Perché a Travis Scott e Bad Bunny piace così tanto la WWE?
Come la celebrity culture vuole ridiventare un asset per la federazione
21 Gennaio 2025
«Voglio rischiare la mia vita sul ring»; «Voglio spaventare mia madre». Queste parole non sono state pronunciate da un ex wrestler qualsiasi, bensì da Bad Bunny, l'artista che solo pochi giorni fa ha rilasciato l'album DtMF, che continua a collezionare ascolti su ascolti sulle piattaforme di streaming e che ha letteralmente invaso TikTok. Non è facile ricordare un successo musicale della portata dell'ultimo progetto del portoricano, soprattutto per il significato culturale che porta con sé. Insomma, tra i pensieri malinconici espressi nel disco e rivolti alla sua terra madre, vittima di una gentrificazione che rischia di far smarrire le radici culturali che distinguono Porto Rico come Paese sulla cartina geografica, proprio Bad Bunny non ha perso occasione di parlare di quanto sia importante per lui oggi la WWE, federazione in cui ha iniziato a collezionare presenze nel 2021; lo ha fatto in un'intervista per Rolling Stone. «Voglio tornare a combattere, farlo un'altra volta. Voglio mettere la mia vita a rischio sul ring. Ho sentito di non aver rischiato abbastanza sul ring, e voglio farlo. Voglio spaventare mia madre. Quando? Non lo so. Rimaniamo in contatto con le persone della WWE, siamo sempre attenti a quello che succede. Ma quando, non lo so. Spero ci sia un momento in cui posso davvero prepararmi, come ho fatto le ultime volte. E mi piacerebbe avere più tempo per prepararmi fisicamente».
Nel wrestling – senza alcuna distinzione, prima, durante e dopo l'Attitude Era – la celebrity culture ha sempre ricoperto un ruolo centrale, un aspetto che è venuto meno negli ultimi anni, ma che chiaramente si sta cercando di reintegrare. È stato così fin dal primo giorno, sin da come lo conosciamo: i celebrity cameos hanno sempre contribuito a fare da ponte tra questo sport e la pop culture, o meglio ancora a definire ulteriormente questo legame. A WrestleMania I, nel 1985, aprì le danze Muhammad Ali, mentre nel 2007 fu la volta dell'attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump; e poi ancora Kim Kardashian, Arnold Schwarzenegger, Shaquille O'Neal, la lista è praticamente infinita. E se da un lato il motivo per cui queste celebrità hanno scelto di partecipare – e alcune anche più di una volta – non è misterioso, dall'altro è evidente che il pubblico del wrestling (in particolare da quando c'è stato il passaggio da WWF a WWE) è gigantesco e provvede a un ottimo ritorno d'immagine; è quanto di più nazionalpopolare e americano esista al mondo; stare in contatto con il pubblico del wrestling significa entrare in contatto con ogni sfaccettatura più cruda e autentica dell'America. E non nascondiamolo: anche perché la federazione certamente non si limita a soddisfare pretenziosi cachet.
Ma tornando alle celebrity che scelgono di apparire in WWE, dietro ai loro infrenabili desideri si nasconde chiaramente un escapismo dalla realtà, un altro aspetto di cui si nutre il wrestling sin dagli albori. Ancor prima che Vince McMahon unificasse le federazioni sparse sul territorio a stelle e strisce, quando il wrestling era ancora un affare di poco conto e sembrava più una guerra tra feudi che una sublimazione del patriottismo statunitense. Praticare il wrestling, o sognare di farlo, nelle vesti di wrestler, stuntman, attore, comparsa, celebrity o semplicemente di spettatore televisivo, significa apprezzare in qualche modo il concetto di finzione, che sia essa una breve illusione – tanto più se per uno spettatore diventa anche un momento conviviale da condividere con i propri cari. Travis Scott aveva assistito a una puntata di Raw già a marzo 2024, ma il suo ruolo nella WWE, che nel frattempo è sbarcata su Netflix, sarà molto più sostanzioso. Il rapper, il cui nome prende l'ispirazione da uno degli alter ego del wrestler Mick Foley (Cactus Jack), è tornato a Raw il 6 gennaio sulle note di FE!N e su quelle di 4x4, la nuova theme song di Raw.
@wwe Bad Bunny returned to #WWERaw looking for payback against Damian Priest! #WWE #BadBunny #DamianPriest original sound - WWE
Se c'è qualcosa che accomuna Travis Scott e Bad Bunny, è difficile dirlo con certezza assoluta. Tuttavia, il periodo non particolarmente brillante di Travis Scott, dal punto di vista degli accadimenti legati alla sua vita personale – prima le accuse per le morti durante l'Astroworld Festival, che lo hanno tenuto lontano dal palco fino al ritorno nel luglio del 2021 all'Hard Rock Stadium in Florida, poi l'arresto quest'estate a Parigi (celebre per il suo outfit con la maglia di Antonio Chimenti) – sembra effettivamente un periodo di smarrimento. Contemporaneamente, anche Bad Bunny ha attraversato una fase particolare, pubblicando un disco fortemente politicizzato e di denuncia, accompagnato da video su TikTok in cui appare emozionatissimo di fronte alla reazione del pubblico, che ha recepito un messaggio di portata e importanza straordinarie, almeno per lui. Un messaggio che ha fatto conoscere e apprezzare la cultura portoricana, fatta di suoni tradizionali come salsa, plena e bolero. Così, nei momenti di smarrimento e difficoltà, il wrestling può effettivamente funzionare come un porto sicuro, un luogo in cui cercare una realtà alternativa, dove un artista può esprimere un tipo di arte molto diversa, pur rimanendo sempre un artista, sempre di fronte a un pubblico.