Come funziona il nuovo Mondiale per Club
E perché se ne parla così tanto
18 Settembre 2024
C'era una volta, dal 1960 agli inizi del nuovo millennio, la Coppa Intercontinentale: una sfida secca tra campioni d'Europa e del Sud America, che si proponeva come confronto tra due mondi e culture calcistiche; un classico di cui il pubblico conserva generalmente un bel ricordo, non fosse altro che per le sue note folkloristiche, o magari per la nostalgia del "calcio di una volta". Poi, nel 2004, è arrivato il Mondiale per Club: la competizione si è allargata ad altre cinque squadre (sette in totale) provenienti da ogni continente, inclusa quella assegnata al Paese ospitante; un formato che nel 2024 è definitivamente tramontato, giungendo al capolinea di un progetto, si può dire, fallimentare.
Le cause della disaffezione dei tifosi e delle critiche piovute un po' da tutte le parti sono molteplici: in primis l'assenza di tradizione e storia, che insieme all'incastro forzato tra i fitti calendari dei club ha ridimensionato l’interesse del pubblico; poi il relativo appeal esercitato sui suoi stessi protagonisti, soprattutto le "big" del vecchio continente; non ultimo, il livello dello spettacolo offerto sul campo, figlio dell’enorme gap tra compagini di diversi continenti. Più che raccogliere l'eredità identitaria e il testimone sportivo dell'Intercontinentale, insomma, la sensazione è che ne sia stato allontanato - se non rovinato - il ricordo, come succede quando serie TV e saghe cinematografiche di successo si protraggono troppo a lungo. E così, la FIFA ha deciso di cambiare tutto un’altra volta.
Il presidente della federcalcio mondiale, Gianni Infantino, caldeggiava l’idea di una profonda revisione già nel 2016; sono serviti però diversi anni - e il superamento della pandemia, che ha rimandato l’esordio del formato allargato (24 squadre) previsto inizialmente nel 2021 - per arrivare al primo maxi-torneo per club targato FIFA. Il conto alla rovescia per l’edizione inaugurale a 32 squadre ora è scattato, pur avvolto da un alone di critiche e dalla sospetta mancanza di dettagli organizzativi. In ogni caso, si partirà negli Stati Uniti la prossima estate, quando sulle note di Freed from Desire (traccia audio ufficiale del torneo) sfileranno sul nuovo palcoscenico le 30 squadre qualificate. «Il Mondiale per Club diventerà più grande del Mondiale per Nazionali», promette Nasser Al-Khelaifi, presidente dell’ECA (European Club Association) - nonché del Paris Saint-Germain, a proposito di realtà che hanno spostato grandi numeri e calciatori, ma non certo i sentimenti del pubblico. Proviamo però a mettere da parte lo scetticismo: cosa sappiamo e cosa possiamo aspettarci dalla prima FIFA Club World Cup? E perché è stata accolta con diffidenza dagli addetti ai lavori, pur rimpiazzando - e rendendo meno frequente - un format ben poco apprezzato?
Competizione sportiva e identità del brand
Dalla ricorrenza annuale e dallo svolgimento nel periodo invernale, l'evento passerà a cadenza quadriennale (il prossimo, nel 2029, sembra destinato all'Australia) e si disputerà nei mesi estivi, proprio come il "vero" Mondiale. L'edizione inaugurale negli States avrà inizio il prossimo 15 giugno, con una struttura abbastanza classica: otto gironi da quattro squadre ciascuno (sola andata), poi eliminazione diretta (gara secca) partendo dagli ottavi e arrivando alla finale del 13 luglio. Per accedere, la FIFA ha assegnato un numero di slot per ogni continente - dodici all'Europa, sei al Sud America, quattro ad Asia, Africa, Nord e Centro America, uno all'Oceania e uno al Paese ospitante - per cui le rispettive federazioni hanno stabilito i criteri di selezione. Dal vecchio continente, ad esempio, verranno spediti un massimo di due team per ogni campionato, tra campioni in carica e migliori piazzamenti nel Ranking UEFA (su base quadriennale).
Nel frattempo, la FIFA ha svelato nelle scorse settimane - con una serie di contenuti sui social in collaborazione con i club protagonisti - la rinnovata identità visual del torneo. Partendo, ovviamente, dal nuovo logo, che si presenta con un design moderno e piuttosto minimal, in cui le lettere "CWC" (Club World Cup) sono stilizzate e disposte in modo circolare, ricordando la sfera di una palla di calcio. Dal punto di vista cromatico, in sede di presentazione si è optato per l’oro su sfondo nero, ma come ogni emblema contemporaneo anche questo è stato disegnato per adattarsi a colori ed esigenze del contesto di applicazione. Lo spazio vuoto al centro, infine, è pensato per "ospitare" altri loghi, secondo l'esigenza comunicativa: nei prossimi mesi vedrete spesso quello del Paese ospitante e della sua federazione, o quelli dei club qualificati; poi toccherà a chi alzerà il trofeo, e in seguito al Paese che accoglierà l’edizione 2029, e così via. Il tutto, come anticipato, accompagnato dalle note di Freed from Desire, ormai diventato un vero e proprio tormentone per il pubblico calcistico di tutto il mondo.
Ritardi organizzativi e intasamento del calendario
Detto di tutto ciò che sappiamo del nuovo Mondiale per Club, a meno di un anno dal kick off ufficiale «c’è ancora molto che non sappiamo», come ha spiegato Mark Ogden in un recente articolo su ESPN. A soli nove mesi dall’inizio del torneo, le squadre partecipanti e i loro tifosi non sanno ancora se dovranno recarsi a New York, Chicago, Philadelphia, Seattle, Los Angeles o in altre città. Non sanno dove si giocheranno le partite, né dove e quando avrà luogo il sorteggio dei gironi. Di solito, negli eventi FIFA di questa portata, tutto ciò che riguarda le partite (sedi, date, orari di inizio) viene definito e annunciato anni prima. Secondo le indiscrezioni circolate nelle ultime settimane, l'opzione più probabile dovrebbe essere rappresentata dalle città sulla costa atlantica, per motivi logistici: il fuso orario più vicino a quello europeo e la concomitanza con la CONCACAF Gold Cup (sulla costa occidentale). Le aree grigie riguardano anche - con tempistiche altrettanto insolite - la sfera economica (il montepremi, nonostante previsioni più che redditizie, è ancora ignoto) e quella dei diritti televisivi. «A metà luglio, la FIFA ha annunciato di aver aperto un bando per la trasmissione dell’evento», si legge nell'approfondimento su ESPN, «dopo che le trattative con Apple si erano arenate. Il colosso tecnologico aveva offerto un miliardo di dollari, la FIFA ne chiedeva quattro». Insomma, c’è ancora tanto da fare, e sempre meno tempo.
Infine c’è il nodo delle resistenze che la nuova competizione ha incontrato all’interno del panorama calcistico europeo. Allenatori come Pep Guardiola e Carlo Ancelotti, cui si sono accodati svariati top player, hanno manifestato - senza giri di parole, anzi - il malcontento dovuto al crescente carico di lavoro. Non sorprende che si sia parlato di rischio di burnout fisico e mentale, nel contesto di stagioni sportive che per i top club prendono il via a metà agosto e, aggiungendo il Mondiale per Club, terminerà a luglio inoltrato. Un tour de force che diventerà la regola, anche negli anni in cui non sono previste manifestazioni dedicate alle Nazionali. Il tutto, di pari passo con l'allargamento della Champions League e con la compressione già in atto di tutte le competizioni nazionali. Nel caso a noi più vicino di Inter e Juventus, ad esempio, si tratta di aggiungere un impegnativo torneo estivo, in un altro continente, al termine di un’annata che già comprende Serie A (38 partite), Champions League (tra le 8 e le 17), Coppa Italia (1-5) e Supercoppa Italiana (1-2, in Arabia Saudita). Uno scenario, questo, che si è prevedibilmente schiantato contro le critiche, ad ora inascoltate, degli attori protagonisti del business.
Per ora i club appaiono defilati nel dibattito, forse in attesa di conoscere con chiarezza il ritorno economico dalla partecipazione al Mondiale per Club. Una dinamica non nuova, se pensiamo al dibattito che ha accompagnato la migrazione di tante competizioni nel Golfo Persico. Le tensioni tra governance calcistica e calciatori, però, potrebbero acuirsi nei prossimi mesi, forzando più che mai i club a prendere una posizione.