è più profondo della semplice e imminente tornata elettorale. Come abbiamo recentemente scritto raccontando il fascino del Brasilian Core, lo stile che da anni porta nel mondo l’esuberanza e il colore della nazione brasiliana anche attraverso l’uso estensivo dei simboli della Selecao. L’iconografia calcistica è sempre stata qualcosa in più di una semplice passione per uno sport largamente praticato, ma ha rappresentato l’architrave dell’identità nazionale per un paese vasto e multietnico. Non è un caso che il rapporto tra sport e potere, e tra calcio e politica è stato sempre molto stretto - specialmente nel Sud America ma non solo - finendo per creare delle distorsioni sui valori base di questo.
L’elezione che portò nel 2018 al potere Jair Bolsonaro fu d’altronde segnata dall’appoggio di numerose figure dello sport, che prestarono la propria credibilità e fama alla campagna elettorale del rappresentante del Partito Liberale. Lo stesso Bolsonaro ha scelto di utilizzare il giallo come il colore del proprio partito ed in seguito le milizie di estrema destra cominciarono ad usare le maglie della nazionale brasiliana come divisa di rappresentanza, appropriandosi indebitamente di un simbolo comune attraverso un meccanismo molto comune ad altre fazioni parafasciste.
Allo stesso tempo associazioni di sinistra hanno rivendicato la maglia della nazionale brasiliana, per riportarla nella sua dimensione originaria di sinonimo dell’unità del paese. Non tutti però sono convinti che ci sia ancora spazio per recuperare il rapporto tra la maglia verdeoro e il popolo brasiliano. In una recente intervista per CNN Walter Casagrande, compagno di Socrates al Corinthians e visto in Italia con le maglie di Ascoli e Torino, si è espresso con durezza sull’argomento affermando che oggi il giallo della nazionale è ormai ostaggio della destra, e di conseguenza non più indossabile senza aderire a tale parte politica: “il Brasile di fronte a tutto il mondo sta facendo una brutta figura. Per la prima volta nella mia vita la maglia della nazionale è sfruttata contro i significati di democrazia e libertà”.