L'ossessione di LeBron James per l'orlo dei suoi pantaloni
Perché The Chosen One deve scegliere meglio il fit dei suoi vestiti
14 Aprile 2023
Questa settimana finalmente iniziano i Playoff NBA, la parte più eccitante della stagione, con tutti i campioni pronti a stupire sul parquet. Tra questi ovviamente tornerà dopo un anno d'assenza LeBron James, al ventesimo anno da professionista dopo esser diventato anche il miglior realizzatore di tutti i tempi della lega. Ammetto però che tra record su record, video di Bronny e pubblicità più o meno velata ai suoi tanti prodotti, quello che da anni più mi colpisce dell’Instagram di LeBron è la lunghezza dei suoi pantaloni. In particolare la distanza che vive tra la fine dell’orlo del pantalone e l’inizio della scarpa sottostante, sia questa una sneakers, una stringata o una sempre popolare ciabatta. Uno spazio quasi metafisico, che rappresenta sia lo strapotere fisico di LeBron che la sua estrema longevità in grado di attraversare le epoche della moda con la stessa mentalità che ha sempre mostrato in campo.
Certo non è facile per un giocatore NBA azzeccare la taglia giusta di pantaloni. L’altezza fuori scala, la corporatura muscolosa e le gambe scolpite dalle fasce di muscoli rendono ogni misura scomoda, ogni taglio inadeguato e ogni modello immaginato per uomini normali, non atleti con pochi eguali al mondo. Per decenni infatti i cestisti si sono vestiti con abiti extralarge che riprendevano e ingigantivano l’estetica hip-hop, caricaturandola verso l’eccesso. Con il tempo poi, e lo sgonfiarsi dello stile baggy i giocatori NBA sono diventati il nuovo standard dell’eleganza nel mondo dello sport, con i loro ormai celebri tunnel fits e i brand di alta moda.
LeBron però dal completo gigantesco bianco con cui strinse la mano del Commissioner David Stern nel lontano 2003, in vent’anni ha visto i suoi pantaloni restringersi sempre di più fino ad accorciarsi un palmo sopra la caviglia. E mentre tutta la moda ha riscoperto la comodità di fit più rilassati e over, il Re continua a cimentarsi con pantaloni che si tengono a debita distanza dalle linguette delle sue sneakers. Con le cosce stirate dentro skinny - o almeno pantaloni che i suoi quadricipiti trasformano in buste sottovuoto - o in tailoring più sartoriali o addirittura in tracksuit, rimangono sempre quei centimetri di calzino a dividere la fine della gamba e il collo del piede.
Eccoci solo a qualche giorno fa, prima dell’ultima gara di Regular Season dei Lakers nel tunnel dello Staples Center con indosso il varsity dell’ultima collaborazione tra Carhartt e Awake New York, un paio di Dunk Hi con stesso bianco e verde e un paio di pantaloni in herringbone che rimangono ben sopra la caviglia. Qualche giorno prima, durante la serie di partite saltate per infortunio, era seduto in prima fila sfoggiando la nuovissima giacca da moto realizzata da Aime Leon Dore, ancora un paio di Dunk Hi sullo stesso black&white e in questo caso un altro paio di pantaloni eleganti neri che rivelano un meno elegante calzettone in spugna, come se volesse entrare in campo da un momento all’altro in caso le cose non andassero per il meglio.
Ora ho preso gli ultimi due fit in ordine cronologico dall’Instagram di King James, ma scrollando con più intensità l’idea di pantalone di LeBron non cambia, anzi. Qui sta entrando nell’arena per la classica partita di Natale contro i Golden State Warriors, si notano immediatamente ai suoi piedi un paio di Nike LeBron 16 Superman SuperBron con un’aura talmente potente da allontanare l’orlo dei pantaloni. O qualche mese dopo mentre indossa un paio di chino rosa con un fit da acqua alta o ancora, quasi due anni dopo, con questa volta delle Nike Dunk Hi Ambush Fuchsia e jeans arrotolato, o in versione Bron Wayne, in doppiopetto e orlo alto come una Fiorentina.
Come ha dimostrato per vent’anni su tutti i parquet NBA, quello che non manca mai a LeBron è la costanza. Che si tratti di indossare scarpa da basket, sneakers basse, stivaletti in pelle o stringate il livello dei suoi pantaloni rimane sempre lo stesso. Così tra elastici ai polpacci, risvoltini criminali e orli vertiginosi, LBJ ha lasciato sempre in bella mostra la sua caviglia fino a risalire nei giorni migliori fino allo stinco, combattendo una personale battaglia contro tutti i suoi colleghi più giovani che intanto riscoprivano tagli e fit più comodi. D’altronde le mode passano e lo stile resta, come diceva qualcuno, e LeBron ha saputo definire le epoche invece che lasciarsi trascinare dal momentaneo, fino a consolidare le sue scelte sartoriali come una chasedown block.