Riuscite ancora a distinguere un pilota di Formula 1 dal suo casco?
Ai tempi di Ayrton Senna e Alain Prost era decisamente più semplice
04 Febbraio 2025
Uno dei luoghi comuni della Formula 1, più legato ai tempi passati che all’attualità, recita che un pilota è più facilmente riconoscibile con indosso il casco che senza. Questo perché i colori che un pilota sceglie agli albori della sua carriera, lo avrebbero poi accompagnato lungo tutto il suo percorso. È il caso ad esempio del casco giallo con una fascia circolare blu e una fascia circolare verde che Ayrton Senna indossò da quando correva con i kart nel 1978 sino al tragico incidente del 1 maggio 1994 in cui perse la vita sul circuito di Imola. Per decenni i caschi dei piloti F1 hanno rappresentato l’unico modo per distinguerli in pista. Michael Schumacher ad esempio ha cambiato diversi caschi ma nella prima parte della sua carriera ha sempre indossato un casco caratterizzato da due bande bianche, una posizionata nella parte superiore e una nella parte inferiore, mentre la fantasia centrale riprendeva i colori della bandiera della Germania.
Alain Prost ha sempre indossato un casco con una parte anteriore blu e una parte posteriore bianca. Nigel Mansell portava sul suo casco la Union Jack, Jackie Stewart decorava un casco bianco con una fascia tartan, Nikki Lauda aveva un casco in tinta unita rossa, Jacques Villenueve per tutta la sua carriera indossò un casco multicolore mentre Damon Hill ereditò dal padre Graham un design in tinta unita nero spezzato da piccoli segmenti bianci nella parte superiore.
Oggi l’importanza dei caschi per i piloti di Formula 1 è cambiata. Restano ancora l’unico oggetto di gara che hanno a disposizione per esprimere in pista il loro gusto estetico. Non sono però più dei segni identitari riconoscibili al primo colpo d’occhio. Ad esempio: Max Verstappen ha vinto gli ultimi 4 titoli mondiali e prima di lui Lewis Hamilton ne ha vinti a sua volta 4 in fila, Eppure, nonostante la popolarità derivante dai propri successi in pista, nessuno è in grado di dire con certezza quale sia il design dei caschi indossati da Verstappen e Hamilton. Nulla di male. È la naturale evoluzione della Formula 1, uno sport che nell’ultimo decennio ha lavorato con grande impegno per aumentare la sua popolarità fuori dalla pista. I piloti hanno smesso di essere uomini che sfidano la sorte sfrecciando a massima velocità e sono diventati uomini immagine da spendere sui social e con gli sponsor. E così i caschi hanno perso la loro centralità. Sono diventati accessori, degli oggetti da collezione, con sempre più variazioni ed edizioni speciali così da allargare il catalogo, aumentando l’offerta per collezionisti e appassionati. Il rovescio della medaglia è che ora i piloti, in molti casi d’accordo con le rispettive scuderie, stanno seguendo un modello estetico preso in prestito dal calcio e per ogni occasione sfoderano un casco celebrativo.
I risultati non sempre sono eccezionali, come il casco in stile palla da basket sfoggiato da Lando Norris oppure quello con trama in pelle per richiamare il Far West indossato da Zhou Guanyu. In altre situazioni confermano quanto detto prima, ovvero che i caschi continuano ad essere espressione della personalità dei piloti. Su questo filone ad esempio si inserisce il casco omaggio di Daniel Ricciardo ad Ace Ventura, espressione della personalità leggera e scanzonata del pilota australiano. C’è chi come Charles Leclerc per lo più effettua variazioni sul tema, cambiando a seconda delle occasioni i colori del disegno originale. Ma dire che ogni pilota ha la sua linea di caschi speciali non è un’esagerazione.
Per darvi un riferimento: Franco Colapinto nel corso della stagione 2024 ha disputato 9 gare in totale e nonostante un numero ristretto di presenze in piste, in due occasioni ha utilizzato edizioni speciali del suo casco: uno per omaggiare la memoria di Carlos Reutemann ed uno in Qatar per omaggiare la vittoria dell’Argentina ai Mondiali del 2022. Sicuramente più ricercati e significativi i caschi speciali di Lewis Hamilton. Anche in questo specifico aspetto il pilota inglese si è distinto per la sua capacità di unire estetica, moda e arte. Ad esempio nel 2002 Hamilton collaborò con l’artista giapponese Takashi Murakami per un casco che riprendeva la cultura floreale del Giappone. E sempre nel 2022 Hamilton collaborò con Daniel Arsham portando in pista la rivisitazione di un pezzo di arte contemporanea, ovvero un casco eroso al cui interno si notano cristalli di selenite, quarzo e ametista.