Non si può più esultare?
L'ammonizione a Lukaku è solo l'ultimo esempio di come il calcio italiano non sappia affrontare il razzismo
05 Aprile 2023
Lukaku segna il rigore del pareggio allo Juventus Stadium all'ultimo minuto disponibile della semifinale di andata di Coppa Italia ed esulta sotto la curva dov'era situata la porta bianconera nel secondo tempo, sotto la curva di casa. Esulta come ha fatto qualche giorno fa in Nazionale dopo la tripletta in Svezia, con quella che i giornali si affrettano a definire "un gesto polemico". Farà lo stesso dopo il secondo gol dei Diavoli Rossi in Germania, portando l'indice destro alle labbra e la mano sinistra alla tempia per fare una specie di saluto militare. In realtà l'esultanza è dedicata al compagno di nazionale Doku, che ha dovuto saltare l'impegno per infortunio, ma all'interno dell'annata complicata dell'attaccante interista quel dito, quello sguardo e quella posizione significano anche altro. Almeno secondo la lettura dell'arbitro Massa, che decide di estrarre il secondo giallo nei confronti di Lukaku - che era stato precedentemente graziato per un fallaccio su Gatti - e di conseguenza espellerlo e squalificarlo in vista della sfida di ritorno.
Non è la prima volta che un giocatore viene ammonito per la sua esultanza, anzi sta diventando una spiacevole ricorrenza con alcune similitudini. Lo scorso 9 gennaio 2022 nella partita di Serie A Udinese-Atalanta, finita poi per 2-2 e in cui Ademola Lookman fu sanzionato dall'arbitro Doveri per aver esultato nello stesso modo che usa dal 2015, ovvero mimando un binocolo con le mani davanti agli occhi. Nonostante le polemiche causate da questa decisione, quel cartellino giallo non fu mai rescisso - come invece erroneamente ha ieri dichiarato Simone Inzaghi - e l'attaccante dell'Atalanta fu addirittura consigliato da suo padre di cambiare l'esultanza. Quattro anni prima fu invece Kean ad essere ammonito dopo aver risposto ai cori razzisti della curva del Cagliari durante la partita della sua Juventus in Sardegna. All'epoca fu addirittura Bonucci - esperto in esultanze provocatorie - a minimizzare, affermando che la colpa era da dividere a metà tra il suo compagno e i tifosi avversari. Nell'Ottobre 2021 fu invece Ibrahimovic a ricevere il cartellino per aver risposto agli insulti razziali dei tifosi romanisti dopo la rete del vantaggio.
Dopo aver sanzionato vari tipi di esultanza, come ad esempio quando un calciatore si toglieva la maglia, ora problema principale sembra essere quello degli atteggiamenti provocatori verso le tifoserie avversarie. Il regolamento ufficiale, aggiornato all’1 luglio 2022, all’articolo 12 prevede che: "Un calciatore deve essere ammonito, anche se la rete non viene convalidata se: si avvicina agli spettatori in modo tale da causare problemi di sicurezza e/o per l’incolumità e/o si arrampica sulla recinzione, agisce in un modo provocatorio o derisorio, si copre la testa o il volto con una maschera o altro oggetto similare, si toglie la maglia o copre la testa con la maglia". Il problema qui però rimane come sempre la discrezionalità dell'arbitro, che può ritenere un'esultanza conforme o meno, e di quanto tali gesti sono reazioni ad un contesto fatto di insulti e cori razzisti.
Infatti subito dopo il triplice fischio finale di ieri sera sono usciti i video della curva bianconera che raccontavano bene il livello di aggressione che Lukaku ha dovuto sopportare. Roc Nation, l'agenzia che rappresenta l'attaccante interista ha commentato attraverso il suo Presidente di dipartimento Michael Yormark "Gli epiteti razzisti verso Romelu Lukaku da parte dei tifosi della Juventus sono più che spregevoli e non possono essere tollerati. Romelu ha trasformato un rigore all'ultimo momento della partita ed è stato oggetto di cori razzisti ostili e disgustosi prima, durante e dopo il rigore [...] Le autorità italiane devono utilizzare questa opportunità per ostacolare il razzismo, invece che punire la vittima degli abusi". Ma il ribaltamento del ruolo della vittima, che viene immancabilmente trascinato sul banco degli imputati, è purtroppo una consuetudine dell'apparato calcistico in Italia, così come la consueta sottovalutazione del problema del razzismo che riguarda indistintamente tutti gli stadi di Serie A.
A poco infatti sono servite le scimmie realizzate dall'artista Simone Fugazzotto o le altre iniziative messe in campo finora per sensibilizzare contro ogni forma di discriminazione e razzismo, il fenomeno è ancora di drammatica attualità in ogni partita, che i direttori di gara lo accettino o meno. E mettere sullo stesso piano chi insulta i giocatori per il colore della pelle con quest'ultimi che provano a ribellarsi al continuo assalto verbale, rimane la parte più vile e subdola della vicenda. Sia Kean, che Lookman e infine Lukaku sono infatti calciatori neri, e le loro storie dimostrano come vengano giudicati diversamente non solamente dalle curve avversarie ma anche da un regolamento fin troppo interpretabile da chi sta dimostrando di non aver gli strumenti giusti per farlo. Finché infatti la stessa Lega Serie A non riuscirà a capire la distanza tra una normale esultanza e una protesta contro l'odio razziale, ogni altra iniziativa che metterà in campo rimarrà solo una triste performance.