La stagione perfetta di Erreà
Dall'Italia all'Inghilterra fino al resto del mondo, la sartorialità sportiva del brand italiano ha colto nel segno
08 Ottobre 2022
Negli ultimi mesi grazie alle varie release abbiamo passato in rassegna e valutato l'operato di tutti i brand, dai big che hanno a che fare con le squadre più blasonate fino a quelli più piccoli presenti nei campionati meno seguiti. Se per adidas si può parlare di un ritorno al passato con colletti e pattern che hanno riscosso grandi apprezzamenti tra addetti e lavori e non, Nike ha invece puntato tutto su un template come i vecchi tempi, mentre per Macron sembra essere la stagione dei pattern, PUMA e Kappa si sono dimostrate abili nel mixare innovazione ed heritage, Erreà non è classificabile in nessun macro trend o caratteristica particolare. Non perché il brand italiano, nato a Parma nel 1988, non sia stato in grado di sviluppare una narrazione unica, ma anzi, è stato in grado di adattarsi ad ogni singola squadra, lavorando sulle loro esigenze, cucendo su misura design e pattern perfettamente coerenti con la storia e la tradizione della città e della squadra.
Con più di 50 squadre all'attivo solo nel mondo del calcio, senza considerare i tanti altri sport in cui Erreà è più che protagonista come nella pallavolo, nel rugby e nel basket, il brand italiano è stato capace di ritagliarsi una enorme fetta di mercato, insidiando il lavoro degli altri brand. Una particolarità del roster del marchio è infatti la tipologia di squadre: la maggior parte sono club medi o piccoli che non possono ambire ad un contratto élite con un grande brand ma neanche vogliono accontentarsi di una fornitura basilare con dei modelli già prestabiliti. Erreà seguendo questo schema ha aumentato la sua presenza nel mercato, l'esempio migliore è lo Sheffield United, uno dei club più antichi d'Inghilterra, che proprio quest'anno è passato da adidas al brand italiano. Ma al di là di design e pattern, un'altra importante caratteristica del brand è che è la prima azienda certificata Oeko-Tex nel settore Teamwear, garantendo tessuti che non rilasciano sostanze nocive in quantità superiore ai limiti previsti dall'Oeko-Tex standard 100.
Il brand italiano ha raggiunto un numero di club sponsorizzati in grado di impensierire il duopolio Nike e adidas, ma rispetto ai due giganti manca un club che possa dare la giusta visibilità nei palcoscenici più blasonati, dalla Champions League al campionato di casa, la Serie A. Anche nei confronti degli altri brand italiani come Kappa e Macron, i due che sponsorizzano più squadre nella massima categoria, in questa stagione ha dimostrato di non aver nulla in meno a livello di design e di tecnologia di maglie, distinguendosi anche per la sua comunicazione lato social, sempre ben curata e come un'estetica ben precisa.
Un altro punto in favore del brand italiano infatti è quello di mettere tutte le sue squadre allo stesso piano, riservando la stessa strategia sia ai club che giocano in categorie più prestigiose fino a quelle più basse. L'esempio lampante è senza dubbio il nuovo Calcio Catania con cui ha chiuso un accordo in tempi record, considerando che la società di Pelligra è dovuta ripartire da zero dopo che il tribunale lo scorso dicembre aveva dichiarato fallita la squadra etnea. Per i rossoazzurri Erreà, ha contribuito nel creare una campagna ad hoc, basata sul rinnovato claim della squadra "Melior de cinere surgo", riportando quell'azzurro sulle maglie che gli altri brand avevano via via trasformato sempre più in blu.
Ma oltre il Catania, Erreà ha realizzato maglie di grande impatto anche per il Como, firmata e realizzata dal brand italiano e disegnata da Golnaz Jabelli, stilista del brand Didit Hediprasetyo. Alla loro prima collaborazione, Jabelli ed Erreà hanno creato un design che prende ispirazione dalla tranquillità e serenità del lago, trasferendo sul kit la varietà della texture dell’acqua e la compattezza strutturale del marmo così da trasmettere un senso di intensa energia. Un altro set di kit più sorprendenti della Serie B sono sicuramente quelli realizzati dal Cittadella, che grazie ad Erreà è riuscito nell'ardua impresa di svecchiare una maglia spesso anonima. Tutte e tre le maglie sono fortemente legate alla città, dalla home alla third tutte riprendono gli elementi architettonici più caratteristici della cittadina veneta.
Anche fuori dai confini nazionali non è passato inosservato l'ottimo lavoro del brand, dal QPR fino al Middlesbrough, quest'ultimo un gradito ritorno visto che era già stato lo sponsor tecnico del Boro per quindici anni. La conferma di come sul lungo periodo la programmazione e serietà funzionano, secondo un business model imperniato su rapporti commerciali duraturi. Un altro design che sicuramente vi siete persi è quello del Port Vale, le quali maglie sia home che away rientrano di diritto nella classifica delle migliori della stagione.
In attesa di capire gli sviluppi dei prossimi anni, se il brand riuscirà a mantenere ma soprattutto consolidare questo status, questa stagione Erreà ha rasentato la perfezione, sbagliando poco e nulla. Un ulteriore conferma di quanto quella tradizione familiare che abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi pochi mesi fa definisca l’atmosfera che si respira a San Polo di Torrile per poi venir tramutata in kit da gioco non banali, legati all'identità della città secondo la storia e la tradizione ma con uno sguardo attento al futuro e all'innovazione.