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Il fenomeno delle Olimpiadi diffuse

Sostenibilità e risparmio con qualche problema di logistica

Il fenomeno delle Olimpiadi diffuse Sostenibilità e risparmio con qualche problema di logistica

I Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026 si caratterizzano per l'ampia distribuzione geografica delle sedi di gara. Le competizioni e le cerimonie si svolgeranno in diverse località delle Alpi italiane, coprendo un'area che si estende da Milano fino ai confini di Svizzera e Austria. Nel complesso coinvolgeranno oltre 20mila chilometri quadrati di territorio, toccando tre regioni diverse – Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto. Questa configurazione da un lato mira a valorizzare le strutture sportive già esistenti, dall’altro a contenere i costi di nuove costruzioni, favorendo la sostenibilità ambientale dell'evento. Tuttavia, la notevole distanza tra i vari siti comporterà sfide logistiche da non sottovalutare, sia per gli atleti che per gli addetti ai lavori e gli spettatori, con tempi di spostamento considerevoli tra le diverse località. Come segnala il Washington Post, i trasporti rappresentano forse una delle problematiche principali di questa edizione dei Giochi Olimpici. In particolare, la gestione delle strade di montagna – spesso strette e soggette alle non facili condizioni meteorologiche invernali – sarà una delle questioni più delicate per il comitato organizzativo, che dovrà cercare di garantire spostamenti efficienti tra i vari luoghi di gara. In quest’ottica, verranno imposte limitazioni all’uso delle auto private nei giorni delle competizioni, incoraggiando invece l’impiego di treni e navette. Gli organizzatori dei Giochi Olimpici sono consapevoli delle difficoltà legate alla dispersione geografica, ma vedono in questa formula una possibile evoluzione per il futuro delle Olimpiadi invernali. Il Comitato Olimpico Internazionale sta infatti promuovendo, dall’alto, modelli organizzativi più sostenibili, in grado di ridurre l’impatto economico e ambientale delle singole manifestazioni.

Le Olimpiadi "diffuse" potrebbero diventare un riferimento per le future edizioni dei Giochi, come dimostra l’assegnazione dell’edizione 2030 alla Francia, con gare distribuite tra la Costa Azzurra e le Alpi. Anche per il 2038 sono in fase di studio due ambiziosi progetti di candidature diffuse per l’organizzazione dei Giochi invernali: il primo prevede un’edizione ospitata in diverse località della Svizzera, mentre il secondo riguarda una candidatura congiunta che vedrebbe la collaborazione di Austria, Italia e Slovenia. Il Comitato Olimpico Internazionale, e in particolare i Paesi candidati all’organizzazione dei Giochi, stanno cercando di evitare il ripetersi di esperienze problematiche come quella di Sochi 2014. In quell’occasione, la città russa situata sulla costa del Mar Nero e caratterizzata da un clima mite ha dovuto affrontare enormi investimenti per costruire da zero le infrastrutture necessarie agli sport invernali, in un contesto geografico poco adatto. I costi complessivi dei Giochi di Sochi hanno superato i 40 miliardi di euro, una cifra enormemente superiore ai meno di 10 miliardi inizialmente preventivati. Gran parte di queste spese sono state destinate alla realizzazione di impianti sportivi, strutture alberghiere, nuove vie di comunicazione e altri interventi infrastrutturali. Eppure, molti di questi impianti sono stati poco utilizzati dopo l’evento, a dimostrazione della pessima pianificazione.

Per i Giochi invernali non sono molte le località montane in grado di ospitare, da sole, eventi di tale portata. La questione solleva un tema più ampio e urgente che riguarda il delicato equilibrio tra la vocazione turistica della montagna e la sua salvaguardia ambientale. Il turismo legato agli sport invernali è una risorsa economica fondamentale per molti piccoli paesi in alta quota, ma l’eccessiva trasformazione degli ecosistemi montani può compromettere la loro sostenibilità sul lungo termine. L’organizzazione delle Olimpiadi invernali, a farci caso, porta con sé interventi mirati a partire dalla costruzione di impianti sportivi, villaggi olimpici, strade e strutture ricettive che possono modificare in modo permanente il paesaggio e ridurre gli habitat naturali. A questo si aggiunge il consumo intensivo di risorse, come l’acqua necessaria per la produzione artificiale di neve, sempre più utilizzata a causa del riscaldamento globale, e l’energia impiegata per garantire condizioni adeguate alle competizioni. L’impatto ambientale si estende anche alle emissioni legate al trasporto di atleti, spettatori e materiali, nonché al funzionamento delle infrastrutture durante l’evento. La sfida è trovare soluzioni che permettano di ospitare grandi eventi internazionali, come le Olimpiadi, senza danneggiare irrimediabilmente gli ambienti montani, sempre più colpiti dalla crisi climatica.