Dalla Terrace culture fino al Bloke Core
Estratto dal libro 2017-2022 Les Vêtements de Football disponibile dal 5 Dicembre
09 Dicembre 2022
Prima del 2017, quando calcio e moda si sono definitivamente intersecati l’uno con l’altro, finendo per collaborare ed influenzarsi a vicenda, quest’ultima ricopriva un ruolo da attore non protagonista, se volessimo declinarlo in termini cinematografici. La moda infatti era destinata a rimanere fuori dai campi da calcio, ma all’interno dello stadio, sulle “terrace”, le gradinate degli stadi inglesi. Una sottocultura nata un po’ per caso, dovuta alla troppa appariscenza del vestiario skinhead che popolava i settori più caldi e che nel giro di pochi anni ha finito per influenzare la cultura calcistica di tutta l’Europa, passando dall’Inghilterra fino a tutti gli altri campionati europei maggiori.
Un movimento subculturale che prese il via nel nord dell’Inghilterra, a Liverpool, per poi propagarsi a macchia d’olio nel paese delle isole britanniche, passando per Manchester che con l’avvento dei Perry boys ha contribuito ad alimentare un’estetica, supportata anche da diverse produzione cinematografiche che l’hanno resa ancora più popolare. Un’estetica semplice ma estremamente ricercata che è andata di pari passo con la graduale espansione del calcio e delle competizioni europee. Infatti se dapprima se i tifosi inglesi erano soliti indossare brand come Henry Lloyd, Paul & Shark, Lyle and Scott, Berghaus, Gabicci, Ralph Lauren, Henry Cotton Burberry e Aquascutum, le trasferte al di fuori dei confini nazionali apriranno le porte ai tanti brand italiani e francesi come Fila, Sergio Tacchini, Ellesse, C.P. Company, Stone Island Kappa, Lacoste e Fred Perry che finiranno per conquistare e caratterizzare i terrace più famosi e facinorosi al mondo.
Look athleisure dai colori sgargianti sempre e comunque accompagnati da sneakers adidas che deteneva praticamente il monopolio. Indossare un paio di adidas, fossero Gazzelle, Trimm Trab, Stan Smith, Campus, Spezial o Samba, diventa un vezzo dei tifosi inglesi, forse i veri propri precursori dello sneaker game che durante la trasferte in Germania erano soliti andare alla ricerca di modelli introvabili o non disponibili sul mercato inglese.
Oltre le patinate e sgargianti tute dei più disparati marchi italiani anche le scarpe diventano quindi parte della divisa ufficiale dei casuals, un ulteriore modo per identificarsi e dare forma ad un’identità stilistica. Un modo per distinguersi dai tifosi di altre squadre e riconoscere i propri rivali tra gli stretti vicoli delle città inglesi. Un movimento esteticamente ben definito che oltre a superare i confini britannici, ha spopolato anche al di fuori, finendo ancora oggi ad ispirare i grandi brand. Una presenza costante in ogni collezione sia di streetwear che di moda, che attraversa brand e marchi che qualche anno fa erano estremamente lontani dall’estetica calcistica.
Ma oltre ai look athleisure che con il tempo hanno popolato tribune, curve e shooting, l’attenzione si è spostata sulle maglie, diventando un vero e proprio oggetto di culto, specialmente fuori dal campo. Con il tempo infatti, l’attenzione verso il merchandising è sempre andata crescendo, i club d’accordo con i loro sponsor tecnici non si sono più limitati a realizzare tre maglie per stagione, provando ad osare sempre di più, ma rimanendo comunque coerenti con la storia e la tradizione che caratterizza ogni maglia da gioco. Gli esempi più vividi di questo movimento che hanno fatto da apripista sono sicuramente le collaborazioni che riguardano Juventus e Palace e il Paris Saint-Germain e Jordan. Esperimenti che avevano l’obiettivo di catturare una fetta di pubblico sempre più giovane e attenta ma soprattutto fortemente interessata a questo tipo di collaborazioni. Un incontro tra la tifoseria delle squadre e la fanbase del brand che genera un’immediata sinergia e curiosità trasversale tra chi non può vivere senza una maglia da calcio da celebrare e chi invece non conosce niente del gioco più bello al mondo.
Un’ulteriore conferma arriva con il Bloke Core, definito così su TikTok e già sdoganato da anni negli stadi di tutto il mondo dove la maglia da calcio viene associata ad un jeans boot cut e una sneakers low effort per un risultato solo apparentemente casuale. Un movimento che segna quasi un passaggio di consegne e che riporta le maglie da calcio al centro di tutto, a conferma di quanto queste stiano vivendo un'epoca di profonda evoluzione, uscendo ormai da diversi anni dal campo di gioco per trasformarsi in item lifestyle.