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Il Qatar ha vietato la birra negli stadi del Mondiale

Una decisione dell'ultimo minuto che non ha fatto piacere allo sponsor Budweiser

Il Qatar ha vietato la birra negli stadi del Mondiale  Una decisione dell'ultimo minuto che non ha fatto piacere allo sponsor Budweiser

Proprio mentre ormai la sabbia nella clessidra che darà il via ai prossimi Mondiali in Qatar sta per finire, gli organizzatori stanno spostando fuori dagli stadi gli stand e le aree dedicate alla vendita e al consumo di birra. La decisione infatti è arrivata, secondo fonti credibili, direttamente dalla famiglia reale qatariota ed ha preso alla sprovvista Budweiser, sponsor ufficiale FIFA, che ha espresso attraverso i propri canali social la sua incredulità per la situazione. Infatti non solamente il divieto di consumare birra (alcolica) dentro gli stadi risulterà in un danno d'immagine incalcolabile per l'azienda statunitense, ma le modalità seguite dall'organizzazione non permetteranno neanche una semplice soluzione logistica. Budweiser ha dichiarato di essere infatti venuta a conoscenza del nuovo piano solo sabato, otto giorni prima della partita d'inaugurazione del torneo.

Da sempre legata alla fruizione della partita, dal vivo o meno, il consumo di birra negli anni è sempre più regolamentato durante le grandi manifestazioni sportive per paura che la presenza preponderante di alcolici negli stadi possa turbare la popolazione locale e rappresentare un potenziale problema di sicurezza. Inoltre in Qatar, un paese conservatore e confessionale di fede musulmana, la somministrazione di alcolici è estremamente limitata e quasi esclusivamente confinata agli hotel per stranieri. Sin da quando la FIFA ha assegnato nel 2010 il Mondiale al Qatar, ha dovuto trovare un equilibrio tra gli accordi con i vari sponsor e la cultura tradizionale del paese ospitante. Un bilanciamento che non sempre a funzionato, come questa ultima complicazione legata a Budweiser dimostra. D'altronde il birrificio spende intorno ai 75 milioni di dollari ogni quattro anni per associarsi alla manifestazione calcistica più seguita al mondo e non ha preso con sportività l'ultima decisione di FIFA e Qatar.