Il "soccer" e la "Beautiful City", intervista al direttore creativo dell'Orlando City
Mark Lowyns ci ha raccontato di come si sta evolvendo il calcio in America e dei progetti della sua squadra
14 Marzo 2023
Con la nuova stagione MLS iniziata il 25 febbraio è arrivato il culmine di un processo affascinante che negli ultimi mesi ha lavorato per dar vita ad hype ed entusiasmo. Le prestazioni della nazionale statunitense ai Mondiali di Qatar e le preparazioni per il torneo del 2026 hanno creato slancio per il calcio americano e la MLS. Armato di novità, cambiamenti e innovazione, il campionato ha l'obiettivo dichiarato di superare leghe del calibro di NHL e MLB e consolidarsi come una forza nel mondo degli sport professionistici statunitensi.
E in questo percorso di crescita esponenziale non può non essere citato l'Orlando City, una delle squadre più promettenti del panorama americano e che si contraddistingue per la sua estetica molto particolare. La squadra della Florida ha infatti un colore unico, che pochi nel calcio hanno adottato, il viola. Mark Lowyns, creative director del club ci ha raccontato come nasce e viene disegnato un loro kit, dove ogni anno si cerca di valorizzare il più possibile il patrimonio concesso non solo da un colore indossato praticamente solo da Anderlecht e Fiorentina, ma anche dell'heritage che la squadra ha costruito nel tempo. E se questo colore di base non vi emoziona, vi basti sapere che l'Orlando City è stato un club capace di portare in MLS Kakà, nel suo primo anno negli States. Il fantasista brasiliano che ha scritto capitoli di storia con il Milan, è stato il primo marcatore del club nel massimo campionato. Una società che negli ha compiuto passi da gigante, ha costruito un suo stadio da circa 25mila posti ed ha dedicato la maglia di quest'anno proprio alla frangia più calda del proprio tifo. Dopo anni di assestamento, i giocatori della Beautiful City sono pronti a sorprendere, cercando quel titolo mai arrivato ma che tutti sognano.
Per capire al meglio il calcio in Florida, le scelte dietro al design delle maglie e del logo e la storia di un club giovane ma ambizioso abbiamo contattato Mark Lowyns, per farci raccontare il dietro le quinte del club di MLS.
A che punto è il calcio in America? Come valuti la crescita della MLS?
Il calcio è ancora uno sport in via di sviluppo negli Stati Uniti. Sebbene la MLS abbia già 29 anni e sia cresciuta fino a 29 squadre, è ancora in lotta con la NBA e la NFL per guadagnarsi nuova popolarità. Questo sport si è evoluto fino a far sì che i giocatori nati e cresciuti in MLS vadano in Premier League, La Liga e Serie A, consolidando così il nostro posto nella comunità calcistica mondiale. La MLS è diventata un luogo di crescita per i giovani talenti, con ferventi fanbase che stanno sorgendo nelle città e l'avvento di una copertura globale attraverso il nuovo accordo con Apple TV. È stato posto il palcoscenico per un altro periodo di crescita esponenziale, in attesa della Coppa del Mondo del '26.
L'Orlando City ha un colore molto particolare, come si realizza una delle vostre maglie? Cosa pensa del rapporto ormai sempre più stretto tra calcio e moda?
Sì, siamo molto orgogliosi del nostra viola. Ci sono pochissime squadre al mondo che lo indossano e ci piace la sua unicità. Vogliamo sviluppare il nostro patrimonio con questo colore insieme a club come Anderlecht, Fiorentina e Real Madrid.
Il calcio e la moda si stanno fondendo oggi più che mai. Lo stile che arriva dal terrace core e il suo legame con l'avventura, il pericolo e il viaggio sono ciò che rende il calcio intrigante dal punto di vista della moda. Recentemente il mondo ha visto come le grandi maison si mescolino alla cultura urbana, allo skateboard, ai graffiti e all'hip hop. Così la tradizione europea si ispira alla controcultura americana. La versione calcistica di questa equazione la capovolge e la fa girare in un frullatore multiculturale. La cultura di strada di tutto il mondo si manifesta nella tifoseria calcistica, creando il quadro d'insieme definitivo da cui i club e i brand possono trarre insegnamento.
A differenza dell'Europa, nella MLS c'è un unico sponsor: com'è lavorare con adidas? Avete molta libertà nel design?
Sì, la sponsorizzazione dei nostri partner tecnici qui nella MLS è unitario, il che è unico per il calcio, ma non per lo sport americano. adidas è un ottimo partner che ha contribuito a creare un ecosistema collaborativo in cui i club, visto che il brand e la lega lavorano insieme per sviluppare il design dei kit. La creazione di un kit è un processo di due anni in cui adidas guida l'iniziativa e il club contribuisce ad approfondire le narrazioni, il patrimonio del club e le comunità locali per ispirare i team di design e di prodotto.
Quali regole bisogna seguire per progettare una maglia nella MLS? E per le maglie di Orlando in generale?
Ci sono diverse considerazioni da fare quando si progetta un kit dell'Orlando City. Da un punto di vista competitivo, il kit deve essere conforme alle norme della MLS in materia di colori e chiarezza. Come club vogliamo che la nostra identità traspaia dal design e risuoni tra i nostri tifosi.
Da dove viene l'ispirazione per le maglie di quest'anno?
Il kit di quest'anno è ispirato alla nostra sezione di tifosi, chiamata The Wall. Quando il nostro stadio è stato costruito nel 2017 è stato il primo settore di tifosi in piedi d'America e tuttora è il più grande. Questo design è un omaggio a coloro che sostengono il club di settimana in settimana, anno dopo anno. La parte anteriore della maglia è decorata da un motivo che riproduce quello di un muro, un'incarnazione dei sostenitori dei Lions: i singoli mattoni che si uniscono per formare un oggetto più forte della somma delle sue parti. I disegni sulle cuciture, sul collo e sulla Jock Tag ricordano a tutti i tifosi di "Man Every Wall", un mantra di lunga data che unisce la comunità della Florida centrale nel sostenere il proprio Club sia dentro che fuori dal campo.
Dato l'heritage del club, pensa che potremmo vedere maglie o collaborazioni speciali durante l'anno? C'è un brand in particolare con cui vorreste collaborare?
Sì, abbiamo in programma alcune cose interessanti per la primavera/estate di quest'anno. Ci sono alcuni brand con cui vorremmo collaborare e stiamo già gettando le basi per progetti futuri. Come sempre, ci sono così tanti marchi, artisti, designer, fotografi e amici interessanti con cui ci piacerebbe collaborare una volta che avremo aperto la strada per farlo!
C'è un grande progetto a cui ti ispiri o un team italiano che segui particolarmente?
Il grande progetto che mi ispira personalmente e che probabilmente è un cliché citare è il modo in cui Virgil Abloh ha trasformato la moda tradizionale con il suo lavoro in LV. Ha usato la sua piattaforma per far conoscere al mondo le sottoculture dei graffiti, dello skate, dell'hip hop e della musica dance/dj e per cambiare la storia di uno dei marchi più importanti del mondo. Non mi definirei un sostenitore di un club italiano in particolare, ma ho avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con Inter, Roma e Venezia, quindi mi assicuro di seguire questi tre club in particolare. Da bambino ero affascinato dal Milan e dal Napoli e sono sempre stato attratto dal patrimonio e dall'eredità di questi club. In definitiva, credo si possa dire che sono un ammiratore della cultura calcistica italiana in generale.
Il calcio e la moda sono sempre più legati, pensi che ci sarà spazio anche in America?
Assolutamente sì. Il modello di crossover tra sport e cultura pop è stato sviluppato in America negli anni '90, quando è sbocciato il rapporto tra hip hop, sneaker culture e basket. Il mondo si è accorto delle possibilità infinite di questo incontro, quindi abbiamo visto la comunità calcistica mondiale utilizzare questi esempi come fonte di ispirazione nell'ultimo decennio e naturalmente tornerà sulle nostre coste in una nuova forma.
Che cos'è il calcio per te?
Il calcio per me è il mondo. Quando ero un ragazzino che cercava di conoscere lo sport che amavo negli Stati Uniti, si trattava di curiosità, ricerca e scoperta. All'epoca non era americano: è stato e sarà sempre il gioco del mondo. Trascende la lingua, la geografia, la religione e la classe. È il più grande unificatore del mondo. Mi ha portato in giro per il mondo, mi ha fatto conoscere il cibo, la musica e gli amici di una vita e per questo ho scelto questo lavoro, per cercare di restituire a questo gioco che ha cambiato la mia vita.