Lo stile degli allenatori al Mondiale 2022
I calciatori non possono scegliere cosa indossare ai Mondiali, ma gli allenatori si
02 Dicembre 2022
Non ci sono regole che stabiliscono come gli allenatori di calcio si debbano vestire a bordo campo, ma per molto tempo tutti attenendosi ad una sorta di codice di abbigliamento non scritto, avevano ridotto le opzioni a disposizione a solo due: giacca e cravatta o tuta da ginnastica. Estremi polari sulla scala della formalità. La maggior parte degli allenatori tendeva inoltre a scegliere e a mantenere questa scelta per tutta la carriera. Con il passare del tempo questo codice di abbigliamento non ufficiale è diventato meno rigido, in linea con da una parte la diminuzione dell'abbigliamento formale, per cui oggi vediamo molta più varietà sartoriale in panchina, e dall'altra con la scomparsa dei tutoni in acrilico verso tessuti più moderni.
Ai Mondiali di quest'anno non sono pochi quelli che si attengono ancora alla vecchia politica dell'aut-aut. Paulo Bento (Corea del Sud), Rob Page (Galles), Felix Sanchez (Qatar) e Jalel Kadri (Tunisia) si accontentano di indossare la tuta da ginnastica e di mettersi all'opera senza spendere tempo ed energie nell'assemblare un outfit. Lionel Scaloni fa lo stesso, infilando persino un paio di scarpe da ginnastica adidas Ultra Boost DNA x Copa con lo stemma dell'AFA. Veloce, facile e patriottico. Anche Aliou Cissé del Senegal mette il comfort al primo posto quando si veste nei giorni delle partite, ma è riuscito a rendere riconoscibile la sua tuta da ginnastica. La felpa grigia in cotone con cappuccio e i pantaloni della tuta abbinati sono di una tonalità molto più chiara rispetto a quella che vediamo di solito sulla linea di bordo campo, dando un'atmosfera più casual. Aggiungendo un cappellino da baseball sui dreadlock lunghi fino alle spalle e un paio di Air Force 1 bianche, si ottiene il look più rilassato dei 32 allenatori in gara.
Luis Fernando Suarez si colloca a metà strada tra il formale e il casual, senza rientrare nella categoria smart casual. I pantaloni scuri si abbinano alla polo New Balance Costa Rica e le Converse All Star rosse danno un tocco di colore e personalità al suo abbigliamento. Più lontani dalle tracksuit, ma sempre informali, sono Luis Enrique e lo svizzero Murat Yakin. Enrique, insieme al suo ex compagno di squadra Pep Guardiola, è stato tra i primi - e più importanti - manager ad adottare un approccio meno rigido all'abbigliamento da partita ed hanno mantenuto tale stile. Il look in Qatar dello spagnolo consiste in felpe a girocollo e pantaloni cargo, entrambi neri, abbinati a sneakers Munich bianche. Yakin invece preferisce polo e pantaloni dal taglio più regolare, mentre le striature grigie sui capelli mostrano un uomo che sta invecchiando con grazia. Oppure sta cercando di replicare le ciocche di Roberto Mancini durante gli scorsi Europei vinti dagli azzurri.
L'allenatore degli Stati Uniti Gregg Berhalter sta sfruttando al massimo l'esposizione al torneo per affermarsi come il più grande sneakerhead a bordo campo. Nelle tre partite giocate dagli USA nel girone ha sfoggiato un paio di Supreme x Nike Air Max 98 TL, Air Jordan 1 personalizzate da The Shoe Surgeon e un paio di Nike Air Jordan 4 x A Maniere inedite. È lecito supporre che abbia imbarcato nella sua valigia per il Qatar un numero di scarpe sufficiente per arrivare in finale senza mai indossare due volte la stessa. Atleta Nike da 25 anni, completa i suoi look con alcune tee e felpe della linea disegnata dal brand per gli USA in occasione del Mondiale.
Per i tradizionalisti dell'abbigliamento, l'uruguaiano Diego Alonso ha fatto scuola con il suo completo blu e camice sartoriali. Un taglio slim come quello di Alonso non può però essere adatto a tutti, ma lui ha trovato un taglio che si adatta alla sua struttura, così come il tedesco Hansi Flick, che preferisce abbinare una camicia scura al resto del suo abbigliamento. Czesław Michniewicz, il loro omologo polacco, è apparso molto meno elegante con il suo abito grigio e la cravatta abbinata quando la sua squadra ha affrontato l'Arabia Saudita, mentre la poco lusinghiera combinazione di cravatta e cordino arancione di Louis Van Gaal lo fa assomigliare più a un controllore di biglietti del treno che a un allenatore d'élite. L'allenatore del Giappone, Hajime Moriyasu, si avvicina allo standard di Diego Alonso in termini di taglio, ma senza rinunciare al gilet del suo completo.
Il completo a tre pezzi è diventato il marchio di fabbrica di Gareth Southgate ai Mondiali 2018 e agli Europei del 2020, quando ha indossato fedelmente la linea ufficiale di Marks and Spencer della squadra inglese fino alla finale persa in casa. Quest'anno la catena britannica ha vestito di nuovo i Tre Leoni, ma ha smorzato i toni con un abbigliamento sartoriale molto più sportivo. Sono spariti il gilet e la cravatta di Southgate, sostituiti da una più rilassata polo con zip a quarti in lana merino. Un netto miglioramento. Anche Tata Martino (Messico) e Otto Addo (Ghana) stanno battendo la bandiera dell'abbigliamento smart casual, ma il leader del gruppo in questo particolare settore Carlos Queiroz (Iran). Una maglietta a girocollo sotto la giacca non è un look facile da indovinare per un uomo della sua età avanzata, ma l'allenatore portoghese ci riesce con facilità. L'occhio viene immediatamente attratto dalla catena d'oro e dal medaglione, che impediscono all'outfit di risultare troppo spoglio intorno al girocollo. Uno dei migliori esempi di stile del torneo.
Ci sono due uomini, tuttavia, che si distinguono dagli altri per individualità e carisma. Hervé Renard è stato l'artefice della vittoria a sorpresa dell'Arabia Saudita sull'Argentina, dell'improbabile titolo dello Zambia nella Coppa d'Africa 2012 e di quello più prevedibile della Costa d'Avorio nella stessa competizione nel 2015. In ognuno di questi successi, ha indossato una camicia bianca aderente e con almeno due bottoni aperti, pantaloni neri accuratamente tagliati e scarpe da ginnastica di colore scuro - quest'anno ha scelto Louis Vuitton -, il tipo di scarpe che non possono mancare nel guardaroba di ogni ricco francese di mezza età in Costa Azzurra. Naturalmente la pelle abbronzata, i capelli biondi, il fisico imponente e l'aspetto cesellato conferiscono a Renard un vantaggio naturale, ma gli va comunque riconosciuto il merito di aver trovato un'estetica che accentua i suoi pregi.
Rigobert Song era già una figura molto popolare in patria prima di assumere il ruolo di manager del Camerun nel febbraio di quest'anno e il suo modo di vestire non fa altro che aumentare la sua reputazione. I suoi dread neri contrastano nettamente con il pizzetto grigio, ed entrambi questi elementi di spicco sono esaltati nella serie di cappellini con slogan che indossa. Gli slogan "C'est de ça qu'il s'agit" (si tratta di questo) e "La théorie du danger" (la teoria del pericolo) sono stati originariamente pronunciati dallo stesso Song durante una conferenza stampa e hanno riscosso un tale successo di pubblico da indurlo a registrarli e a farli apparire su cappellini da baseball bianchi e neri. La silhouette del suo volto compare nella scritta al posto della lettera "a". Non sono molti gli uomini che riuscirebbero a sfoggiare un cappello con le loro sembianze, per non parlare dell'abbinamento di un cappellino da baseball con un completo, ma Song emana una tale sicurezza che fa funzionare il tutto. Il suo abito è marchiato con lo stemma del Camerun, ma tocchi personali come gli occhiali dalla montatura spessa e i vari braccialetti fanno sì che la sua identità sia sempre presente, provando la teoria secondo la quale che non è importante cosa si indossa, ma come lo si indossa.