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Diventare grandi restando coerenti, la storia di Macron

Abbiamo intervistato Amedeo Iossa, Head of Style and Design di Macron, nella nuova sede dell'azienda bolognese

Diventare grandi restando coerenti, la storia di Macron Abbiamo intervistato Amedeo Iossa, Head of Style and Design di Macron, nella nuova sede dell'azienda bolognese
Fotografo
Alessandro Lupelli

La nuova sede Macron costruita a Crespellano, nella zona industriale appena fuori dalla città di Bologna, ha ancora delle scrivanie vuote e sedie ergonomiche coperte dal cellophane. Ma è solo questione di tempo prima che anche queste vengano utilizzate, visti i piani di espansione dell’azienda bolognese. La crescita negli ultimi anni è infatti stata inarrestabile, allargando a dismisura la base di club forniti e alzando costantemente il livello dei kit realizzati, tanto che ad un certo punto è stato inevitabile trovare una nuova casa per rispondere al numero sempre crescente di dipendenti. Nata nel 1971, negli ultimi vent’anni Macron è passata da essere lo sponsor della squadra locale ad uno dei maggiori players nel mercato dei fornitori di kit nel mondo del calcio, rugby, basket, volley e padel. Una storia che racconta come lo stile italiano, l’attenzione ai dettagli e la personalizzazione sartoriale verso il cliente siano qualità fondamentali anche nel panorama sportswear, accentuate dall’osmosi tra sport e moda che stiamo vivendo.

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L’ascesa di Macron posa quindi su basi solide, su aver anticipato molte delle novità che poi sarebbero diventate consuetudini, ritagliandosi un ruolo sempre maggiore in mezzo a brand di caratura internazionali. Amedeo Iossa, Head of Style and Design dell’azienda bolognese e memoria storica di tutti i kit prodotti in questi due decenni, ci racconta come è cambiata l’azienda e di conseguenza il mondo del calcio in Italia e nel mondo. “Sono stato da sempre amante dello sport, del calcio che ho praticato, ma soprattutto sono sempre stato appassionato di moda. Sono entrato in Macron come stagista nell’area marketing a fine 2002, quando eravamo davvero all’inizio ed eravamo sponsor del Bologna da un paio di stagioni, quindi ho visto crescere l’azienda da dentro.”

Ma soprattutto Iossa è stato determinante per garantire la strada che Macron ha intrapreso proprio all’inizio della sua storia, quella legata a doppio filo con la moda. “Io adoravo Bikkembergs che ha sempre fatto l’inverso, è stato uno dei primi a portare il calcio nelle collezioni di moda e sulle passerelle, Anche le sue prime collezioni erano fortemente influenzate dal calcio, e io ho vissuto Bikkembergs da utente e da appassionato fin dall’inizio. In Macron ho cercato di avviare il processo inverso, portando qualche elemento moda sulle maglie da gioco”. Un compito non facile inizialmente, quando l’attenzione era totalmente rivolta all’aspetto di performance e alla fornitura teamwear, che rappresentano ancora oggi il core business dell’azienda. 

“Il culmine lo abbiamo avuto con il Napoli, quando in quel momento andava di moda il camouflage e la cosa che volevamo fare, in quel caso lavoravo con Luigi De Laurentiis, era portare sui campi da gioco.” Il Napoli e De Laurentiis furono infatti tra i primi in Serie A ad affidarsi alla giovane azienda, e divennero immediatamente la squadra di punta insieme al Bologna. “La nostra fortuna fu che il Napoli in quel momento aveva una cassa di risonanza importante. Tra l’altro se non ricordo male l’esordio di quella maglia avvenne a Londra in casa dell’Arsenal, quindi su un palcoscenico di grande rilievo. Però quell’anno lì ci fu la prima e eclatante situazione in cui la moda era in campo su undici giocatori, almeno per quanto ci riguarda.”  

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E la storia di quella maglia vale da esempio per la filosofia Macron, che ha saputo anticipare le mode dentro e fuori dal campo attraverso un continuo studio dei trend e rimanendo aggiornato sulle novità prima che diventassero dominio pubblico. Nata tra mille controversie e titubanze, lo straordinario successo ottenuto da quella maglia per il club azzurro - “è stata una delle maglie da trasferta più vendute di sempre, solitamente è quella home, in questo caso la away l’ha doppiata in vendite” - ha dimostrato come spesso il coraggio alla fine paghi, ma conoscere il mercato di riferimento è fondamentale nella riuscita di un progetto. Iossa è enfatico nel ribadire il ruolo centrale dell’aggiornamento nel suo lavoro, il frequentare costantemente ambienti culturali e artistici adiacenti a quelli calcistici. “Negli anni abbiamo lavorato anche con altri designer, anche meno famosi che lavoravano, nel mondo dello sportswear. Ogni volta che sono entrati in ufficio si sono sempre sorpresi di tutto lo studio e il lavoro che c’è dietro la realizzazione di una maglia da calcio.”

E lo stesso designer di Macron è un habitué degli ambienti della moda italiana, dove anche il nome dell’azienda bolognese è diventato sinonimo di stile italiano"Ogni anno vado al Pitti dove vengono presentate le anticipazioni su trend e tendenze dello sportswear e della moda. L'anno della maglia Camo ricordo che mi presentarono uno stilista che non aveva nulla a che fare col mondo del calcio né era appassionato e la prima domanda che mi fece fu proprio se fossimo stati noi a realizzare quella maglia per il Napoli. Questo per dire che progetti come quello ci hanno permesso di raggiungere anche ambienti più attinenti alla moda, del tutto estranei al calcio. Quell'esperienza ci ha dato molta notorietà”. Ancora oggi la maglia camouflage, e quella denim della stagione successiva, rimangono dei capitoli fondamentali nella storia del rapporto tra calcio e moda. Una storia che ora rende possibili gli sconfinamenti e le ibridazioni: “Se noi oggi dovessimo rincorrere il trend della moda senza aver avuto un passato, faremo un esercizio che richiederebbe del tempo perché sia funzionale. Invece avendo questa storia qui, e avendolo nel DNA siamo credibili e oggi dobbiamo continuare su questa strada”.

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Dopo oltre vent’anni nel settore, Macron si è affermata come una delle eccellenze italiane sul territorio, attraverso un percorso che comprende la valorizzazione dei rapporti e la completa attenzione al cliente. “La prima fase è sempre una di ascolto, lo dico sempre, noi ascoltiamo, osserviamo, immaginiamo e poi progettiamo. Ascoltare i feedback è fondamentale soprattutto all’inizio di un rapporto, quando dobbiamo ancora conoscere le dinamiche, le caratteristiche di ciascun club”. E tale disponibilità in fase di confronto poi è ribadita durante quella di realizzazione e design di un kit, quando ogni elemento della maglia diventa adattabile alle esigenze dei giocatori e del club. La personalizzazione totale di ogni maglia Macron è ciò che attrae sia club di fascia alta che di minore blasone, confortati di trovare dall’altra parte una totale disponibilità. “Ovviamente una cosa che ci contraddistingue è il nostro grado di personalizzazione, siamo italiani e l’Italian Style è dentro il nostro modo di lavorare, il nostro tipo di prodotto. In ogni modo noi cerchiamo di mettere il tocco italiano in ogni cosa che facciamo, dalla ricerca tecnica e tecnologica sui tessuti e i tagli, alla ricerca storica, alla ricerca storica, alla cura dei dettagli e dello stile.”

L’approccio sartoriale è uno dei punti di forza di Macron, che studia insieme agli atleti come rendere più performanti e comode le maglie. “Per noi la collaborazione con i club è fondamentale per migliorarci e innovare. Negli anni ci siamo confrontati e ci confrontiamo ancora con gli atleti, per comprendere meglio le loro esigenze non solo dal punto di vista tecnico, che rimane prioritario, ma anche estetico” ripete Iossa. Specificando come per ogni sport ha le sue regole e le sue necessità, e come il lavoro del designer e del progettista sia quello di trovare una risposta unica ad una serie di richieste. “Ad esempio quando siamo entrati nel rugby, non conoscendo lo sport abbiamo costruito le maglie assieme ai giocatori, come nel caso della nazionale scozzese con la quale abbiamo quasi disegnato le maglie su misura. Abbiamo capito che ogni giocatore ha un ruolo diverso e una fisicità diversa, e dobbiamo vestirli tutti rispettando le loro necessità con una stessa maglia.”

Macron è entrato nel mondo del rugby relativamente di recente, ma in pochi anni è riuscito a imporsi tra i primi brand al mondo per la fornitura di kit a club professionistici e amatoriali, dimostrando di saper rapidamente imparare i trucchi del mestiere. “Ci deve essere sempre questa contaminazione, come quella tra le varie discipline sportive. Quello che un anno impariamo realizzando un kit da jogging possiamo usarlo nell’anno successivo per una maglia da calcio, e così via. A me piace sempre entrare in un nuovo sport, come fatto recentemente nel padel, perché mi permette di avere a che fare con tessuti particolari. Perché ormai è diventato sempre più difficile inventare qualcosa di completamente nuovo, ma "innovare" è anche prendere un'idea da una parte e portarla adattandola alle esigenze in nuovo contesto”. Tale know-how d’altronde ora è diventato fondamentale per chi vuole rendere gli indumenti pensati inizialmente per lo sport utilizzabili anche nella vita di tutti i giorni, una situazione che Macron conosce bene visto che “la maglia che indossano i giocatori è esattamente quella che comprano i tifosi, non abbiamo le maglie replica.”

Una cultura delle maglie da calcio che Macron ha contribuito a creare, curandole in ogni dettaglio, dal backneck alla scelta dei materiali, e modulando una propria estetica anche senza ricorrere costantemente a template o design definiti. Amedeo Iossa, che ha visto cambiare il ruolo delle maglie da calcio in questo millennio, conosce bene l’importanza che hanno acquisito recentemente, e di come anche in Italia hanno raggiunto lo status che una volta era esclusiva del mondo anglosassone. “Anni fa era difficile vedere in Italia qualcuno vestito con la maglia da calcio, come invece si faceva in Inghilterra dove era obbligatorio avere la maglia non solamente allo stadio, ma veniva usata spesso anche in altri contesti. Inizialmente vedevo molto questa differenza, vedevo questa attenzione alla maglia come oggetto per il tifoso, mentre ora anche in Italia si sta facendo strada quest’abitudine.” Questo cambio di mentalità Iossa lo attribuisce alla moda, che ha reso meno settoriale l’estetica calcistica, rendendola quindi più apprezzabile anche da un pubblico non avvezzo al tifo da stadio. 

“Io credo che queste collaborazioni con il mondo della moda aiutino in Italia a portare le maglie al di fuori dell’ambito calcistico”, una pratica che anche Macron ha sfruttato nelle ultime stagioni, prima lavorando con Cagliari e Antonio Marras e quest’anno con il Bologna e Elisabetta Franchi. E Bologna torna sempre nella storia di Macron, intessuta a doppio filo per oltre vent’anni e sul quale rapporto l’azienda ha costruito il proprio successo. La dimostrazione evidente è questo gigantesco nuovo complesso, che racchiude i sogni e le prospettive di una delle realtà più forti del panorama italiano e non solo.