Come il Quai54 è diventato il cuore del Jordan Brand
Siamo stati ospiti di Jordan per la 20esima edizione del torneo di streetball parigino
03 Luglio 2023
Che Parigi sia la più americana delle città europee è un dato di fatto: da Eiffel fino a Wembanyama il rapporto tra gli Stati Uniti e la Francia - con particolare riferimento alla sua capitale - è stato il più paritario che il vecchio continente potesse mettere in mostra. Non è quindi sorprendente che il Quai54 si svolga proprio a Parigi, per quest’anno all’interno della suggestiva location del Roland Garros. Il Quai54 è il torneo di streetball creato da Hammadoun Sidibé e Thibaut de Longueville nel 2003, diventato negli ultimi 20 anni una vera e propria istituzioni per gli appassionati non solo di basket, ma della cultura che gli gravita attorno: hip hop, ballo, intrattenimento e un'attenzione estrema alla promozione della black culture.
Fin dal giorno zero il Quai54 è stato promosso da Nike e Jordan, come parte dell’incessante lavoro del brand alla cura della community francese che, secondo tutti i crismi, rappresenta la più forte sulla parte sportiva per il brand di MJ. Per l’edizione speciale del 20esimo anniversario gli sforzi creativi del brand si sono concentrati sul racconto della diaspora panafricana, attraverso la realizzazione di una vastissima capsule collection che riportava i colori e i motivi della bandiera panafricana stessa. Dal suo interno, il Quai54 assomiglia in tutto e per tutto a uno street festival: le lunghe code ai token, l’idea del dress to impress per recarsi alle fiere sportive e la volontà di “stare in giro” attorno all’arena tipica degli sport americani. Se per la prima volta il Quai54 perde l’atmosfera della Tour Eiffel - dove negli ultimi anni si era tenuto il torneo - la capacità del campo all’interno del Roland Garros di avvolgere il court è fenomenale, aggiungendo al torneo un'aria di professionismo. Professionismo è, peraltro, la parola più giusta da usare quando di parla del Quai54: 16 squadre arrivate da 10 paesi, un MVP, Nadir Hibi che quest’anno era inserito all’interno del Draft NBA con Wemby, e un livello medio di gioco che si alza spaventosamente quando arrivano le fasi finali del torneo. La giornata del sabato è invece tutta concentrata sul Dunk Contest, dove il pubblico ha contestato la vittoria dell’americano Tyler Currie, a scapito dell’incredibile saltatore polacco Piotr Grabowski.
Proprio il Dunk Contest è stato il momento in cui Jordan e l’NBA si sono fuse al Quai54. A fare da giudici al torneo ci sono stati infatti 3 dei più brillanti atleti Jordan: Zion Williamson, Luka Doncic e Jayson Tatum. Jordan Brand ha inoltre presentato a Parigi le nuove signature shoes dedicate alle sue star, assieme al lancio ufficiale della Jordan 38. I media, tra cui nss sports, hanno avuto l’opportunità di incontrare le tre stelle e l’intero team di design del brand, in una conversazione all’interno della quale è stato svelato anche il nuovo mantra che ha portato alla creazione delle nuove signature, Jayson Tatum 1, Doncic 2 e Zion 3: “Speed” and “Flight”, l’equilibrio tra velocità e salto, sapientemente bilanciato tra i diversi atleti e rappresentato dalle silhouette. Tutti, a partire da Martin Lotti, VP e Head of Design del brand da anni ormai, hanno esplicitato allo sfinimento la centralità dell’atleta all’interno del processo di design. Di come tutto parta da loro e dalle loro idee, che Jordan ha più gli strumenti per trasformarsi in una sneaker. Un esempio? Quando a Tatum hanno chiesto quale animale guida lo rappresentasse, la stella di Boston ha risposto “un delfino”, e l'ovvia domanda “ma perché un delfino?” ha ribattuto con “perché i delfini piacciono a tutti!”.
Il weekend messo in piedi da Jordan a Parigi ha ulteriormente consolidato il ruolo del brand all’interno della cultura basket urban parigina. Non è un caso che nello stesso weekend sia stata presentata la maglia away del PSG, ispirata all’idea di velocità della città. Un universo interconnesso, che ogni giorno di più costruisce un brand che possa sopravvivere al suo stesso nome. Una missione forse impossibile, ma che si sta costruendo sull’unico principio possibile: la community.