Se il calcio è di tutti, a chi appartengono le maglie?
Qual è il futuro dell'estetica calcistica dopo che il blokecore ha conquistato il mondo
07 Settembre 2023
Dai rifugi sulle Dolomiti fino alle spiagge più affollate della Puglia o della Sicilia, dai festival musicali alle caotiche città d’arte prese d’assalto da ondate di turisti aperti alla meraviglia, quest’estate è stato impossibile non incontrare qualcuno con indosso una maglia da calcio. Anche quando le Sambas hanno lasciato spazio alle Havaianas, il trend legato all’estetica calcistica non ha minimamente accennato a rallentare anzi, incurante delle temperature tropicali ha coinvolto sempre più e più adepti. Come ci ha spiegato anche ieri Chiara Ferragni, se fino a qualche anno fa indossare una maglia da calcio era un vezzo riservato ai collezionisti, un modo per dimostrare la propria fedeltà verso i colori della squadra del cuore anche oltre il rituale dello stadio o per sviscerare tutta la personale conoscenza dei club più sconosciuti e nascosti sul globo calcistico, ora le sensibilità sono radicalmente cambiate. E questa ultima estate non ha fatto altro che confermare ogni previsione che abbiamo seguito qui su nss sports, anzi in alcuni casi le ha scavalcate.
Il calcio infatti non è più uno sport con un seguito storicamente geolocalizzato in Europa, in Sud America o in qualche enclave africana. È diventato davvero lo sport di tutti, una lingua universale sempre più parlata in ogni emisfero. Da un lato prima il Mondiale in Qatar e successivamente la scelta della famiglia reale saudita di trasformare il proprio campionato locale nel più attrattivo mercato estivo per calciatori di fama internazionale ha immediatamente creato un interesse verso uno sport che ora una grande fetta di mondo sente come accessibile. Le maglie dell’Al Nassr di Cristiano Ronaldo, vere o false che siano, ancora realizzate da Duneos o le introvabili nuove firmate Nike, sono sempre più frequenti anche in Europa, a testimonianza di quanto il fuoriclasse portoghese abbia davvero scosso gli equilibri globali del calcio.
Allo stesso modo il suo rivale Leo Messi ha attraversato l’MLS come un fulmine, cambiando radicalmente l’attrattiva del calcio statunitense con prezzi dei biglietti triplicati e un’attenzione costante ad ogni partita dell’Inter Miami. La quale maglia rosa è rapidamente diventata uno status da sfoggiare in questa estate, trainata anche dall’effetto Barbie, come ha dimostrato anche Joe Jonas indossandone una customizzata da @Thefooballgal. E proprio l’interesse che il calcio sta generando negli USA, che ricordiamo ospiteranno nel 2026 insieme al Messico il primo mondiale allargato a 48 squadre, rischia di cambiare definitivamente le sensibilità riguardo l’uso di una maglia da calcio. Come le canotte da basket e le jerseys da NFL, gli States hanno un potere unico nell’integrare l’abbigliamento sportivo nel lifestyle, e le maglie da calcio rappresentano un nuovo mercato ancora da esplorare. Basti solamente vedere quanti brand streetwear hanno cominciato ad integrare l’estetica calcistica nei propri lookbook, da Supreme a Aimé Leon Dore, per tastare il cambiamento di paradigma.
A quest’allargamento sulla mappa, va poi sommata la nuova dimensione del calcio femminile, che anche grazie al Mondiale appena disputato, ha definitivamente regalato una tridimensionalità all’intero movimento. E di conseguenza aggiungendo un nuovo, grande mercato potenziale per le maglie da calcio, come sottolineato anche dall’eccellente lavoro svolto da adidas e Nike sulle Nazionali che sono scese in campo in Australia e Nuova Zelanda. La maglia, da simbolo di un certo tipo di ossessione maschile si è così trasformata in un capo fluido, interpretabile e customizzabile in infinite varianti. Il multiverso che intreccia sport e moda ha generato un nuovo immaginario in cui tutti sono coinvolti, quello che in occasione dell’uscita del libro di nss sports “2017-2022 Les Vetements De Football” definimmo l’era della “New Normality” per le maglie da calcio. Ma se il calcio è davvero diventato di tutti, a chi appartengono più le maglie da calcio?
Croppate, allungate, disegnate da una AI o da un Fashion Designer, realizzate con fibre di bottiglie raccolte dall’oceano o lavorate all’uncinetto, maglie solamente immaginate su Photoshop o falsificate nel baracchino sotto lo stadio, replica e élite, bootleg e match worn, terze, quarte, maglie speciali, maglie anniversario o maglie d'epoca. Un trend trainato da TikTok e dalla Gen Z, che ha trovato nel vintage, nel thrifting e nell'archivio un serbatoio di creatività e identità già pronta per essere consumata. Una cultura radicata da decenni di folle amore, passione effimera quanto vitale, ed un modo di vivere lo sport senza filtri o condizioni. Senza di esso, le maglie non posseggono più lo stesso fascino che sta conquistando sia star hollywoodiane che interi nuovi continenti. Diventano solo nuovi design, nuovi modelli, nuovi collaborazioni da gettare in un ciclo senza fine.
Chi scrive sa che sta per passare per ipocrita, visto quanto il proprio lavoro sia anche o soprattutto far sì che questo ciclo non si interrompa mai, quando si chiede che senso può avere disegnare maglie per una squadra senza tifosi o realizzare pezzi unici che non potranno mai creare connessioni tra due persone. E senza cadere nella retorica ombelicale di chi di poter possedere uno sport, o ancora peggio l’anima di esso incastonato nella nostalgia e nella purezza di un passato mai esistito, riflettere su come non svuotare di contenuto un simbolo che per oltre cento anni ha unito delle comunità, piccole o grandi che fossero. D’altronde ora che anche Chiara Ferragni ha indossato una maglia del Borussia Dortmund di Aubameyang nella stagione 2015-16 croppata come un top, il cerchio che unisce l’influencer più celebre d’Italia e il nerd calcistico che sa scrivere ad occhi chiusi Kuba Błaszczykowski si è davvero concluso.
Dopo un’estate trionfale, in cui le magliette da calcio sono state indossate davvero da tutti, l’inizio della nuova stagione rappresenta il perfetto momento per capire quanto possa durare l’egemonia dell’estetica blokecore. Servirà una grande opera di equilibrismo per non cadere a breve nella Jersey Fatigue, com’è successo alle maglie da basket, o da NFL, che dopo una folgorante notorietà sono poi ricadute all’interno del perimetro sportivo. Tra coolness, identità e innovazione, le maglie da calcio affrontano forse ora la loro più impegnativa sfida, quella che le potrebbe trasformarle in un vero e proprio item presente in ogni armadio o in una moda passeggera. In questo sarà fondamentale il ruolo del calcio, e la sua espansione globale, perché un mondo di maglie non può prescindere da un mondo di tifosi.