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Come la NFL sta rovinando il Natale dell'NBA

Stanno cambiando le gerarchie delle festività sportive?

Come la NFL sta rovinando il Natale dell'NBA Stanno cambiando le gerarchie delle festività sportive?

La NFL ha deciso di prendersi il Natale. Se diventerà una nuova tradizione per gli Stati Uniti è ancora presto per stabilirlo ma nel frattempo la lega di football americano ha deciso di fare le cose in grande. Prima di tutto è stato stretto un accordo con Netflix per la trasmissione in esclusiva delle partite di Natale dei prossimi tre anni. Solo per il 2024 l’accordo per la diretta streaming di due partite - Kansas City Chiefs vs Pittsburgh Steelers e Baltimore Ravens vs Houston Texans - permetterà alla NFL di incassare 150 milioni di dollari. Cifre astronomiche ma giustificate dai numeri, quelli dei telespettatori: come riferito da Associated Press, nel 2023 una media di 29 milioni di spettatori seguirono in diretta la sfida tra Las Vegas Raiders e Kansas City Chiefs per una media totale di 28 milioni di spettatori spalmati su tutte e tre le partite disputate il 25 dicembre. Quest’anno poi, per non lasciare nulla al caso, NFL e Netflix hanno chiamato in causa anche i pezzi grossi: in occasione della partita tra Ravens e Texans ci sarà anche un Halftime Show simile a quello del Super Bowl che vedrà esibirsi Beyoncé nella sua città natale.

Il 2024 è il quarto anno consecutivo in cui la NFL ha in programma partite nel giorno di Natale ma mai come negli anni precedenti si ha la sensazione che il Commissioner Roger Goodell sia riuscito nella sua impresa, ovvero rubare il Natale alla NBA. Da tradizione infatti, il Giorno del Ringraziamento è dedicato alla NFL, senza partite NBA in programma per quel giorno, mentre il Natale è dedicato alla NBA e alla sua maratone di partite che parte col classico matinée sulla East Coast, quest’anno occhi puntati sul Madison Square Garden di New York dove è atteso Victor Wembanyama con i suoi San Antonio Spurs, per concludersi con un big match a ovest, tra i Phoenix Suns di Kevin Durant ed i Denver Nuggets di Nikola Jovic. Anche la NBA non ha lasciato nulla al caso affidandosi come sempre ai suoi giocatori più rappresentativi, da Luka Doncic a Jason Tatum, da Stephen Curry e LeBron James. Eppure si ha la sensazione che ci sia stato un vibe shift, come se l'hype per il Natale ora riguardi più l'NFL che non l'NBA.

Questa situazione si incrocia con una conversazione di più ampio respiro che negli Stati Uniti sta coinvolgendo l'NBA. Nel dettaglio, il calo dei ratings televisivi è stato il principale argomento di discussione in questi primi mesi di Regular Season, sopra le prestazioni delle superstars e delle squadre. La critica principale che è stata mossa alla lega è che ormai il gioco è diventato prevedibile, rovinato in qualche modo dalla costante e ossessiva ricerca del tiro da tre punti da parte di tutte le squadre. Una critica che sta tenendo banco da settimane trovando sponda in giornalisti ed ex giocatori oltre che culminare in una serie di strampalate teorie per risolvere il problema. Il calo degli spettatori è stato confermato anche dal commissioner NBA Adam Silver, il quale ha sottolineato che questa tendenza si è inserita in un calo più generale degli spettatori della tv via cavo. Un declino che, vale la pena di sottolineare coinvolge solo il mercato statunitense, mentre l'NBA rimane la lega professionistica americana con più seguito social e televisivo a livello mondiale. Infatti questa fase calante della curva degli ascolti locali non ha impedito di chiudere un accordo senza precedenti, un contratto per i diritti televisivi da 76 miliardi dollari per i prossimi 11 anni che entrerà in vigore nella prossima stagione con la grande novità dell'ingresso di Amazon Prime Video.