Tutti i segreti del Viola Park della Fiorentina
Come la squadra viola ha realizzato uno dei centri d'allenamento più avveniristici in Europa
28 Agosto 2024
Era l'inizio del nuovo millennio, marzo 2001 per l'esattezza, quando la Fiorentina guidata da Vittorio Cecchi Gori provava per la prima volta - in modo concreto e deciso, almeno - a salutare i "Campini". Questo il nome con cui in città venivano e vengono tutt'ora chiamati gli spazi, non proprio all'avanguardia, vicino allo Stadio Comunale, in cui i viola hanno svolto a lungo i propri allenamenti. A titolo provvisorio, ma solo in teoria: il club ci si era insediato infatti decenni prima, e nonostante il tentativo del 2001 - naufragato con il fallimento della società - non se n'è andato da lì fino all'inaugurazione del Viola Park, l'anno scorso.
Il club aveva già provato negli anni Settanta e Ottanta, senza fare troppa strada, a traslocare in una nuova struttura, propria. Si pensò prima a Sesto Fiorentino e poi a Pontassieve, ma in entrambi i casi la pratica si archiviò con un nulla di fatto. Il progetto di Cecchi Gori fu invece più concreto: l'acquisizione dei terreni a Bagno a Ripoli, una dozzina di chilometri fuori Firenze, sembrava il punto di svolta tanto atteso, l'inizio di una nuova era; purtroppo, invece, il collasso societario all'orizzonte avrebbe trascinato tutto ciò nella procedura fallimentare, mettendo in stand-by la ricerca di uno spazio da adibire a centro sportivo.
A riprendere in mano il progetto fu la famiglia Della Valle, proprietaria del club negli anni della rinascita e in seguito del ritorno in Serie A. Inizialmente si tentò di gettare le fondamenta nel comune di Incisa Valdarno, ma complice la delicata situazione societaria si optò per una soluzione più alla portata nell'immediato, ammodernando i "Campini" e rimandando ancora la rivoluzione infrastrutturale. Ecco quindi la presentazione di "Cittadella Viola", un ambizioso progetto che prevedeva la realizzazione ex novo di centro sportivo e stadio di proprietà, all'interno di un complesso che avrebbe dovuto sorgere dapprima nel quartiere Castello a Firenze, poi a Novoli, a Campi di Bisenzio e infine nel Parco delle Cascine. Anche stavolta, però, la provvisorietà del club non era giunta al capolinea: un altro nulla di fatto.
L'arrivo di Commisso
Il momento di svolta è giunto con lo sbarco in città della nuova proprietà, nel 2019. Guidata da Rocco Benito Commisso e sostenuta dal suo ingente patrimonio finanziario (secondo le stime di Forbes intorno ai 6.5 miliardi di dollari), l'ownership americana si mostrava da subito determinata a porre la questione centro sportivo in cima alle priorità. Dando seguito alle parole, con i fatti: nel giro di pochi mesi si è ripresa in mano l'idea di Cecchi Gori, acquisendo nuovi terreni nell'area di Bagno a Ripoli e dando inizio ai lavori già nel 2021, con qualche slittamento causato dalla pandemia e dal ricorso (respinto dal TAR) dell'Associazione Italia Nostra. Chiavi in mano, alla fine, nell'estate 2023, data dello storico insediamento nella prima struttura di proprietà del club, a coronamento di un investimento da 115 milioni di euro circa.
Un regalo del nuovo patron a sé stesso (il nome ufficiale del centro: Rocco B. Commisso Viola Park), ma anche e soprattutto a una città e una tifoseria che (troppo) spesso lo critica per la presunta "avidità" in sede di calciomercato, nonostante la crescita sportiva degli ultimi anni, in campo nazionale e internazionale, e nonostante le enormi spese d'avviamento sostenute nel 2019. Al progetto Viola Park si sommano infatti i 170 milioni spesi per l'acquisizione del club, e altrettanti versati nelle casse societarie tra aumento del capitale, ripianamento delle perdite, sponsorship (via Mediacom) e il primo grande colpo di mercato (Nico Gonzalez, acquisto più oneroso nella storia della Fiorentina).
E così, dopo decenni in cui il tema centro sportivo ha rappresentato un tasto dolente per i toscani, oggi ne è il fiore all'occhiello. Il Viola Park non rappresenta infatti un mero asset societario, ma è anche il custode della storia del club e dei suoi valori, il laboratorio in cui progettarne il futuro e un'immagine finalmente luccicante della "fiorentinità".
Il Viola Park
Il Viola Park è un complesso situato a una dozzina di chilometri dal centro del capoluogo toscano, dell'estensione di 26 ettari e comprensivo di dodici campi regolari (in manto erboso naturale e ibrido), due stadi (Curva Fiesole e Davide Astori) e una lunga serie di strutture, uffici, sale riunioni, padiglioni, palestre, piscine, centri benessere, ambulatori, spogliatoi e aree commerciali di vario tipo (rivolte tanto al pubblico, quanto agli addetti ai lavori). Comprende inoltre una villa poderale del 18esimo secolo (Cascina Favard), restaurata e adibita ad uffici, e nei mesi della costruzione - affidata alle ditte Dam Costruzioni Generali, Nigro & Co. Costruzioni ed Elcom System - ha portato alla luce, durante gli scavi, una serie di reperti archeologici romani ed etruschi.
Al suo interno ci si sposta soltanto con biciclette o mezzi elettrici, come la "golf car" (rigorosamente viola) su cui si aggirava da queste parti Giovanni "Joe" Barone nei primi mesi di vita del Viola Park, prima della tragica scomparsa del dirigente lo scorso marzo. Il progetto, d'altronde, è stato concepito proprio per immergersi nel paesaggio circostante, con una spiccata attenzione alla sostenibilità ambientale e alla valorizzazione del contesto. Al posto della prima pietra, infatti, nel momento di inizio dei lavori è stato simbolicamente piantato un ulivo (oggi sono quasi 200), e il club sottolinea con orgoglio di aver utilizzato prevalentemente materiali naturali e tecnologie di riuso durante il processo di edificazione. I pannelli fotovoltaici installati sui tetti e i sistemi di raccolta dell'acqua piovana garantiscono virtuosamente le risorse necessarie per il fabbisogno dell'intero centro sportivo. Il Viola Park sorge, tra l'altro, in un'area che fino al 2020 si trovava in uno stato di abbandono e decadenza, con cumuli di rifiuti scaricati abusivamente nei pressi della villa, prima dell'opera di "bonifica" coadiuvata dal Comune e dal club.
Il valore aggiunto
Nel Viola Park si svolge tutti i giorni l'attività - sportiva e non - della Fiorentina: dalla prima squadra maschile a quella femminile, passando per tutte le giovanili e un domani, forse, anche la "squadra riserve". Dal lavoro sul campo e in palestra proprio degli atleti, a quello in ufficio e nelle sale riunioni dove ogni giorno si recano i dipendenti della società per svolgere il proprio lavoro. Nei due stadi si disputano regolarmente partite delle giovanili e della femminile, ma anche eventi di diversa estrazione (il Torneo di Viareggio, amichevoli internazionali e nel 2024 addirittura la partenza del Tour de France). Fuori dai campi ci sono invece aree pensate per il pubblico (store, bar, ristoranti), ma anche per chi vive qui la propria quotidianità (per fare un esempio, ci sono tre parrucchieri).
Oltre ad accrescere il valore del club e ottimizzare lo svolgimento delle sue attività, disporre di un'area e un centro sportivo del genere rappresenta chiaramente un "plus" in termini di appeal e status del club. Un luogo in cui i giovani possono conoscere la vera essenza della "fiorentinità" e avvicinarsi alla squadra, alla sua storia e ai suoi progetti futuri. Il Viola Park, del resto, è stato pensato e realizzato proprio per questo: unire il passato, il presente e il futuro di una delle squadre con più storia e blasone del calcio italiano. Aprendo ai tifosi e a tutti i membri del club le porte di un centro che, finalmente, ha reso l'appartenenza alla Fiorentina qualcosa di speciale non solo in senso astratto, ma anche nel quotidiano.