Un viaggio nel tempo con i francobolli di Italia ‘90
Pezzi da collezione che diventano testimonianze storiche
08 Gennaio 2025
Le notti magiche di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, la mascotte “Ciao” di Lucio Boscardin, la Nazionale italiana di Roberto Baggio e Totò Schillaci. Ma anche la grande delusione degli azzurri di Azeglio Vicini, l’eliminazione in semifinale contro l’Argentina, gli sprechi di fondi pubblici per stadi che nel tempo sono diventati cattedrali nel deserto, ruderi o addirittura macerie. La Coppa del Mondo FIFA di trentacinque anni fa, l’indimenticabile Italia ‘90, ha consegnato un’infinità di ricordi agrodolci alla memoria collettiva e alla cultura del nostro Paese, e non soltanto in ambito calcistico. Nel mondo del collezionismo, ad esempio, sono innumerevoli i cimeli ereditati dal passaggio del 14esimo Mondiale, tra cui spiccano quelli di un segmento storicamente legato ai grandi eventi sportivi: la filatelia, ovvero i francobolli.
Oltre ad essersi trasformati in pezzi da collezione dal valore più o meno elevato - svariate centinaia di euro per i più rari - riprendere in mano oggi queste carte valori postali è come fare un viaggio nel tempo, tra flashback dello scenario geopolitico globale dell’epoca e testimonianze dell’identità culturale e sportiva di fine Anni ‘80. Nella serie di francobolli prodotta per l’occasione non mancano infatti federazioni calcistiche e Nazioni destinate alla dissoluzione, come Unione Sovietica, Jugoslavia, Cecoslovacchia; ma anche stemmi antecedenti alla rivoluzione digitale e prossimi all’abbandono, a partire da quello spagnolo ispirato ai tratti di Joan Mirò. O ancora, impianti di cui oggi non resta che il ricordo - lo Stadio delle Alpi di Torino, demolito nel 2009 - o altri che erano nuovi di zecca e abbiamo visto invecchiare male, come il Nuovo Stadio (al secolo San Nicola) di Bari. Il tutto, in un design dal gusto squisitamente 80s, con fantasie eccentriche e tinte sgargianti abbinate a font classici e layout minimalisti.
La serie di francobolli
Se la tradizione di francobolli dedicati alla Nazionale e prodotti dall’IPZS (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) è antica quanto gli stessi Mondiali di calcio, la rassegna di quelli celebrativi di Italia ‘90 ha mosso i primi passi due anni prima del torneo. Già nel 1988 infatti, quando la mascotte “Ciao” veniva svelata al pubblico italiano (ancora senza un nome, che sarà stabilito più avanti con un sondaggio popolare), iniziavano a circolare i primi francobolli con il celebre disegno tricolore - una raffigurazione minimalista e stilizzata della sagoma di un calciatore che palleggia, i cui tratti compongono la scritta “ITALIA”.
La serie vera e propria, invece, farà la sua comparsa negli uffici postali e in altri rivenditori autorizzati nei mesi precedenti all’evento, con l’emissione di sei foglietti composti da altrettante carte valori ciascuno. All’interno di ogni blocco si trovavano quattro francobolli in formato standard (112x126 millimetri), stampati in rotocalco e dedicati alle 24 Nazionali partecipanti alla fase finale, con i loghi delle rispettive federazioni sulla parte sinistra e intorno fasce concentriche con i colori di riferimento; il design è completato dalle scritte “Coppa del Mondo di calcio” e “Italia ‘90” in alto a destra, e sotto il valore nominale (450, 600, 650, 700, 800 o 1200 Lire) e i nomi degli illustratori Toffoletti e Codoni. Gli altri due francobolli ritraevano invece simboli o temi del Mondiale (coppa, mascotte, pallone, arbitri), e a partire dal secondo “rilascio” anche o 12 stadi in cui si sono disputate le gare del torneo.
Come detto, riprendendo in mano oggi questi francobolli (quando venduti singolarmente) o foglietti (delle specie di carnet), si ha l’impressione di rivivere quel periodo storico, con tutto il contesto che circondava l’ultima volta della Coppa del Mondo in Italia. Tra esemplari rari, edizioni limitate e pezzi particolarmente iconici, anche per i meno avvezzi alla filatelia vale la pena soffermarsi su alcuni francobolli in particolare. Quelli di maggior valore per i collezionisti, ma non necessariamente.
Menzioni d’onore
Nelle settimane dopo la vittoria della Germania Ovest (all’ultima partecipazione prima dell’unificazione nazionale) nella finale di San Siro, l’IPZS stampò 10.000 foglietti applicando il logo della FIFA, la dicitura “Germania campione del Mondo” sul francobollo dello stadio milanese e il trofeo su quello con lo stemma della DFB (federcalcio tedesca). Il mix tra numero limitato di copie (appena lo 0.3% della prima stampa) ed imminente estinzione della separazione Est-Ovest di Berlino, neanche a dirlo, rende questi esemplari i più rari e ricercati in assoluto. E quindi delle autentiche gemme per gli appassionati, il cui valore oggi è infinitamente superiore alle 700 Lire con cui sono state messe in circolazione. In modo simile, i francobolli celebrativi dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia (all’ultimo Mondiale prima delle rispettive frammentazioni), così come quello della Cecoslovacchia (non qualificata nel ‘94 e prossima alla scissione), uniscono un’estetica iconica alla suggestione del Paese estinto, entrando così di diritto tra i pezzi più intriganti.
Andiamo avanti con una manciata di carte valori che non possono mancare nella soggettiva élite stilata da chi scrive. Innanzitutto, i francobolli dedicati a due rappresentative al debutto assoluto: Costa Rica (allenata da Bora Milutinovic) e Irlanda (guidata da Jack Charlton), tra creatività fuori dagli schemi e vivacità dei colori. Poi, ecco due Nazionali in grande crescita: quella spagnola, ancora con il vecchio logo e con una lunga serie di successi all’orizzonte, e il Camerun di Roger Milla, squadra rivelazione di Italia ‘90 e prima africana di sempre a raggiungere i quarti di finale. E che dire del fascino classico - declinato nei rispettivi gusti - di Uruguay, Olanda e Corea del Sud?
Un’ultima curiosità, per così dire, riguarda il pezzo più raro in assoluto: quello celebrativo della Nazionale francese, che non è mai stato stampato a causa della mancata qualificazione dei Bleus (così come negli Stati Uniti quattro anni più tardi). Una stranezza non da poco per gli albi d’oro, per chi aveva vinto in casa gli Europei del 1984 e si ripeterà tra le proprie mura nel 1998. Viene spontaneo chiedersi, a proposito, quanto varrebbe oggi quell’edizione limitata per la Germania Ovest campione, se ad alzare la Coppa del Mondo 1990 fosse stata proprio la Nazionale di casa.