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L’NBA è sempre più un videogioco

Specialmente dopo la collaborazione tra TNT Sports e NBA 2K25

L’NBA è sempre più un videogioco Specialmente dopo la collaborazione tra TNT Sports e NBA 2K25

Campi con design che sembrano usciti da una console di ultima generazione, highlights futuristici in stile videogioco AAA, e ora anche le grafiche da Playstation o Xbox in diretta televisiva. Se la tendenza dell'NBA ad abbracciare il progresso tecnologico non è una novità, così come per le sue sorelle nel football (NFL) e nel baseball (MLB), di recente pare che sia cambiato qualcosa. In un certo senso, almeno agli occhi del pubblico, c’è stata un’inversione di tendenza: non sono più i videogiochi a inseguire il realismo del basket, bensì quest'ultimo ad ispirarsi alle sue imitazioni digitali. Lo abbiamo pensato un po’ tutti guardando le prime partite di quest’anno sui campi City Edition in NBA Cup, oppure di fronte agli highlights non-stop action (vedere per credere) di una recente partita tra Boston Celtics e Cleveland Cavaliers. E dopo l'annuncio della collaborazione tra TNT Sports e NBA 2K25 - che nelle prossime settimane offrirà una combinazione senza precedenti di pallacanestro reale e virtuale - si è passati dal piano della percezione a una vera e propria fusione. 

Il progetto prevede la trasmissione di una manciata di partite, cioè i quarti e le semifinali dell'NBA Cup (di cui è appena terminata la fase a gironi), con grafiche tratte dal videogioco NBA 2K. Una collaborazione che ci restituisce una conferma dell'integrazione sempre più profonda tra sport e intrattenimento digitale, e che ci dà un’idea della solidità del legame tra la lega e NBA 2K, nonché delle strade che stanno battendo in questi anni le Major Leagues dello sport USA alla ricerca di nuovi formati. Strizzando l’occhio, spesso, al segmento di pubblico più giovane e abituato all'estetica dei videogiochi. 

NBA 2K25 DataCast

La sinergia tra l'emittente TNT Sports (parte del network Warner Bros Discovery), l'azienda produttrice di videogiochi NBA 2K (costola di Take-Two Interactive Software) e la concessionaria londinese Genius Sports (specializzata in dati e tecnologie avanzate) è stata presentata sotto il nome NBA 2K25 DataCast. Come spiegato nel comunicato ufficiale di Warner Bros e mostrato dalle prime immagini circolate sul web, le caratteristiche che distinguono questa novità attingono da elementi tipici del videogioco, come il famoso Shot Meter (che misura il timing e la precisione dei tiri) oppure i 2K Badges (le abilità e le tendenze specifiche dei giocatori). Inoltre, «grazie alla piattaforma GeniusIQ», si legge nel comunicato, «gli spettatori avranno accesso anche a statistiche avanzate come velocità di corsa, distanza percorsa e probabilità di tiro, per un’esperienza visiva immersiva e interattiva».

La trasmissione sarà disponibile come alternativa alla modalità tradizionale di fruizione del prodotto, e sarà offerta su scala nazionale nei palinsesti di truTV e Max. L'obiettivo è chiaro: attrarre la Gen Z, digitalmente esperto e appassionato di videogiochi. E per questo, la scelta delle tecnologie è cruciale: il tracciamento in tempo reale degli atleti, le sovrapposizioni grafiche e le angolazioni innovative di ripresa mirano infatti a rendere queste partite un'esperienza ibrida, più simile possibile agli incontri disputati sulle console di riferimento. Tutto ciò ha acceso immediatamente il dibattito sui social: al di là di chi scherza sui possibili benefici («Quindi possiamo anche skippare gli adv durante le pause?», ha ironizzato un utente su X), in molti considerano l'idea un gimmick superfluo, data dall'eccessiva artificialità. Per l'NBA, però, questo esperimento rappresenta un passo di avvicinamento del proprio prodotto al suo omologo virtuale, tanto popolare tra gli appassionati di entrambi i settori.

Un trend in espansione 

@espn The Disney Dunk the Halls broadcast of Spurs-Knicks streams live on Christmas Day on ESPN2, ESPN+ and Disney+ #knicks #spurs #nba #christmas #mickeymouse #disney original sound - ESPN

L'esempio offerto dall'NBA non è un caso isolato nel panorama sportivo. Diverse leghe - soprattutto americane, ma non solo - stanno sperimentando infatti nuove modalità per coinvolgere i fan, spesso attraverso collaborazioni con il mondo dei videogiochi o dell'animazione. La NFL, ad esempio, ha recentemente trasmesso una partita ambientata a Springfield, cioè nell’universo immaginario dei Simpson, con Bart e Homer come protagonisti; mentre il Toy Story Funday Football, sempre della NFL, ha riprodotto una partita intera in tempo reale con l’estetica della celebre serie Pixar, senza dimenticare il simulcasting su Nickelodeon dedicato ai bambini.

Anche nel calcio del vecchio continente c’è chi ha mosso timidamente i primi passi in tale direzione. Durante Euro2024 l'emittente polacca TVP Sport ha introdotto grafiche ispirate ai videogiochi come radar in tempo reale e sistemi di riconoscimento automatico dei giocatori, avvicinando l'esperienza dello spettatore a quella di EA Sports FC. Mentre la Messi Cam non ha entusiasmato proprio tutti gli spettatori dell'Inter Miami. Con un po' di pazienza, anche in Europa vedremo queste americanate con maggiore frequenza.

Infine ci sono gli eventi a tema, sempre più comuni: la MLB, ad esempio, organizza serate dedicate a Star Wars, mentre la stessa NBA ha collaborato con Disney per Dunk the Halls, una trasmissione natalizia in cui i giocatori appaiono accanto a Topolino e Paperino. Tutte queste iniziative nascono ovviamente dalle strategie commerciali dei partner, ma trovano terreno fertile in un'esigenza che accomuna sempre più trasversalmente i campionati di tutto il mondo, in un contesto iper-tecnologizzato e in un mercato quanto mai dispersivo, in cui stare al passo con i tempi è un requisito necessario per crescere. E in cui abbracciare l'evoluzione si configura, a lungo termine, come ricetta per la conservazione del proprio status.

Così si è passati dal grande dibattito di un tempo - se i videogiochi sarebbero mai riusciti a riprodurre fedelmente la complessità e il realismo dello sport - a una logica concettualmente opposta. Come detto, oggi è lo sport che sembra inseguire i videogiochi, integrandone l'estetica, le dinamiche e alcuni elementi distintivi. Questa inversione di paradigma riflette, tra le altre cose, un progresso tecnologico che ha superato le aspettative; i videogiochi come NBA 2K hanno raggiunto infatti un livello tale da gettare le basi per una fusione spontanea tra i due mondi. E poco importa, come sempre nell'ambito delle sperimentazioni, se il debutto non sarà un successo agli occhi del pubblico: l'NBA sta tracciando, insieme ad NFL e altre realtà perennemente avanguardiste, una strada che altre leghe seguiranno. Il confine tra sport e intrattenimento, insomma, sarà sempre più sottile - e chissà, magari in un futuro non troppo lontano sarà normale chiedersi se stiamo guardando una partita o se la stiamo giocando.